Grigio il cielo piombo di 'sto mattino piombo.
Oltre ai vetri delle finestre piombo.
Il suono lontano del tuono al rimbombo.
Piombo.
Il lampo che anticipa poi deflagra.
L'occhieggiar di spari-sibili e luci
dall'effetto stereo.
Girotondo concentrico m'assorbe
e come tal l'accolgo.
L'afferro.
Tra le dita che rotano l'aria in un mar di silenzio
che la luce echeggia al primordiale tonfo.
Il ritmo è serrato.
Un caravan serraglio e finalmente
la sua quintessenza!
La pioggia!
Che riversa... Ta ta ta, ta...
Come una doccia sulla strada, sui tetti,
sui campi. Al mar.
Qualcuno scappa sotto l'acqua.
Campane tirate alla corda
e batacchi.
Poi campanelle e campanule, catenacci
come corde di chitarra all'arpeggio.
Poi campane ancora.
E ritmo.
Contrappunto.
Sincopi rutinanti, sublimanti...
Io fermo! In un silenzio sperso: ascolto!
Cantilene lontane.
Altalena di tuoni.
Un mandolino.
La pelle che diventa dell'oca che pianger vorrei:
che tu, come sempre sei qui, ma non ci sei
ed io, che senza te morir vorrei...
amor mio... Ta ta ta, ta...
E la pioggia riattacca.
Sopra i vetri.
Sui davanzali.
Al ritmo della musica e poi rimbalza.
Un altro suono: una carezza.
Una passione m'avvolge.
Un trotto di cavalli alla nuova fermata
tra note saltanti e la fiaba che vola.
M'appoggio
e gioco ad ascoltarla e scrivo.
Impenitente che sono. Amici.
E chissà che scrivo.
Ma notte comunque sia!
Che così son fatto e non me ne vogliate...
la notte è mia.
Quando voglio... Ta ta ta, ta...
E stridio di freni.
Anatemi.
Sfuriata di stanchi ferodi e poi nodi.
E poi note avvolgenti ancora
e cantini accarezzati.
Arpeggi.
Cantilene ai bambini e suono perpetuo
ripetitivo, quasi riepilogativo
e un bongo accennato.
Un organo che arriva e trasforma
e si esaspera.
S'impadronisce della scena.
Un banjo fa la pioggia "soprabells"
tra i tuoni e i lampi... Ta ta ta, ta...
Apro le finestre, sporgo le braccia.
Le mani si bagnano.
Le lacrime scivolano come solitarie note
che confondono, traspaiono, traspirano,
roteano, preparando il gran finale.
Ma dietro li sentite?
Una gran cassa, una batteria,
un Charleston,
una chitarra acustica.
Un'aria avvolgente nuovamente pungente.
Un vento cadente
ch'accarezza il viso
e poi, ancora piano:
il suono di fondo dai tempi dei tempi,
un suono ancestrale color di sconfitta.
Ancora la pioggia... Ta ta ta, ta...
Una grotta. Il mar in tempesta, la paura,
le gesta, il pianto perduto,
un acceso fuoco,
un sogno inquieto:
una regina a illuminar la scena.
L'acustic guitar, la ninna, la nenia,
la nanna,
la schiena dell'asino riscoperto suono.
L'inutil lamento, lo spavento, il verso:
Ta ta ta, ta... Poi il preludio.
E sale, che sale.
Sale che sale e lentamente riscende.
Attendo il calarsi, ancor trasformarsi
in lenta battuta.
Chitarra che torna vibrante,
torna volante.
Il suono che spande:
ouverture a Dio
e nuova tensione: che dà un colpo, poi due
e poi tre e poi, sottofondo di fondo:
la cantilena,
il coro ripetuto ossessivo,
fino alla corda che strappa
vibrando opprimente,
lanciando nel vuoto
il trasparito suono, aprendolo al cielo.
Ta ta ta, ta...
Esplode in una rotonda giga,
mandolini e arpe e bonghi,
catene e note di mediterranei ritmi
e io piango che piango!
Che solo Dio sa che piango
e grazie a Dio che piango!
Almeno sento che ancora ho qualcosa
a cui credere
per il tanto da perdere.
Ta ta ta, ta...
Poi la musica s'allarga.
Poi s'ovatta e s'avvolge,
come foglie al vento
e ancora mulina al cielo
e io guardo là:
sento i frulli dei passeri la sera.
Della storia: i giganti.
I filosofi arditi.
I sofisti.
Gli stoici impenitenti.
I suoi sordomuti, i pazzi, i dementi,
l'amata mia: memoria storica impossibile irraggiunta...
Poi tutto si svolge.
S'illumina d'immenso e spettrale si ferma.
Solo l'aria mi resta,
dopo la tempesta,
un'aria densa e mesta.
Ed io pur lì resto.
Lì come un bimbo stordito e pesto
a guardare in alto, ancora una volta,
in questa mia vecchiezza bambina
e di gesto saluto e sorrido,
al rosso aquilone al soffio del vento
volare via nel cielo infinito
della mia vita anch'essa volata...
Anch'essa infinita.
Ta ta ta, ta...
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