Edizione Italiana Parte Settima
Nei ricordi del passato, Rose, rivide quella notte in cui il padre la deprivò della sua virginità. Fu in quella stessa notte che la sua famiglia la ripudiò. Il mattino successivo sembrava che tutti la ritennero responsabile per quanto era avvenuto. La madre Maria, non fu di meno, comportandosi con estrema rigidezza nei suoi confronti. La guardò con durezza dicendole di essere responsabile di causare la libidine paterna. Lucia si sentì stordita a quelle parole che negavano il suo altruismo, avendo volontariamente sostituito la madre;
“Non dovevi farmi questo, Lucia, sai bene quante preoccupazioni mi affannino. Non ho alcun bisogno che tu ne aggiunga altre…”
Il giorno si affacciava incerto per Lucia e non appena tutti se ne andarono da casa, Maria disse alla figlia di vestirsi bene che si sarebbero recate in paese.
“Lucia, avrai ormai compreso che dopo quanto è successo la scorsa notte, non puoi più vivere con noi. Te ne devi andare al più presto, prima che gli altri ritornino. Credimi, non esiste altro modo per riportare la quiete in famiglia. La scorsa notte hai dimostrato di essere una ragazza poco di buono e ci hai disonorata. Se rimani, non vi sarà più pace in questa casa. Tuo padre ti verrà a cercare ogni notte come una cagna in calore. Capisci, vero? Vattene oggi, per il quieto vivere di tutti. Ricordati pure, che dopo hai lasciato questa casa non vi rimetterai piede e… non aprire bocca con anima viva, di quanto è successo tra queste mura la scorsa notte. Per quanto mi riguarda, nulla, dico nulla, è avvenuto.”
Lucia si sentiva stordita e priva di emozioni, incapace di dir parola, poté unicamente annuire come risposta. In cuor suo sapeva che mai più avrebbe varcato quella soglia.
~*~
Quello stesso giorno, Lucia sostituì la madre nei lavori servili presso i Vedovato. Nelle prime settimane era addetta alle pulizie delle stalle, poi venne trasferita ai lavori di cucina nell’aiutare la cuoca. In questo ruolo, aveva pure l’incarico di servire la cena al Sig. Vedovato qualora cenasse da solo. Una sera, il Sig. Vedovato aveva dimenticato gli occhiali ed era incapace di leggere alcune lettere. Vedendo quella nuova ragazza, le chiese aiuto; “Puoi leggermi quanto è scritto qui?”
Rimase sorpreso nel notare la destrezza di Lucia e ne fu compiaciuto. Ben presto il Sig. Vedovato, le assegnò questo nuovo incarico, richiedendole sempre più spesso di leggere articoli dal Gazzettino Veneto, oppure scrivere per lui in bella calligrafia, note e lettere.
Lucia, sebbene lavorasse ancora come aiutante cuoca, era ora di buon aiuto al padrone di casa, che richiedeva aiuto nel disbrigo della sua corrispondenza.
~*~
Il Sig. Vedovato, come molti in quei giorni, era un accanito Fascista. Apparteneva a quel gruppo dei pochi, che avesse partecipato assieme a Mussolini, alla “Marcia su Roma” che portò Mussolini e il Regime Fascista al potere. Tra Mussolini e il Sig. Vedovato, esistevano rapporti di amicizia che furono stabiliti nel passato, precisamente nel lontano 1908, quando Benito, allora un giovane maestro, che aveva un passato un po’ rocambolesco di socialista. A causa di quella breve parentesi, dovette trovare rifugio in Svizzera. Al suo rientro in Italia, ottenne un posto d’insegnate nelle scuole di Tolmezzo. Fu qui, in un’osteria locale, che Mussolini ebbe modo di conoscere il Sig. Vedovato e, tra un bicchiere e un altro di vino si scambiarono pure le loro opinioni politiche e nacque la loro amicizia.
L’inizio della guerra, trovò il Sig. Vedovato con alte cariche nel Partito Fascista Carnico, privilegi politici che maggiormente vennero a lui, come ricompensa all’aiuto dato a Mussolini nel suo passato di vecchio fascista, e alla fine lo vide l’indiscusso Comandante Fascista di tutta la regione Carnica.
Era sotto queste vestige che mensilmente raccoglieva nella sua dimora uomini politici e militari locali, con provata affinità politiche fasciste. Dopo una suntuosa cena, seguiva una discussione, dove commentavano gli andamenti politici locali e ne seguivano scambi di vedute per migliore l’andamento di quei giorni difficili di guerra.
~*~
Giunse inaspettato in Tolmezzo l’ordine emanato dal comandante supremo delle Forze Militari Italiane, il Generale Badoglio, che in quel fatidico giorno dell’ 8 Settembre ’43, perentoriamente ordinava a tutte le truppe italiane di abbandonare i loro posti operativi perché in nome del Governo aveva firmato un trattato di armistizio con i Comandi Alleati.
Quella fu la farsa maggiore nella storia italiana che mise a repentaglio la vita di migliaia di soldati italiani acquartierati in lontane terre straniere.
I fronti di guerra italiani in quei giorni, erano tutti crollati con misera fine, contro la Russia e l’ultima sconfitta in Tripolitania. Con il conseguente sbarco delle truppe americane in Sicilia, l’Italia era prostrata, sconfitta e scoraggiata dell’inutilità della guerra e la morte di molti soldati. Sul nuovo fronte italiano tutto andava a rotoli e li vide ritirarsi lungo i litorali italici. Fu in quel tempo che le truppe tedesche si mossero rapidamente su questo fronte, consolidando i loro capisaldi contro gli alleati e furono capaci di fermare l’avanzata delle truppe alleate sul territorio italiano. La pronosticata rapida vittoria da parte dei comandi alleati non andò oltre Montecassino, dove si arrenò per lungo tempo.
Col cadere del Fascismo, Mussolini fu imprigionato da Badoglio sul Gran Sasso, ma venne prontamente liberato dai tedeschi. Con il loro aiuto formò la nuova Repubblica di Salò nel nord Italia. Questa era null’altro che una parvenza di legalità da parte germanica per spadroneggiare su quei territori. Inoltre i tedeschi allegarono una parte di quelle terre, includenti Trieste, il Friuli e la Carnia con altre terre limitrofe, sotto il loro diretto comando, anche se lasciavano intravvedere le parvenze fasciste.
Le terre friulane e carniche, si trovavano quindi sotto lo stretto controllo Tedesco, che ordinarono ai soldati italiani, sbandati dagli ordini di Badoglio, di raggrupparsi sotto il governo repubblicano di Mussolini o diversamente lavorare in fabbriche di produzioni belliche. Coloro che si fossero astenuti, sarebbero stati inoltrati in campi di lavoro in Germania.
Questi ordini crearono il precedente di vedere diversi ex soldati e ufficiali italiani, cercare rifugio in boschi e luoghi montagnosi, e in quel modo si vide la nascita delle formazioni partigiane un po’ ovunque.
~*~
Questo tumulto politico fu risentito sotto il tetto del Sig. Vedovato, e alcuni che si trovavano alle sue dipendenze, lasciarono la residenza rifugiandosi tra le nuove bande partigiane nei boschi e baite nelle valli sopra di Tolmezzo. In quei giorni difficili del fascismo, il Sig. Vedovato si circondò da un gruppo dei più fedeli fascisti e tra questi fu inclusa Lucia.
Con il passare dei mesi le cose peggiorarono nella regione carnica, tanto da non saper più chi fosse il proprio nemico, dove si videro fratelli che combattevano su fronti opposti in quello stato politico instabile.
Lucia, dal canto suo, a poco a poco ebbe modo di ricredersi sulle verità Fasciste, vedendo le continue catastrofiche conclusioni belliche.
In Tolmezzo fu imposto il coprifuoco e sin dall’imbrunire le strade cittadine erano pattugliate dai Militi Fascisti. Ugualmente, con il favore della notte, gruppi partigiani scendevano in paese per i loro necessari approvvigionamenti. Fu da allora che nelle ore notturne echeggiavano rauche grida di altolà, da parte dei miliziani, normalmente seguite da raffiche di mitra tra i contendenti. Fu in una di quelle prime schermaglie notturne che un noto ex ufficiale, vestito nell’uniforme di tenente degli Alpini, ma col fazzoletto verde della Divisione Partigiana Osoppo, venne ucciso, crivellato dal fuoco fascista.
Divenne subito il simbolo del martirio per la libertà e democrazia. Come la notizia di quell’uccisione volava da bocca a bocca, si alzarono le grida di pianto del popolo, che risuonarono tra vie cittadine. Non valse il veto fascista posto al popolo di Tolmezzo, di non attendere ai riti funerari. La partecipazione della popolazione fu totale nel dare l’ultimo addio a quel valoroso combattente. Renato del Din divenne così il simbolo di lotta per la libertà e un futuro migliore.
~*~
Il vivere quegli eventi scoraggiarono Lucia su quanto riguardava il Fascismo, e intuiva quanto pericoloso sarebbe stato il futuro. Ormai, quando era in paese, si sentiva additata come fascista. Avvennero eventi che la aiutarono a svincolarsi dalle sue idee politiche. Una notte, udì tenui battiti sulla porta della sua camera. Aprì e in fronte a lei vide Marina, la governante dei Vedovato, che le fece cenno di non fare rumore, mentre bisbigliava sottovoce alcune parole, chiedendo aiuto.
“Ho bisogno del tuo aiuto, Lucia. Un giovane partigiano è rimasto ferito in una scaramuccia con le Brigate Nere. E` qui da noi ora. Aiutami a trasportarlo nel fienile, lontano dalla casa. Dobbiamo medicarlo e aver cura di lui sinché potrà andarsene.”
Quello fu per Lucia l’inizio della sua silenziosa cooperazione. Era nata quella notte un reciproco nodo di solidarietà tra le due donne. Marina era la moglie di un capo della resistenza, ritenuto da tutti morto nel deserto Tripolitano nell’ultima campagna. Quel segreto fu strettamente mantenuto nella casa dei Vedovato, considerato un bastione Fascista.
Lo squadrone motorizzato al quale apparteneva il marito di Marina, fu completamente distrutto durante un’ultima battaglia contro un nemico numeroso e con miglior armamento. In quella battaglia venne ferito in modo lieve, e poté mescolarsi nel caos, assieme alle truppe in ritirata, e arrivò inosservato in Italia. Erano quelli i giorni che Badoglio aveva promulgato l’ordine dello sbandamento delle truppe. Giunse così furtivamente in Carnia, e con altri, trovò rifugio nei boschi per sfuggire ai rastrellamenti Tedeschi. Con le sue esperienze di guerra, ben presto divenne uno dei comandanti locali. I partigiani gli imposero il nome di guerra di “Il guercio” poiché durante la guerra contro gli Inglesi, aveva perso un occhio. Per mantenere ancor più incognita la sua identità, fece crescere una folta barba, mentre i capelli gli giungevano sulle spalle.
~*~
Al principio della primavera del ’44 venne stazionato in Tolmezzo un nuovo Comandante Tedesco che aveva la completa responsabilità di quelle valli alpine che conducevano sino al confine di Passo di Monte Croce Carnico.
Aveva una grande conoscenza di guerra, che lo vide partecipare sin dalla prima campagna europea che portò le truppe tedesche vittoriose in Parigi. Nell’anno successivo venne assegnato alla famosa divisione corazzata di Rommel e combatte` in tutte le battaglie che si susseguirono nei deserti Africani.
Venne promosso nella posizione di Comandante del Distretto della Carnia, subito dopo essere stato rilasciato da un ospedale militare, sebbene fosse ancora convalescente per le serie ustioni subite alle gambe quando il suo Panzer, in un combattimento, fu incendiato dal nemico durante quell’ultima terribile offensiva Africana.
Pensava che le sue nuove responsabilità di comandante di un distretto civile, non lo avessero involto in atti di guerra, e che le sue, fossero puramente mansioni di amministrazione civile.
Trovò un’alquanta diversa realtà, che vide la sua guarnigione giornalmente coinvolta in schermaglie contro gruppi partigiani. Era impreparato alla guerriglia, un diverso modo di lotta per lui che aveva sempre combattuto in campo aperto. Ora di fronte a lui esisteva un nemico volatile, che colpiva improvvisamente per poi sparire nelle foreste circostanti. Non era uso a quel tipo di guerriglia, e divenne per lui obbligo di imparare rapidamente le nuove regole di guerra, sentendosi responsabile della vita della sua guarnigione.
Quello fu il motivo che accettò il primo invito in casa Vedovato. Sperava in quell’occasione, di venire a conoscere fatti importanti, di come i gruppi partigiani, ricevevano armamenti e vettovagliamenti, e chi erano gli organizzatori operativi e molte altre importanti attività. Voleva sapere quei segreti per potere fronteggiare alla pari il nemico in fronte a lui. Quelle conoscenze gli avrebbero dato un vantaggio iniziale. Inoltre era stato informato dal Comando che presto sarebbe iniziata una grande offensiva contro le truppe partigiane, necessaria per mantenere viabile la strada che da lì portava in territorio Austriaco.
~*~
- Blog di Carlo Gabbi
- 1857 letture