Yesterday and Today Edizione Italiana, Parte Decima (Leggete l'ultimo capitolo) | RV International | Carlo Gabbi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Yesterday and Today Edizione Italiana, Parte Decima (Leggete l'ultimo capitolo)

Edizione Italiana  Parte decima

 

 

“Perché non mi racconti della tua vita in Australia, Frederic? Cosa hai fatto in tutti questi anni? Sei sposato? Hai una famiglia?”

“Ti parlerò di me purché tu, alla fine, mi dirai pure della tua vita.”

“Ho ormai ripetuto molte volte, Ludovic. Sono nata in Australia da genitori italiani e ho vissuto nel Queensland sinché mi sono sposata. Ho dedicato tutta la mia vita alla famiglia e al mio lavoro. Niente di speciale, giusto una vita ordinaria, come esistono molte altre.”

“Va bene, trascuriamo per ora il racconto della tua vita. Forse un giorno potrai dirmi altre cose che ora non vuoi. Riguardo a me ho ormai accennato alcune cose. Venni in Australia immediatamente dopo che la guerra era finita. Ero uno dei tanti che arrivarono allora da diversi paesi europei. In quei giorni vi era molto bisogno di manodopera ed io, avendo buone conoscenze di esplosivi, venni mandato sul lavoro idroelettrico del Snowy Rivers. Preparavo le cariche da detonare in quei tunnel che avrebbero portato l’acqua alle turbine per generare la corrente elettrica. Il lavoro proseguì in modo regolare per lunghi anni, e alla fine ero divenuto il responsabile di quel lavoro. Un giorno purtroppo, il mio aiutante fece un errore imperdonabile, che causò l’accensione prematura delle cariche. Il mio assistente e altri due, in quell’occasione persero la loro vita ed io fui colpito alle gambe le quali, vennero pure ustionate dalle fiamme. Sopravvissi a quell’incidente, ma abbandonai quel lavoro troppo pericoloso e mi recai a vivere in un centro urbano. Fu durante quella permanenza, che a causa del mio accento tedesco, venni maltrattato da molti, che mi credevano un ex soldato tedesco e continuamente mi accusavano di genocidio. Mai valsero le mie proteste di essere svizzero. Mai vollero credermi e mai mi fu data amicizia sui luoghi di lavoro.

“Per quella ragione incominciai a vagare da paese a paese, da città a città. Quella vita di vagabondo senza una meta fissa mi piaceva, e così potei conoscere l’Australia, quella vera, vissuta nella vastità di territori che spaziano sino all’infinito. L’essere solo non mi dispiaceva più di tanto. Ero con me stesso e con i miei pensieri. Avevo cancellato dalla memoria i pensieri tristi e ricordavo unicamente i giorni felici, quelli trascorsi con mia moglie e figlia sinché non avvenne la tragedia e, il fato le portò via da me per sempre.”

“Capisco, Frederic, perdere la famiglia è sempre molto doloroso… Ma poi non ti sei più risposato?”

“Non me la sentivo di fermarmi per lungo tempo in un luogo… cosicché cercavo amicizie femminili di breve durata, un paio di mesi con una, poi non essendo quanto desideravo, scappavo in un altro paese, in un altro stato Australiano… cercavo lavori casuali che mi dessero da vivere. Ora elettricista e il giorno dopo idraulico… poi trovavo un altro amore, qualche settimana in tutto. Poi… ero preso dall’ansia, mi sentivo perseguitato… non so proprio da chi… Trovai allora l’Australia è un paese diffidente e con molti razzisti. Noi stranieri, allora non si era ben visti. O forse era unicamente a causa del mio istinto. E non parliamo delle donne locali… Non sanno cosa voglia dire amare, comunicare, scambiarsi frasi intelligenti e di desiderio… Forse le donne primordiali erano migliori di loro. Le primitive, sapevano amoreggiare e far felice i loro uomini con moine e sorrisi.

“Quella fu la vera ragione per cui, non ho mai voluto sposarmi, o forse… sentivo troppo la mancava di colei, che per un tempo breve, fu il mio vero amore… Ma ti ho detto ormai, non voglio ricordare cose penose… Scusami Rose!

“Per quel motivo scelsi il celibato.”

“Ma allora, perché non sei ritornato in Svizzera?”

“Non me la sono mai sentita dopo la loro morte… Poi non vi era nessun altro della mia famiglia, non ho fratelli e i genitori morirono poco dopo che giunsi qua… Questo, tutto sommato, fu la mia vita negli ultimi decenni.”

“Forse incomincio a comprenderti meglio. Posso dire di aver pure io avuto una vita monotona e ora è troppo tardi per cercare una via migliore. Forse è tempo di preparare una buona tazza di tè, che ne pensi, Ludovic? ”

 

~*~

 

“Perché continui a mentire, perché non vuoi dirmi la verità? Incominciavo a crederti e a sentire compassione del tuo passato? Rose esclamò, di ritorno con le tazze del tè.

“Che intendi dire, non ti capisco?”

“Avevi detto che muovendoti da città a città hai lavorato come elettricista, vero?” 

“Si, e così pure come idraulico, conduttore di bus cittadini, e qual altro lavoro trovassi, ma cosa ce di male in ciò?”

“Nulla, ma posso rimarcare, che come elettricista vali ben poco. Ma ti rendi conto che quei fili elettrici scoperti nella tua cucina, possono ucciderti? Se così vuoi ciao e buonanotte… Ti lascio al tuo destino. Tutto sommato sembra che mi vuoi raccontare un sacco di storie, dimmi come posso crederci?”         

“Sembra sia la stessa cosa da parte tua, Lucia… Dimmi un po’, come avrei potuto dimenticarti? Ho creduto tu fossi morta sino al giorno che ti rividi…Sul momento non ne ero sicuro, poi riconobbi i tuoi  modi di fare… Quelli ti hanno tradita. Erano gli stessi che conoscevo bene nel passato. Ma dimmi perché cerchi di nasconderti sotto un altro nome? Cosa c’è nel tuo passato che non vuoi sia risaputo?”

Per un momento Rose fu presa dalla sorpresa, mai aveva sospettato che Ludovic l’avesse riconosciuta.

“Finalmente posso dirlo ad alta voce Ludovic. Ti odio. Per causa tua non posso dimenticare il passato. E` questo chiaro?”

“Nemmeno io ho dimenticato il passato, Lucia. Come avrei potuto dimenticarti? Ti ho sempre creduta morta, sino al giorno che ti vidi in fronte a me. Al primo momento non ne ero sicuro, poi furono i tuoi modi di fare, immutati nel tempo, che mi hanno confermato tu sei la stessa Lucia che io ben conoscevo.”

“Non sono Lucia. Sono Rose. Non dimenticare che incontrarci nuovamente è dovuto a una ragione. E` perché tu hai un debito che devi pagare. Io sono stata designata a essere la tua esecutrice. Ricordi il Comandante Tedesco? Ricordi Piazza Santa Caterina e l’esecuzione di quel gruppo di donne? Dimmi Ludovic è ancora fresco il loro sangue sulle tue mani? E` questa la ragione per cui hai continuato a fuggire per oltre cinquant’anni? Ha il rimorso di quel fatto rincorso te in tutto questo tempo mentre cercavi di nasconderti sotto un falso nime? Correggimi, Ludovic, se mi sbaglio?”

“Ho dovuto fare quello per una ragione. Perché mi fu detto che le donne ti avevano ucciso. Ho dovuto aver vendetta per quello che ti era successo. Questo il motivo di quel fatto, Lucia.”

Allora quella fu la buona ragione per uccidere pure mia madre? Lo sai che lei si trovava in quel gruppo di donne? E se mi amavi perché hai ucciso pure lei?”

“No! Mio Dio, cosa dici? Onestamente Lucia, mai avrei pensato fosse possibile una cosa simile. Cosa ho mai fatto?”

Si notava come Ludovic fosse veramente afflitto per lo sbaglio di aver pure ucciso la madre di Lucia, e il suo corpo fu scosso da un convulso tremore.

“Sappi che ti ho riconosciuto sin dal primo momento Ludovic. Pazientemente ho atteso. Comprendi il perché vero? Dovevo tenere il segreto di chi fossi, volevo che giustizia fosse fatta. Sei colpevoli Ludovic e, sai bene che devi pagare per quel crimine.”

“Fu uno sbaglio, Lucia, e mi sento terribilmente pentito. Non potevo sapere che vi fosse tua madre tra quelle donne. Ho dovuto punire quelle donne. Erano colpevoli della tua morte, capisci ora il perché Lucia. Ti amavo troppo. Dovevo vendicarmi. Ti avevano ucciso.”

Fu allora che Rose sentì compassione per quel povero vecchio in fronte a lei. Dal volto di Ludovic era sparita tutta l’arroganza del vecchio soldato. Aveva perso lo sguardo autoritario del Comandante Tedesco. In lui era rimasta unicamente la disperazione, era logorato dalla solitudine di cinquant’anni di esilio volontario. Gli errori passati avevano esasperato la debolezza in lui come uomo. Lasciò sfogare l’amarezza racchiusasi in un tempo infinito e incominciò a singhiozzare, contrito degli errori passati. Si sentiva afflitto da una stanchezza interiore, che gli bloccava il respiro.

Nel vedere in fronte a lei, il vecchio così fragile, Lucia sentì a poco a poco svanire la collera repressa in lei da troppo a lungo. Poteva comprendere come quelle atrocità commesse dal Comandante Tedesco di allora, avessero pesato gravemente sulla sua coscienza, per oltre cinquant’anni.

“Dimmi Frederic, perché hai mai commesso quell’orribile reato? Perché… dimmi? Capisco ora, che quanto hai commesso non fu un crimine di Guerra, ma ugualmente è un crimine. Nel tuo amore cieco hai ucciso delle donne innocenti. Nell’ossessione di  quel momento non sei stato capace di discernere la verità dei fatti. Hai commesso un reato di passione, il quale è pur sempre un grave reato punito dalla legge.”

Ludovic aveva la testa china, e si sentiva distrutto dalla pesante evidenza posta in fronte a lui da Rose, ed era evidente il pentimento per l’errore commesso. Si sentiva maggiormente gravato per tale giudizio poiché veniva imposto dalla donna che aveva amato più di tutto nella sua vita. Ora lei s’innalzava imperterrita a incolparlo della colpa più infame, l’uccisione di donne inermi. Mai avrebbe supposto che ciò potesse accadere. Con un filo di voce mormorò;

“Cosa farai ora? Chiamerai la polizia?”

“Onestamente non posso darti risposta, Ludovic. Dopo quanto hai detto, sento che in qualche modo sono responsabile in fronte a Dio di quanto accadde. Hai ucciso quelle donne per colpa mia.”

Quello di Rose fu un’amara constatazione, molto difficile da ammettere a se stessa, ma con l’aprirsi di quel tratto di sua responsabilità,poteva comprendere la verità delle cose. Lei era l’unico motivo che causò la morte di quelle donne, inclusa la propria madre.

Comprendeva che era stato per amore che il Comandante causò tale deprecabile azione. Rose vide innalzarsi in fronte a lei la madre con uno sguardo severo… Mosse leggermente le labbra, mormorando nel pensiero: ‘Scusami mamma…!’

Un nodo di disperazione le chiudeva la gola, e silenziosamente incominciò a piangere.  

Accettò la realtà dei fatti. Accetto che quell’uomo seduto in fronte aveva ucciso. Aveva ucciso per disperazione, Aveva ucciso perché l’amava troppo.

Aveva forse dimenticato quanto si erano amati nel passato? Istantaneamente si rese conto che il suo amore per lei era più che mai vivo e aveva la stessa intensità di quei giorni lontani, quando erano ancora giovani.

Lo guardò. Lo sguardo di Rose rifletteva ora comprensione e gentilezza. Sentì l’urgenza di fargli sapere che vi era ancora speranza e che un futuro era possibile. In modo rassicurante gli sorrise. Gentilmente alzò la mano in una lieve carezza amichevole.

Gli parlò con voce rassicurante. Il nostro tè si è raffreddato, Ludovic, Vado ora a prepararne un altro.”

 

~*~

 

Erano passati due anni da quel giorno. Due lunghi anni di dimenticanze, e nel tentativo di ricuperare quanto fu perso nella loro lunga separazione. Erano giunti per loro giorni sereni di completa comprensione.

Ludovic aveva alla fine ricuperato la completa pace spirituale e le memorie del passato non lo atterrivano più. Trovava conforto nell’amicizia di Rose.

Una notte, nel sonno e senza soffrire, morì in pace.

Il servizio funebre fu condotto nel cimitero municipale di Newcastle. Erano ben pochi a porgergli l’ultimo addio, e tra essi una donna, vestita per l’occasione in nero. Piangeva silenziosamente nel dolore della sua scomparsa. Pregava per la sua anima e chiese a Dio di concedere misericordia a quell’uomo, per i peccati del passato.

Dal canto suo lo aveva assolto da lungo tempo e gli aveva donato amicizia e comprensione durante gli ultimi giorni di vita terrena. Lascio cadere la rosa rossa, che aveva con sé, sopra il feretro. Alla fine, con un filo di voce gli sussurrò quanto lui aveva sperato di udire negli ultimi due anni trascorsi assieme, ma che mai furono pronunciati da Rose:

Ludovic, ti ho amato pure io. Fu unicamente il mio orgoglio che non mi permise di dirti ciò prima di ora.  

    

FINE

     

 

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