Scritto da © Carlo Gabbi - Mar, 22/10/2013 - 12:02
Parte quattro
Il mattino seguente, con Maria, si parlò della nostra incredibile avventura, avvenuta la sera precedente e di quanto avevamo appreso dalla narrazione di Lord Tula.
Nel commentare le nostre impressioni, potemmo ricostruire i fatti, di cui si fu testimoni dell’apparizione di Lord Tula e di quanto si aveva udito narrare dal Re. Le similarità dei nostri resoconti categoricamente negavano il fatto, per noi importante, che l’apparizione fosse dovuta agli effetti allucinogeni della bevanda. Se tali fossero, i commensali che avevano bevuto in abbondanza dal calice sacro, come noi pure facemmo, avrebbero presentato sconcordanti versioni senza alcuna similarità in comune.
Nonostante quello, la nostra versione dei fatti potrebbe essere interpretata come una storia assurda, e giudicata come la fabbricazione da parte nostra, di fatti irreali e da non credersi. Mai gente estranea a quel colloquio notturno avrebbe accettato come vera l‘apparizione dello spettro di Lord Tula.
Per far si che i fatti da noi vissuti, venissero accettati nel mondo archeologico, dovevamo evidenziare la veracità dell’apparizione con tangibili prove delle nostre scoperte, tali di avvallare la narrazione da noi udita dalla viva voce di Lord Tula.
Questo era il punto fondamentale per noi. Dovevamo trovare quella galleria, e essere capaci di comprovare che quello era il luogo dove avvenne l’ultima battaglia che portò morte al Re e a quei guerrieri che erano al suo fianco.
Nessun altro, tra i presenti all’apparizione nella sera precedente, aveva la capacità di presentare queste prove. Maria ed io si era gli unici che, con la fortuna a loro favorevole, sperassero di portare alla conoscenza del mondo, l’esistenza del tunnel che dal Palazzo Reale portava agli archivi della Città della Luna, e dove avvennero tutti i fatti già narrati.
Maria era pensierosa quanto me. Dove mai iniziava quel passaggio segreto che senz’altro tutt’oggi era ancora esistente?
Maria disse, “Al momento non siamo in grado di rivelare al mondo il nostro segreto. Nessuno ci ascolterebbe o crederebbe alle nostre parole. Di ritorno si riceverebbe unicamente parole di scherno da parte loro, ben dicendo che la storia da noi raccontata era fabbricata e senza prove tangibili e detta unicamente con l’intento di crearci pubblicità.”
“Certamente, Maria, Come ben dici, il parlarne oggi è prematuro. Unicamente noi siamo consapevoli delle verità che esistono nel messaggio ricevuto. Di questo dobbiamo esseri grati ai poteri magici di Grandpa, il grande sacerdote Maya. Dobbiamo essere prudenti a divulgare notizie, che scaraventerebbero sul luogo troppi curiosi in cerca di notizie. Dobbiamo considerare quanto è in nostro possesso unicamente come uno stimolo nel continuare le nostre ricerche. Lavoro che alla fine ci porterà sulle orme di Lord Tula.”
“Certamente,” Maria replicò. “Dobbiamo seguire quanto il sovrano ci ha indicato. Seguendo a passo a passo quanto lui narrò la scorsa notte, troveremo gli indizi necessari che ci condurranno a quel camminamento usato nella sua fuga, e ai resti mortali del Re.”
“Quanto hai detto in parole, è abbastanza semplice. Appare però che per risolvere il problema sia più arduo. Il punto è, dove esattamente dobbiamo iniziare le ricerche per trovare l’entrata di quella galleria sotterranea? Hai tu, qualche brillante idea in merito, Maria?”
“Certo Charlie. Seguendo il racconto del Re, quell’ingresso iniziava nel palazzo reale. Purtroppo gli eventi si susseguirono con furia e così pure fu rapida la distruzione del luogo. Ricordati che Cavek, Lord of the Forest People, non solo si accontentò di distruggere la Città della Luna con il fuoco. Volle sicuramente non lasciare traccia alcuna ai posteri. Sicché i cumuli di rovine lasciate dopo la battaglia, vennero dispersi entro gl’innumerevoli precipizi che si trovavano all’intorno, dallo stesso popolo che prima viveva sul luogo, e che divenne schiavo di Cawek. Sicché le poche tracce di cui siamo in cerca, scomparvero allora.”
“Quello quanto esattamente era nel pensiero di Cawek. Voleva essere ben certo di completare la sua vendetta e far sì che il nemico mai più potesse rialzarsi e ricostruire un esercito contro di lui. Credo che questa teoria che hai formulato, sia facile di comprovare. Questa è la ragione per cui oggi è difficile individuare il punto dove trovare quel tunnel e se poi questo fosse veramente connesso con una via sotterranea al palazzo reale.”
“Caro Charlie, abbiamo in fronte a noi molte domande senza alcuna risposta, dove il palazzo si trovasse, e ancor più se il tunnel, usato da Lord Tula per la fuga, si diramasse direttamente dal palazzo reale.”
“Sì, Maria. La tua teoria non fa una grinta! Dobbiamo pur sempre incominciare in qualche luogo, non è vero? Facendo unicamente presupposizioni perdiamo molto tempo prezioso, inoltre dobbiamo considerare le nostre misere condizioni finanziarie. Per lavori di scavo che conducano ai ritrovamenti, sono necessari aiuti finanziari che non abbiamo. Purtroppo al momento siamo soli, e dobbiamo sperare che ci arrida la buona fortuna per trovare la giusta via nell’immensità di questo altipiano.”
“Vero, vero, and ancor tutto vero quanto rimugini, Charlie. Però, non perdere la fiducia in te stesso. Credo che le divinità Maya ci concederanno il loro aiuto divino. Poi, sono certa che Lord Tula ci sarà alleato in ciò, poiché vuole si ritrovino i suoi resti mortali e dargli una sacra sepoltura. Alla fine penso che la sua apparizione non fosse così casuale come uno può pensare. Così, se le cose stanno come le penso, presto troveremo gl’indizi capaci a condurci sul luogo dove iniziare le nostre esplorazioni. Forse siamo diretti sulla giusta via e siamo più vicini di quanto tu possa credere. Perché mai non usiamo ancora i poteri magici di Grandpa? Con i suoi poteri divinatori possono esserci di grande aiuto, e a lui è facile fare un nuovo oracolo e con quello indicarci la strada da seguire.”
“Cara Maria, tu sei l’unica che può chiedere questa intercessione a Grandpa. Comunque, sai bene che io mai potrei farlo, conoscendo ben poche parole nel dialetto Maya.”
Rimanemmo in silenzio. Ognuno di noi stava pensando di come arrivare a una possibile soluzione. Alla fine mi rivolsi a Maria.
“Della cava, dove precipitai, mi rimangono vaghi ricordi. Mi piacerebbe ritornare in quel luogo, sebbene prima d’ora mi fosse impossibile, non potendo camminare. E` un luogo di visioni, ed è pure sacro, e forse per questa ragione può sempre dare risposte utili ai nostri interrogativi. Perché non iniziamo l’esplorazione da quel luogo, Maria? Penso ne valga la pena.”
“Sono d’accordo, Charlie, sebbene Grandpa insista col dire che ci è proibito farlo, essendo il luogo di riposo degli spiriti del passato. Considerando che i luoghi di sepoltura sono pure luoghi magici, come questo lo è, il luogo può ben essere il custode di segreti e rivelazioni dei tempi remoti e che noi cerchiamo.”
“Ho il presentimento che questo sia il luogo migliore per le nostre investigazioni. La segretezza che lo avvolge e la motivazione della dissacrazione può ben essere unicamente la ragione per tenere lontano gente troppo curiosa e, capaci di trovare i resti mortali di Lord Tula. Non può essere questo il motivo principale capace a salvaguardare la dissacrazione dei resti mortali del re? Una propria esplorazione del luogo sembra appropriato. Ci può condurre lontano sulle verità che cerchiamo con importanti ritrovamenti per il nostro lavoro.”
Maria fu d’accordo nelle mie teorie. “Si, Charlie. Grandpa ha sempre parlato con rispetto di quel luogo e ripetutamente ha affermato il suo obbligo di tener lontano i curiosi dalla sacra cava. Molto probabilmente la verità dei fatti è qualche cosa di più, di quanto il sacerdote vuol fare credere al popolo.”
~*~
I prossimi due giorni furono dedicati a portare nella cava l’equipaggiamento necessario al nostro lavoro di ricerca, che comprendeva pure un paio di generatori di elettricità, lunghi cavi elettrici, e riflettori con luci capaci a illuminare la vasta area della cava e in quel modo poter individuare possibili passaggi nascosti tra le pareti rocciose.
Al terzo giorno iniziammo una prima esplorazione. Con me avevo un paio di macchine fotografiche e diversi film, ed in una avevo caricato una pellicola infrarossi nel caso fosse necessaria nel rivelare cose che fossero nascoste all’occhio umano.
Esposta alle nostre luci, la caverna apparve molto più larga di quanto avevo calcolato, al tempo della mia caduta, basandomi allora per il calcolo, unicamente al ritorno dell’eco della mia voce dalle lontane pareti rocciose, poiché mi trovavo nel buio più completo.
Fu in quel primo giorno che si ebbe la nostra prima sorpresa, quando scoprimmo alla fine di quella larga caverna, l’esistenza di una vasta piscina ripiena con acqua dolce. Gettai un sasso, verso il centro di quel lago sotterraneo, e ritornò, dopo un tempo relativamente lungo, un eco attutito indicando che le acque erano profonde.
Lavorammo alacremente tutta la mattinata, ma a un certo punto udii la voce di Maria che invitava: “Oggi il nostro pranzo sarà servito sulle rive del nostro lago, le acque sono così chiare e riposanti.”
Il pranzo era frugale ma trovai quel luogo molto invitante, tanto che più tardi, decisi di distendermi sulla roccia levigata, come quello fosse un mistico letto e socchiusi gli occhi in meditazione. Speravo che nel raccoglimento del luogo di essere capace a catturare il flusso magico emanato in quel luogo con i segreti che erano racchiusi tra quelle pareti. Preso dalla temporanea incoscienza in cui mi trovavo, mi fu facile divenire parte del luogo, e involontariamente fui avvolto dalla sua pace idilliaca. Dalle acque del lago provenivano sussurrii dolci, note deliziose e sovraumane, che erano dovute a quel dolce ribollire delle bolle d’aria, che provenivano dalla base del lago, di certa origine vulcanica e, che si frantumavano al raggiungere della superfice.
Le luci create dal generatore, che si trovavano a una certa distanza, arrivavano a noi fievoli, creando all’intorno, contrasti di chiari-scuri. In quella luce irreale Maria mi apparve sotto un aspetto inconsueto che mai avevo notato in lei prima di allora. Forse anche quello era dovuto alla mistica realtà del luogo e così pure, le grazie del suo corpo apparvero addolcite mentre anch’essa stava distesa sopra il sul suo letto roccioso.
La vedevo eterea, rilassata e incurante, senza alcun bisogno di proteggere oltre la sua dignità femminile. Non era più quella Maria che conoscevo bene, bensì notavo in lei una nuova donna che era sconosciuta a me. Era ora la pura essenza della donna ammaliatrice, che mai prima di allora avrei pensato possibile di trovare in lei.
Cercai di spiegare a me stesso questa trasformazione, ma più la guardavo e più accresceva la visione dei suoi tratti sensuali e tentatori. Quelli per me si tramutarono presto in sogni tentatori. Sogni che ogni uomo spera di trovare sulla propria via. Confesso che mai avevo avuto prima di allora tale visione di lei.
“Strano” pensai “E` da lungo tempo che lavoriamo assieme, ma mai prima d’ora, fui tentato di guardarla con cupidigia e come appartenente al sesso opposto. L’ho solo pensata come una capace aiutante nel lavoro che svolgiamo. Tempo di ricredermi. La trovo splendida nella sua bellezza schietta di giovane donna, e sì, mio dio, devo pur ammetterlo, la giudico pure dotata di sensualità che la rende ancor più desiderata. Certamente fui cieco per lungo tempo nel passato per non accorgermi di tal evidenza.”
Di sott’occhi incominciai ad analizzare più profondamente il corpo di Maria. Era né troppo alta o bassa di statura, ma il suo corpo era perfettamente arrotondato con curve ben proporzionate. Le gambe, snelle e affusolate, erano ancora più appariscenti uscendo dalla brevità dei suoi shorts color rosa, e l’attillata camiciola, con una profonda scollatura a Vi, rendeva evidente la gentile forma del suo seno. La lunga capigliatura castana, per convenienza, era stata raccolta entro una grossa treccia, mentre i suoi occhi, che apparivano ora ancor più dolci di sempre, erano larghi e privi dell’inutile maschera per il luogo in cui si era. Le sue labbra, semplicemente ben disegnate, sembravano ancor più sensuali con quella tenue pennellata di rossetto color corallo, e l’irradiare del suo permanente sorriso.
A Maria non era sfuggito il mio elaborato scrutinio del suo corpo. Sembrava divertita e anche compiaciuta nel vedere qual era il mio stato d’animo, e incominciò a stuzzicare ancor più la cupidigia maschile in me, rivelando, con un fare astuto, visioni ancor più provocanti. Si rigirò sul giaciglio di pietra in cui si trovava, offrendomi in quel modo molto più di se stessa. Vedevo ora più in profondità nell’ampia scollatura della sua blusa e potevo ammirare le generose forme del suo seno che in quel momento la rendeva molto sessuale. Mi ammaliò con il suo sorriso, e poi presce gentilmente la mia mano tra le sue. Fui preso dal suo calore femminile mentre la sua voce musicale, sussurrava dolci parole. “E` incredibile, vedo che anche tu senti il potere magico di questa caverna, e a parer mio in questo momento stia producendo un vero miracolo. Attendevo tutto questo, per dirti il vero, che si avverasse da lungo tempo. Non pensi che fosse tempo di palesare il tuo desiderio per me?”
“Non so come poter spiegare quello che sto provando per te, Maria…”
“Dimmi allora, perché mai hai atteso così a lungo? Perché Charlie? A un certo punto pensai che mai mi avresti notato. Dopo tutto, devi sapere che sono pure una donna… Sappi che ho atteso questo momento da lungo tempo e con trepidazione. La mia passione per te iniziò il giorno in cui ci incontrammo, e da allora ti ho sempre desiderato. A notte ti sognavo. Sì Charlie, in quei sogni non ti volevo unicamente per le tue capacità come archeologo, erano molte altre ragioni e più personali.”
Poi guardandomi con un pizzico d’ironia, e ancor più per saggiare la sincerità dei miei desideri per lei, continuò nel suo monologo.
“Si, Charlie, sappi che ho sofferto perché mi ignoravi. Ho trascorso notti insonni e, spesso nei miei sogni ero la tua amante. Finalmente oggi, scopri la donna in me. Dimmi, non hai mai pensato che potessi essere una donna piena di desideri? Una donna capace di donare amore e passione?”
Tali rivelazioni, da parte di Maria, mi lasciarono completamente senza parole. Mai prima di allora avevo ricevuto una tale dichiarazione di amore che mi veniva dal gentil sesso. Maria non mi lasciò completamente stupito. Lavorando assieme avevo imparato a riconoscere quanto imprevista e mutevole era per natura e del come facesse inaspettate decisioni. Veramente quello fu per me il mio giorno fortunato. Pensai con piacere che quanto avveniva in quel momento, era la migliore cosa che mai potesse capitarmi.
I suoi desideri sessuali m’infiammarono sull’istante. Presto con i suoi baci, la nostra passione divenne l’epicentro di desideri infuocati, e rapidamente, come un vulcano attivo, sentii quei bollori discendere verso la parte bassa del mio ventre. Ci strappammo i vestiti a vicenda e finalmente potei ammirare Maria nella completa gloria della sua nudità. Aveva un corpo scultorio e creato per essere amato.
Gioivo nel vedere il suo seno, modellato e ben eretto, che ora era in fronte a me, gentilmente rivolto verso l’alto, e nel guardarlo, accresceva i miei desideri di averla mia. Al mio accarezzare dei suoi turgidi capezzoli notavo il suo completo desiderio per il nostro connubio. Ci scambiavamo baci, lunghi, penetranti, deliziosamente erotici, con scambi di mugolii e parole incomprensibili. Era un continuo irrompere di desideri sempre più accentuati, che conducevano i nostri sensi entro profonde richieste amorose, mentre i nostri corpi erano strettamente legati l’un l’altro, tanto da non poter discernere chi era lui o lei. In tutte queste novità una cosa era ben certa, era il modo in cui i nostri corpi trasmettevano ai nostri cuori quell’inno soave d’amore che si stava immolando su quel liscio giaciglio di marmo, dalla forza frenetica del nostro desiderio.
Maria, presa dalla sua passione, mi conduceva entro un crescendo di gioie e poi, impossessandosi del mio rigido membro, lo introdusse in se stessa, dando via in quel modo a un’incredibile cavalcata di passioni che ci condusse all’estremo delle nostre capacità. La mia amata, chiese di non lasciarla, di rimanere a lungo in lei, passionatamente, sino alla completa consumazione del nostro desiderio amoroso, mentre lei rispondeva pienamente al richiamo della sua natura femminile con incantevoli sussurrii e gutturali grida di passione.
Finalmente, esausti, restammo immobili, nelle braccia dell’un altro, sopra quel fresco giaciglio di marmo. I nostri corpi erano ancora uniti in quell’ultimo amplesso, silenziosi, paghi di noi stessi, e della gioia che unicamente l’amore può donare.
Dopo un lungo meritato tempo di riposo e silenzio, Maria, afferrandomi per mano, giubilante disse, “Vieni, è tempo di nuotare!”
L’acqua era fresca e rigenerante, mentre sentivo il corpo di Maria vicino al mio che mi accarezzava. Improvvisamente si avvinghiò a me e con il suo peso mi condusse nelle profondità delle acque. Ci inabissammo tra quel riverberare di bolle d’aria che s’innalzavano dalla profondità del letto vulcanico della base, e in quel modo, mentre i nostri corpi erano avvinghiati, entro la profondità acquea ci scambiammo un bacio passionale.
Quando riemergemmo da quel lago sotterraneo, facemmo l’amore una volta ancora, prima di rivestirci. Lasciammo la cava che era ormai notte, per ritornare alla nostra dimora al villaggio. All’aperto la notte era oscura, ma le stelle risplendevano più brillanti entro quel cielo privo della luce lunare. Guidai silenziosamente la nostra Jeep verso il villaggio. Maria, come una stanca gattina, si riposava sulle mie ginocchia, mentre sulle sue labbra aveva un sorriso grato per me.
~*~
Si era entrati nella nostra sesta settimana d’ispezione in quella sacra cava. Ripetutamente avevamo studiato angoli, anfratti, fessure, senza dimenticare quelle minuscole crepe che potessero rivelare l’esistenza di un tunnel che partisse da lì e che nascondesse il segreto voluto.
Durante la notte, nei miei sogni, appariva senza interruzione lo spirito di Lord Tula. Lo vedevo assieme ai suoi compagni di battaglia, lottare strenuamente con tutte le loro forze contro nemici numerosi. Sapevo che quelli non erano incubi, erano i messaggi inviatemi dal re, che m’imponevano di continuare il mio lavoro. Era il suo modo di indicarmi la via nella cava. Sembrava mi chiedesse, di essere più meticoloso nelle mie ispezioni diurne, di non tralasciare alcun minimo particolare e vedendo la mia impazienza alle sue richieste mi spronava alla pazienza. Nondimeno mi sentivo frustato a quei continui fallimenti, che mi conducevano lontano dalla possibile via del successo.
Con il passar del tempo imparai molto. Imparai la basica lezione che ogni archeologo deve ben conoscere. E` la pazienza che amplia la visione di fatti già valutati, è la necessità di rivedere costantemente ogni minimo particolare, e rifare lo stesso lavoro innumerevoli volte per non perdere buone possibilità a causa di negligenza e premura.
Fu in quel tempo che avevo notato l’esistenza di un rovinio di pietrame sulla base rocciosa. Pensai che più che rovinii questa potesse essere l’opera di lavoro umano, nel tentativo di camuffare qualcosa che poteva esistere di là del pietrisco. Era questa una cosa accidentale o era frutto della mia supposizione a causa della disperazione in cui mi trovavo?
Era difficile rispondere spassionatamente, poiché ero stanco e spossato a causa delle frustanti ricerche. Ero insicuro su cosa avrei dovuto fare. Alla fine pensai, “Perché non chiedo dal villaggio l’aiuto di alcuni uomini ben nerboruti e vedere cosa veramente si trova dietro quel pietrisco?”
Alla mia richiesta a Grandpa di concedermi l’aiuto dei suoi uomini per la mia ricerca, ricevetti sulle prime il suo diniego, “Non hai il diritto di disturbare oltre la pace della morte agli spiriti del passato.” E questo si sa, era cosa ben risaputa da lungo tempo.
Poi alla fine ascoltò con grazia la mia supplica.
“Grandpa, hai ben sentito quanto disse Lord Tula. Vuole che ritroviamo il luogo della sua ultima lotta e i suoi resti mortali assieme a quelli che erano al suo fianco.”
FINE PARTE QUATTRO
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