Scritto da © Carlo Gabbi - Lun, 20/07/2020 - 06:41
Parte Sei
Una mattina presto al momento in cui Gilberto aprì il ristorante, un motoscafo ormeggiò al pontile del Manin. Una donna di mezza età con uno scialle a nasconderle il viso, frettolosamente entrò nel ristorante. Vedendo Gilberto gli prese la mano implorandolo:
"Per favore mu aiuti sig. Levi…" La danna disse, mentre le lacrime le rigavano il volto stanco.
"All’alba è giunto …(disse tra i singhiozzi) un funzionario e sei militi e portarono via il conte con loro. Perché hanno fatto ciò? Ben sapete che abbiamo pagato in tempo il denaro richiesto per la sua libertà; perché hanno fatto tutto ciò, sig. Levi?"
"Sarà certamente un errore, Contessa Cigni, vado subito a verificare il fatto e le farò sapere. La prego di non piangere, Contessa, cerchi di mantenere la sua dignità. Non si preoccupi, sarà senz’altro rilasciato al più presto."
Gilberto aiutò la Contessa, sorreggendole il braccio e delicatamente la guidò lungo il molo sino a raggiungere il motoscafo in attesa di lei. Rassicurante, le baciò la mano, "Avrà notizie da parte mia al più presto." Le disse, mentre il battello lasciò l'ormeggio.
~*~
"Ho sensazioni strane stamattina, qualcosa sta per accadere."
Il chiarore del nuovo giorno iniziava a spuntare dalle tenebre notturne, diradando lentamente la nebbia di quel sabato mattino. Gilberto era preso dall’ansia e si sentiva preoccupato.
Pensieroso continuò ad adocchiare al di fuori della finestra che sovrastava il viottolo che conduceva al suo appartamento. Un presentimento era nel suo animo che non poteva ignorare.
Improvvisamente li vide spuntar fuori dalla nebbia. Apparivano nello stesso modo che la Contessa Cigni gli aveva descritto solamente due giorni prima.
Un ufficiale in testa seguito da sei militi che marciavano in linea singola, verso l’entrata del vicolo. Gilberto capì immediatamente cosa stava accadendo e la ragione per cui quei gendarmi si trovavano lì al sopraggiungere dell’alba. Vanivano per arrestarlo. Giungeva al termine della sua libertà condizionata dal Comandante Venturi. Mai, prima di allora, si erano visti gendarmi nelle vicinanze del Lido, particolarmente in un orario così insolito.
Afferrò la sua giacca e uscì in gran premura dalla porta posta sul retro dell’appartamento che si affacciava sulla laguna. Lo scalo dei motoscafi si trovava ad un centinaio di metri dalla casa e nel momento in cui l’ufficiale bussava alla porta principale, il motoscafo noleggiato da Gilberto era ormai diretto velocemente verso San Marco.
"È stato un colpo di fortuna sfuggire al mio arresto, grazie al mio sesto senso." Marco pensò, mentre il taxi lasciava dietro di sé, a causa della sua velocità, marchi di alte spume sulle acque lagunari.
"Mi troverò lontano di Venezia prima che loro incominceranno a inseguirmi."
Marco si diresse verso il ristorante dove aveva preparato in precedenza il denaro e i documenti necessari per un tale evento. Nel frattempo pensava:
"Il pescatore mi ha detto di andare al loro molo in qualsiasi momento. Vi sarà sempre un peschereccio in attesa di me. Senza indugio navigherà verso le coste che conducono a Monfalcone. Da lì sarà facile nascondersi sulle colline Carsiche e mettermi in contatto con la resistenza. Sono sempre pronti a aiutare gente come me."
Giunto al ristorante scrisse una breve nota per Annemarie, dopo di che era pronto per andare al molo dei pescatori. Fu allora che la Gestapo irruppe nel ristorante con i mitra puntati verso di lui.
Gilberto non ebbe modo di sfuggire. Affannosamente cercò il flaconcino del veleno, che scivolò dalla sua mano instabile entro una fessura della scrivania.
Venne arrestato e i soldati lo condussero al commando delle SS a Mestre, dove fu sottoposto ad interrogazione.
Gilberto si dichiarò innocente dell’accusa di aiutare gli ebrei a fuggire da Venezia. Inoltre la SS lo incriminò di complottare contro la sicurezza del Reich e fu obbligato a porre una firma su un documento che lo incriminava di quei reati.
In gran premura fu allestito un tribunale militare e la corte militare entro quindici minuti stabilì che Gilberto era colpevole dei reati incriminati e decretò che per il reato di complottare contro la sicurezza del Terzo Reich, sarebbe stato giustiziato da un plotone di esecuzione la sera seguente alla presenza di alcuni testimoni rappresentanti la città di Venezia.
~*~
Annemarie fu presa dal panico quando sentì bussare alla porta e vide innanzi a lei il gruppo di gendarmi, ma poi si riebbe quando vide l’impossibilità della milizia di trovare Gilberto.
Non appena i soldati se ne andarono, si precipitò a San Marco, sperando di trovare al ristorante un messaggio di Gilberto. Ripeteva a sé stessa, "Di sicuro per ora è in viaggio sul peschereccio che lo porterà al Carso, come abbiamo discusso qualche tempo fa."
Al Manin trovò la porta aperta, e vide l’evidenza che ovunque nel ristorante qualcuno aveva rovistato in cerca di documenti incriminanti. AM incominciò ad essere intimorita per Gilberto quando notò il suo scrittoio aperto con documenti sparsi sul pavimento. "Non è stato certamente Gilberto poiché egli per abitudine è scrupoloso e tiene tutto ben chiuso a chiave."
Rapidamente ebbe la visione di quanto era successo poco tempo prima e incominciò a urlare istericamente, "Nooo, mio Dio NOOO. Ti prego, non dirmi che i miei timori sono fondati."
Si sedette esausta sulla sedia davanti alla scrivania di Gilberto e notò il suo mazzo di chiavi gettato sopra lo scrittoio. Cercò freneticamente per la fiala del veleno e intravvide il flaconcino in una fessura. Capì subito che le cose si erano svolte al di fuori del suo controllo. Era troppo meticoloso per andarsene senza chiudere propriamente la propria scrivania. Capì quindi che Gilberto si trovava in un rischio mortale.
Pensò per un secondo la ragione per cui Gilberto non usò il contenuto di quella piccola potente fiala di veleno, che gli avrebbe dato la possibilità di morire con dignità. Poi notò che la fiala era scivolata in una fessura…"Cosa mai gli sarà accaduto?" Annemarie, al pensiero, incominciò un pianto dirotto.
Qualcuno che abitava nel vicinato entrò in quel mentre dalla porta principale e prendendo tra le sue la mano di AM, incominciò a raccontarle,
"I tedeschi furono qui non molto tempo fa. Hanno arrestato Gilberto e lo hanno portato via ammanettato su una barca in attesa."
"Devo essere forte… devo agire rapidamente se voglio salvare la sua vita." Rispose a Vittorio, colui che le aveva dato quelle notizie.
~*~
Fine parte sei
»
- Blog di Carlo Gabbi
- Login o registrati per inviare commenti
- 6669 letture