Scritto da © Carlo Gabbi - Ven, 24/07/2020 - 22:49
Annemarie pazientemente aspettava il ritorno del Comandante Venturi.
Era stato assente per la maggior parte della giornata. Infine, da dove si trovava, AM vide il battello dei 'Marines' ormeggiare al molo dell'Accademia. Il Comandante, seguito dai suoi uomini camminava verso il piazzale. Annemarie notò che nel gruppo di militari vi era pure un civile. Ebbe un momentaneo sospiro di sollievo a quella vista, ma quella sensazione durò un solo attimo. Comprese che vi era qualcosa di sbagliato. La persona in abiti civili non le era familiare. Era completamente un estraneo e subito il panico si impossessò di lei e venne in preda a convulsioni sul suo corpo, mentre un urlo disumano scaturì dalla sua gola.
"NOOO…!" Annemarie urlò. "Nooo, Mio Dio aiutami. Non è possibile. Quell’uomo non e` Gilberto. Lui non ha i capelli bianchi e nemmeno cammina piegato dall'età. Dove sei amore mio? Che cosa ti è successo?"
Tra i singhiozzi si precipitò verso il comando dei Marines. La guardia la fermò. “Ho ordini, Signora.”
AM insisti` “Devo vedere immediatamente il Comandante Venturi.”
Il comandante Venturi fu categoricamente inflessibile e rifiutò di vederla.
Annemarie nel breve tempo di un’ora si presentò per ben tre volte per essere ammessa dal Comandante. Fu in quell’ultima volta che le fu detto, “Ho ordini Signora di arrestarla se ritornerà nuovamente.”
~*~
Era un freddo tramonto che inviava brividi glaciali verso il basso della colonna vertebrale di AM.
Verso l'Occidente apparve un immenso globo infuocato che si inabissò rapidamente nelle acque dell'Adriatico, spruzzando la superficie delle acque con una tavolozza color sangue.
Proprio in quel momento, a pochi chilometri di distanza, un plotone di sei uomini sollevavano le loro armi da fuoco, eseguendo gli ordini di un giovane ufficiale subalterno. Sei pallottole esplosero simultaneamente e l'uomo in fronte a loro, che era rivolto contro il muro della baracca, cadde a terra, e sebbene incosciente era ancora vivo. Fu compito del comandante del plotone completare l’esecuzione. Prese la sua Mauser, e la puntò alla nuca del moribondo e due proiettili esplosero nel suo cervello.
~*~
Al funerale di Gilberto partecipò una grande folla. La gente di Venezia, negli ultimi mesi era venuta a conoscenza del suo coraggio e delle molte vite che aveva salvato dai nazisti e fascisti.
Pure la Contessa Cigni era presente al funerale. Era in uno stato emotivo mentre lasciò cadere rose rosse sopra il suo feretro, poi si avvicinò ad Annemarie per esprimerle la sua più profonda simpatia. In una voce rotta dal pianto le disse, "Io e mio Padre dobbiamo tutto a Gilberto, e non dimenticheremo il suo coraggio. La vita di mio padre fu data in scambio a quella di Gilberto."
Fu due settimane dopo il funerale che Annemaria venne a conoscenza che una nuova vita stava crescendo in lei. Pianse con gioia nel rendersi conto che quello fu l'ultimo regalo per lei da parte di Gilberto. Il sapere di avere un figlio di Gilberto le fece comprendere che il suo amore rimarrà con lei per sempre. Il miracolo della nuova vita la univa per sempre al suo amore ed Egli, in quel modo, vivrà con lei per sempre.
~*~
~*~
Il venticinque di Aprile di quell’anno, le campane di San Marco suonarono a festa, inviando a tutti i veneziani la notizia da lungo attesa. Finalmente la città era libera, le ostilità della guerra erano finite e incominciava una nuova era di pace.
Tedeschi e fascisti cercarono di fuggire dalla città ritornando alla sicurezza delle loro case, nei loro paesi lontani. Molti, in quel lungo viaggio di ritorno, persero la loro vita nelle ultime scaramucce di guerra partigiana, che avveniva ugualmente anche se ufficialmente la guerra era finita.
Per un lungo periodo di tempo nessuno ebbe notizie di Gianni Venturi e di cosa il destino gli aveva riservato. Occorsero alcuni anni prima che il suo nome riapparisse sulle cronache dei giornali di Sydney, in Australia.
Venturi aveva creato, assieme ad un altro tecnico italiano, una ditta di costruzioni che in un relativo breve tempo aveva con successo prosperato e avevano vinto lucrativi contratti di lavoro nella costruzione di linee elettriche di alta tensione, nuove antenne per stazioni televisive, modernizzazioni di acciaierie esistenti nel perimetro Australiano. Questa ditta prevalentemente impiegava operai italiani che erano giunti in Australia dopo la fine della guerra, in cerca di un benessere per le loro famiglie e una nuova vita in un paese che si era posto all’avanguardia.
Nei prossimi dieci anni gli affari della ditta creata da Venturi fiorirono in un modo brillante, estendendo le sue attività su qualsiasi ramo della tecnica nei campi di ingegneria. Ponti, esplorazioni sottomarine, trafori per dighe, ponti e così pure in ricerche petrolifere, divennero parte delle loro attività quotidiane. Ma tutto questo fu possibile agli albori della loro attività. Era merito del denaro che Gianni Venturi aveva ricevuto dal gruppo di ebrei veneziani in scambio della loro vita.
All’inizio della sua attività, Venturi aveva utilizzato una politica dittatoriale e voci maligne dissero nella cerchia degli appaltatori, con una certa preoccupazione e forse pure con prove irrefutabili, che il metodo usato dall’impresa Venturi per ottenere diversi contratti non era la più etica. Dissero che Gianni ignorava le regole stipulate per vincere gli appalti di lavoro e che agiva in un modo spietato. Era maestro in questo e sapeva come fare pur di vincere lavori importanti e ben remunerativi, pagando persone influenti. Quelle attività senza scrupoli all’inizio aiutò la sua azienda a crescere rapidamente in prestigio e ricchezza. Gianni ben rivelò l’astuzia volpina che possedeva, capace di mascherare le evidenze delle corruzioni che avrebbero insinuato l’integrità o il buon nome della società e il successo finale delle sue operazioni.
Gianni Venturi si ritirò dagli affari all'età di settantacinque anni e tornò a vivere a Milano. In quei giorni si sparse ben presto la notizia che egli donava larghe somme di denaro a organizzazioni filantropiche e tali notizie furono ingigantite dalla stampa italiana, che pubblicarono foto e articoli che lo esaltavano sui principali periodici italiani e subito dopo, in programmi televisivi, abbelliti con documentari presentandolo alla comunità italiana sotto le vestigie di un grande pioniere industriale all'estero.
Come naturale conseguenza, ben presto il governo italiano lo onorò, presentandogli ufficialmente la medaglia di Commendatore per il suo tenace lavoro di successo all'estero e per l’opera di assistenza a centinaia di italiani, procurando loro lavoro e benessere in un paese lontano dall’Italia.
Fu per questa speciale occasione, che egli organizzò una cena a Venezia, per celebrare assieme a altri industriali il più prestigioso e più grande successo nella sua vita. Scelse Venezia perché quella città per lui aveva ricordi che non poteva dimenticare e che da sempre erano racchiusi nel suo cuore.
Egli prenotò la festa da tenersi nelle suntuose sale del Ristorante Manin che era divenuto uno dei ristoranti più prestigiosi della città. Tutto sembrava perfetto. Venezia aveva rappresentato per lui i migliori giorni del suo passato e l'inizio di una non meno imponente futuro.
Solo Venturi dimenticò di controllare un piccolo dettaglio; un dettaglio però che dopo trent'anni di assenza, non avrebbe dovuto essere di alcuna conseguenza. Egli non verificò chi era il nuovo titolare del ristorante.
Non sapeva che Annemarie aveva avuto un figlio con Gilberto e questi era ora il nuovo direttore e proprietario del locale. Gianni Venturi, in quei giorni, aveva da lungo tempo sepolto i ricordi del suo passato da fascista. Dopo tutto, le cose politiche di oggi erano ben diverse dagli ultimi anni di guerra. La maggior parte della nuova generazione era cresciuta in una diversa atmosfera politica. Così Gianni aveva dimenticato quei giorni passati in cui aveva costretto Gilberto a compiere quel lavoro per estorcere soldi dagli ebrei veneziani e a causa di ciò, Gilberto venne ucciso dai tedeschi.
In quei giorni particolari aveva promesso a Annemarie, e poi si rifiutò di salvare la vita di Gilberto. Se ben si avesse potuto vedere indietro nel tempo, sarebbe stato evidente che egli mai intese di chiedere misericordia della sua vita al comandante tedesco. In quel giorno, invece optò di salvare Conte Cigni, il quale aveva pagato in oro per la sua vita.
Mai si curò, in quel giorno lontano, di quali fossero state le sue promesse ad Annemarie. Con arroganza, in quel giorno, fu lui a dettare le regole del gioco. Era risentito con lei da lungo tempo, per non averlo accettato prima, e pensò che fosse giunto il momento per vendicarsi e infine umiliarla. La volle punire per aver rifiutato il suo corteggiamento e la sua proposta di matrimonio.
Quando la gestione di Manin ricevette un telex chiedendo formalmente la prenotazione per un ricevimento a nome del ben noto Commendatore Gianni Venturi, Annemarie e suo figlio, videro che il giorno era giunto per loro per la rivendicazione della giustizia. Videro che le loro preghiere erano alla fine ascoltate, e questa era la volontà di Dio per il Commendatore Venturi di ritornare al ristorante Manin.
La fiala del veleno di Gilberto era stata conservata come un ricordo di lui nello stesso cassetto che egli l’aveva messa molti anni prima, "solo in caso di necessità" aveva detto.
E il giorno del giudizio era infine arrivato. Il destino riserva sempre un giorno nella nostra vita quando dobbiamo presentarci di fronte al giudizio divino.
E quel giorno era finalmente giunto. Annemarie versò il contenuto della fiala nel bicchiere di Gianni. Lo spumante divenne ancor più frizzante aggiungendo il contenuto della fiala di Gilberto. Suo figlio fu colui che servì il cocktail a Gianni Venturi.
Gianni lo bevve in un sorso, e l'effetto fu immediato. La sua morte apparve naturale, il bicchiere che conteneva il veleno si disintegrò in minuti cristalli su pavimento di marmo, rendendo impossibile analizzare il contenuto del bicchiere.
Molto tempo era trascorso dagli anni della guerra, e quei ricordi erano unicamente una pallida memoria in pochi. Nessuno degli ospiti presenti vide una connessione della morte del Commendatore Venturi e la sua vita passata in Venezia.
Unicamente Dio non dimentica queste cose. A volte il suo volere utilizza vie sconosciute per assicurare che la giustizia venga eseguita, che molti semplicemente chiamano "La volontà Divina."
FINE
»
- Blog di Carlo Gabbi
- Login o registrati per inviare commenti
- 6979 letture