Scritto da © Carlo Gabbi - Mer, 10/06/2020 - 06:35
Parte due
L’ultima notte che Gianni rimase a Venezia, visitò nuovamente il Manin. Dopo aver finito di cenare aspettò pazientemente nella calle, al di fuori del ristorante fintanto venne l’ora di chiusura. Si nascose sotto un portico buio e attese di vedere Annemarie per l'ultima volta. Sperava ardentemente che avesse cambiato il suo giudizio riguardo la sua proposta di matrimonio. Poi, quando finalmente AM comparve, Gianni non ebbe abbastanza coraggio per avvicinarla, nel dubbio che lei si prendesse nuovamente giuoco di lui. Sospirò amareggiato e miseramente pensò che senza la donna che amava e creata dalla sua fervida immaginazione non avrebbe potuto sopravvivere. Era amareggiato per il rifiuto ricevuto e il dolore e la disperazione per la perdita di colei che credeva di amare fu tale che un nodo di disperazione gli chiuse la sua gola, e il suo ego sentì che in quel modo aveva perso ogni ragione di esistere. Nel buio dei suoi dubbi Gianni vide un’unica soluzione possibile. Il suo animo non poté accettare compromessi. Senza esitazione fece quei pochi passi che lo separavano dalle profonde acque del Canal Grande. Chiuse gli occhi e saltò dal molo entro le acque gelide. Era incapace di nuotare e il peso del suo corpo lo trascinò rapidamente sul fondale del canale. I suoi polmoni aspirarono acqua e ben presto fu soggiogato dal panico. Con un immane sforzo riguadagnò la superficie, ma pateticamente affondò, cercò affannosamente di raggiungere la gelida superficie muovendo le braccia convulsamente … Gianni ben presto perse conoscenza mentre la sua vitalità lo abbandonava e ogni barlume di vita rapidamente scompariva dal suo corpo…
Fortunosamente a quel tempo Gilberto stava chiudendo il ristorante e udì strani rumori provenienti dal canale. Alzò lo sguardo in quella direzione e intravide l'ultima disperata lotta di Gianni contro la morte. Gilberto non esitò un attimo e impulsivamente saltò dal molo. Vide il corpo di Gianni affondare rapidamente nelle torbide acque del canale e riemergere con lentezza e fatica. Impulsivamente allungò la mano, giusto in tempo per afferrare la sua giacca mentre usciva alla superficie e spinse Gianni verso il molo. Lo trasse sopra il pontile e iniziò a resuscitare il povero Gianni fintanto che incominciò a vomitare l'acqua che aveva riempito i suoi polmoni. Coraggiosamente Gilberto aveva salvato Gianni da morte sicura e allorché riprese le forze, lo aiutò a camminare verso il ristorante. Entrambi erano zuppi d’acqua e estremamente infreddoliti, Gilberto versò una buona porzione di cognac entro due bicchieri e invitò il poveruomo a bere il liquore in modo che questo riattivasse la circolazione del sangue.
"Le devo la mia vita, sig. Levi. Sono spiacente di aver messo stupidamente a repentaglio la sua vita ma indubbiamente senza il suo aiuto sarei morto. Sicuramente avevo commesso un errore di giudizio nei suoi riguardi. Comprendo ora il mio errore e spero di aver imparato da esso".
“Può considerarsi fortunato. Infatti se fossi giunto in suo aiuto un minuto più tardi sarebbe sicuramente morto".
"Son certo che un giorno sarò in grado di ripagare questo favore, sig. Levi. Posso ugualmente chiederle di mantenere quanto e` accaduto stasera come un fatto personale tra noi? La cosa potrebbe danneggiare la mia posizione di lavoro."
~*~
Era autunno e la prima nebbia era scesa sopra Venezia, trasformando la luminosa città, tanto amata dai turisti, in un luogo semi desertico, unicamente abitato dalla gente locale.
Ugualmente al Manin l’attività proseguiva indisturbata e come al solito la clientela era abbastanza numerosa. L’unica variazione consisteva nel cambiamento dell’orario di chiusura del martedì poiché era la serata più tranquilla della settimana.
Fu un martedì, che dopo l'orario di chiusura una speciale celebrazione ebbe luogo. Era il giorno in cui Annemarie compiva il suo trentesimo compleanno, e i preparativi per festeggiarla e farle una sorpresa furono tenuti segreti.
Lo chef aveva preparato una torta al cioccolato e maraschino sapendo che era la sua preferita, ed era ben decorata, e troneggiava al di sopra la debita scritta di auguri e le dovute candeline. Bicchieri di Murano, furono riempiti con uno squisito spumante Riccadonna che venne servito per il toast d’occasione. Uno a uno gli amici e i colleghi presentarono a Annemarie i loro doni esprimendole felicitazione ed amore.
Gilberto, in quella speciale occasione, le diede una squisita collana veneziana, un prezioso gioiello creato nel diciottesimo secolo e adornata con una grande perla nera. Era un gioiello di famiglia che aveva appartenuto a sua nonna e inoltre era di grande valore sentimentale per lui.
Con quel dono speciale Gilberto volle farle sapere, una volta ancora, il suo desiderio di avere Annemarie come moglie, un modo implicito per chiederle indirettamente di unirsi a lui in matrimonio.
Marco venne colto di sorpresa. Nessuno, prima della festa, gli aveva fatto sapere la segreta preparazione dei festeggiamenti di buon compleanno per AM, ed era l’unico presente che per l'occasione era a mani vuote. Pensò rapidamente sul da farsi, poi corse verso il pianoforte dove estrasse un paio di manoscritti musicali. In bella calligrafia scrisse, "Sono il tuo più fervente ammiratore, Annemarie. L’ispirazione di questo mio lavoro musicale venne pensandoti. Non ho ricchezze da offrire, unicamente il mio cuore e l’amore con cui ti dedico questa mia composizione musicale. Questa è la mia ultima creazione, che ho completato la scorsa notte pensandoti, ed è l’espressione del mio amore per te."
Tra tutti i regali che AM ricevette quella sera, quello di Marco fu quello che giunse direttamente al suo cuore, e il legame con Marco, quel nodo di simpatia reciproca che aveva iniziato la sera che udì per la prima volta la sua musica, si accentuò e venne presa da calorosi sentimenti e emozioni amorose nuovi e accentuati. La realizzazione di questi nuovi desideri brucianti e la calcolata calma che ne seguì, la colpì veloce come il tuono. La creazione musicale che Marco aveva scritto pensando a lei, sconvolse i suoi sensi, esacerbando il suo desiderio di essere con lui.
Fu a quel punto che Annemarie chiese agli amici un attimo di attenzione, poi disse loro: “Non posso dirvi quanto gradita fu la vostra sorpresa. Grazie d’avermi dimostrato il vostro affetto e amore che mi ha commossa. Ho pure un speciale ringraziamento per il dono musicale di Marco. Dimmi, hai dato ormai un nome a questa tua composizione? Se non lo hai ti dispiccerebbe di intitolarla "Una canzone d'amore?" Ma più importante ora, non ti dispiacerebbe suonarci questa canzone e lasciare che la musica inondi le nostre anime di gioia? Conoscendo il tuo valore come compositore sono sicura che questa musica raggiungerà il profondo del mio cuore."
Marco le fece un inchino poi si diresse verso il pianoforte. Dalle sue mani scorrenti leggere
sopra la tastiera, scaturì una musica dolce e melodiosa, e pure malinconica che echeggiò tra le volte della vasta sala del Manin. I presenti ascoltarono silenziosamente quel messaggio d’amore che esprimeva in un modo diverso il suo amore, senza bisogno di parole scritte o parlate, ma unicamente con il suono melodioso delle più pure note musicali.
Annemarie ascoltò in trance, con occhi semichiusi, assorbendo la passione e l’amore che Marco le inviava attraverso il suo messaggio musicale. Concepì immediatamente che la prossima notte sarebbe per lei una lunga notte d’amore, dove il contatto carnale dei loro corpi avrebbe restituito la più squisita gioia sensuale.
~*~
I festeggiamenti avevano raggiunto l’apice quando Marco e Annemarie lasciarono insieme il luogo, ignorando gli altri che continuarono la festa. Mano nella mano attraversarono Piazza San Marco affrettandosi verso il molo, dove un Tragetto li portò sulla sponda opposta del canale, in località La Giudecca. Da qui camminarono felicemente, tenendosi strettamente vicini come solamente gli innamorati usano fare, scambiando baci e sguardi amorosi, nel mentre attraversavano le fondamenta di Santa Eufemia.
Si trovarono vicino la piazza di San Giorgio, ma scomparvero in un vicolo cieco, prima di raggiungere la chiesa.
Marco viveva in un piccolo bilocale con lucernari affissi ai soffitti delle camere dai quali penetrava la luce lunare illuminando le camere con pallidi raggi, oscurati parzialmente dalla nebbia, che si sollevava lentamente dalla laguna.
Marco lasciò che le stanze venissero illuminate unicamente dall’evanescente luce lunare che allungava le ombre dei loro corpi sul pavimento di parquet. In questa atmosfera incantata iniziarono a esplorare le grazie dei loro corpi, Il desiderio di Marco era di amoreggiare immediatamente con AM e completamente dominarla sin dall’inizio dei loro giochi amorosi. La strinse a sé iniziando a accarezzare ruvidamente i suoi capezzoli che nell’erotico gioco si erano eretti e induriti. Annemarie, nel sentirsi presa da quella nuova estasi, incominciò un affannoso e lungo mugolio di piacere, ed era ansiosa che lui potesse continuare all’infinito il piacevole tormento che esumava all’infinito i desiderosi affanni del suo corpo. Marco la copriva di baci arroventati sopra l’intero corpo, mentre allo stesso tempo la puniva e martoriava con schiaffetti, arrosandole il sedere, e AM ricevendoli, ingigantiva l’eccitamento dei suoi desideri, rendendola insana.
Nonostante il tentativo di dominarla, ad un certo punto Marco venne soggiogato dalla seduzione di Annemarie, e mentre Marco si trovava sopra di lei, AM incominciò a giocare con la sua virilità, esacerbando in questo modo il suo ardente desiderio amoroso, rendendolo incapace di resistere al tormento dei sensi. Nacque in loro un’urgenza sessuale che li inoltrò in un mondo nuovo che non aveva confini che sconfinava in un ardore che non conosceva uguali.
Marco prese l‘abito di AM alla giuntura delle spalle e lo fece scivolare al suolo, fintanto che il suo seno venne esposto alla vista, eccitandolo maggiormente. Avidamente mordicchiò i suoi capezzoli, e in questo rituale, l’amata, di rilassò completamente, abbandonandosi ai voleri del suo uomo. Giunsero al punto in cui ogni possibile ostacolo che tenesse lontano il piacere esistente tra di loro, venne rimosso. Il loro desiderio carnale era in quel modo libero d’essere consumato completamente portandoli al vertice della felicità.
L’unirsi con AM rese Marco febbricitante, e al contatto dei loro corpi gli fece raggiunse il massimo della sua euforia sessuale, che si ripercosse con multipli brividi che si diramavano alla base della colonna cerebrale. Sentiva le sue labbra che scorrevano veloci lungo il suo collo, arroventate come lava che scorresse nel suo sangue. Il gentile tocco del suo seno sopra il suo petto trasmisero sensazioni ineguagliabili che alcun uomo potesse concepire, mentre le gambe di lei si attorcigliarono attorno i suoi fianchi, tenendolo saldamente a sé, accentuarono il desiderio di possederla come amante per l’eternità. Il sentire premere il suo ventre contro il suo, creò in Marco una frenetica passione e al calore del suo corpo si sentì sottomesso ai suoi voleri e capitolò ai piaceri magici del loro amore.
Infine quando la penetrò e lei trattenne il respiro, quella improvvisa rigidezza lo sorprese, ma alla fine, sentendosi appagata di essere completamente penetrata, la sua passione si ingigantì e prese il comando del loro gioco amoroso, ripagandolo con tale ardore e passione che unicamente, colei che ha una profonda esperienza come amante può creare.
"Metti le mani attorno al mio collo." gli ordinò.
Poi, lentamente iniziò profondi movimenti dei suoi fianchi, accentuando in quel modo la stimolazione dei loro sensi. La loro passione raggiunse l’apice dei sensi e, Annemarie prese controllo dei ritmi dei loro corpi, capace di creare in loro un più profondo orgasmo come conclusione dei loro desideri. Ubbidientemente Marco seguì le sue istruzioni, e mentre lei arcuava i suoi fianchi per riceverlo più profondamente, e in questo modo lo condusse entro una smagliante danza d'amore. Marco percepì il calore del suo ventre attorno al suo membro e la sua palpitazione era talmente deliziosa che freneticamente richiedeva da lui un ritmo più acuto e penetrante. Entrami raggiunsero l’estremo possibile piacere sessuale, esaltato da ripetute convulsioni dei loro corpi, nello stesso modo come l’onda sovrasta sopra il mare spumoso, fintanto che, esauriti i piaceri carnali, poterono ritornare alla calma dei sensi.
Trascorsero assieme i due giorni seguenti, ignari del passar del tempo. Dimenticarono i loro obblighi di lavoro, o qualsiasi altra responsabilità potessero avere. Unicamente desiderarono d’essere assieme e poter fare quello che a loro piaceva di più, poter continuare ad amarsi in quel modo vorticoso.
~*~
Fine Parte Due
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