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Never say no / Mai dire no all'amore

Mai dire no all'amore
Scritto da © Carlo Gabbi -
Ho piacere di ripresentare ai miei lettori questo mio racconto, che per me è di un certo valore. È uno dei miei pochi scritti nella lingua Italiana senza essere stato tradotto dall’Inglese come usualmente uso nello scrivere.
Il racconto è avvincente e sempre attuale, e quando lo pubblicai qui la prima volta ricevette un favorevole riscontro da parte dei lettori.
Buona lettura ai nuovi e vecchi amici che mi continuano a sostenere.
~*~
 NEVER SAY NO – MAI DIRE NO ALL’AMORE
Era giunta a Milano Linate e l’aereo era in ritardo. Si sentiva stanca ed ansiosa. Paolo le aveva promesso che sarebbe venuto a prenderla all’aeroporto ed avrebbero poi finalmente discusso e chiarito quei problemi che da tempo avevano scosso la loro unione.
Ma Paolo non era venuto, come al solito. Negli ultimi due anni della loro unione aveva ignorato i suoi doveri coniugali. Non aveva più tempo per lei. Certo, e Gianna lo sapeva bene, che ora Paolo aveva solamente tempo per lei, l’altra sua donna che ora faceva parte della sua vita e del suo amore da due anni, ormai.
‘Gianna!’ Udì una voce che la chiamava.
‘Oh, grazie Lorenzo di essere qui. Se non fossi venuto, avrei dovuto attendere tutta la notte, per il pullman che fa servizio per la Val di Calve.’
‘Paolo mi ha chiamato nel tardo pomeriggio e mi ha chiesto se potevo venire a prenderti. Si è scusato dicendo che aveva un importante appuntamento di affari.’
‘Che faccia tosta! Dopo sei mesi che sono stata via a causa sua. Questo è troppo. Dimostra che di me non gli importa più nulla. Pensare che sono ritornata da Londra per lui, dopo che ancora una volta ha voluto farmi credere che gli mancavo. Ed io gli ho creduto. Ma dimmi, da chi ha imparato a mentire questo tuo Paolo? Tu sei suo padre, ma sei così comprensivo.’
‘Non saprei proprio dirtelo. Mentre Paolo cresceva e per trent’anni ho avuto ben poco tempo di stare a casa. Ero sempre in giro per il mondo a procurare buoni affari alla compagnia. Ma ora finalmente, alla beata età di settanta anni ho modo di godermi la vita. Certo anche per me non è un gran sollazzo. Vivo solo e sembra anche troppo tardi per aggiustare i miei affari familiari. Ma non me la prendo più di tanto, vivo con buoni ricordi e per la mia musica classica.’
‘Mi dispiace, Lorenzo. Grazie per essere venuto. Ma dimmi come stanno Mirella e Patrizia?’
‘Attendono la loro mamma. Hanno sentito molto la tua mancanza. Ma adesso è tempo che tornino a scuola in citta`. Ora sarà meglio che andiamo, Gianna. Ci aspettano due ore di viaggio ed il tempo non è molto buono. Promette pioggia e le strade tra quelle montagne bergamasche, saranno sdrucciolevoli.
Lorenzo guidava sicuro su quell’autostrada che l’avrebbe portato a Bergamo, e poi da lì avrebbero proseguito lungo la valle e sarebbero saliti sino al passo di.... per poi scendere sulla strada che attraversando i boschi, avrebbe raggiunto Vilminore, quel quieto villaggio alpino, che lo aveva attratto trenta e più anni orsono. Fu in quei giorni lontani che aveva deciso di comperare quella solida casa montana, costruita più di duecento anni prima con le pietre che erano state portate a spalla dai montanari, su quell’ impervio sentiero che sale dalle basse rive fluviali fino al paese. Quello era ora il suo domicilio. In quella valle, rinchiusa tra le Alpi maestose, si sentiva a suo agio, ed il vivere tra quella semplicità alleviava la sofferenza del suo animo, dopo che la moglie Rosina, lo aveva lasciato. Quella era ancora, come lui aveva voluto quando l’aveva comperata, la residenza delle vacanze per tutta la famiglia, e dopo i lavori di modifica, era spaziosa e comoda, dove ognuno aveva il proprio alloggio. Ma ben presto, con l’inizio dell’anno scolastico, sarebbe rimasto solo a svernare lassù. Ma poi non era un gran sacrificio vivere là tra le alte montagne appuntite, con il sole che riverberava, durante l’inverno, tra le nevi della valle. A Milano, avrebbe vissuto tra le nebbie e lo smog soffocante ed opprimente. Era ben lieto di aver detto addio a quella città e alla sua casa, che ora era vuota. Solo Rosina la usava casualmente, nei suoi brevi rientri in Italia.
‘Sembri stanca, Gianna. Meglio se cerchi di dormire un po’. Faremo una sosta all’uscita dell’autostrada per mangiare qualcosa o per un caffè in autogrill…’
‘Grazie Lorenzo, se non ci fossi tu...’
‘Non ti preoccupare ora. Ti prometto che cercherò di parlare seriamente con Paolo. Credo che sia ora di mettere fine alle sue follie.’
* * *
Quando giunsero a Vilminore Gianna e Lorenzo fecero una cena frugale con gli avanzi lasciati in caldo per loro. Si erano seduti di fronte al camino che Lorenzo aveva acceso per intiepidire la grande stanza. Sperava che lo scoppiettio delle braci avrebbe avuto magici poteri su Gianna e che l’avrebbero aiutata a rilassarsi.
‘La tua camera è pronta per la notte, Gianna. Ho promesso a Mirella ed a Patrizia che faremo una lunga camminata attraverso i boschi fino ai ruderi della vecchia diga. Di là si può godere una vista magnifica della valle. Se te la senti vieni con noi, Gianna. Un po` di esercizio ti farà bene e rinvigorirà pure il tuo spirito.’
‘Grazie Papa`. Sei premuroso con me, Mi ricordi lui, il mio vero Padre.’
‘Vedi Gianna, oggi nella mia vita siete rimaste solamente tu e le ragazze. Voi siete le uniche alle quali mi sento vicino ora. Vi penso e desidero di vedervi felici. Non ti voglio affaticare troppo stasera. Cerca di rilassarti e dormi bene e domani pomeriggio, se desideri, possiamo fare quella lunga chiacchierata insieme. Penso che a questo punto sono necessarie un po’ di confessioni, da parte tua e mia. In affari sono sempre stato un buon negoziatore, e quello era parte del mio lavoro. Così spero, conoscendoti un po’ meglio e con un po` di fortuna, di poter negoziare per te quella pace di cui hai bisogno.’
‘Di nuovo grazie, Papà e buonanotte.’
Sebbene il suo corpo era spossato dalle fatiche, non poté chiudere gli occhi per tutta la notte, perché il suo animo era affranto. Pensava a Paolo. Pensava alla vita passata, ai sogni di una giovane ragazza ed il suo amore per lui. Gli aveva dedicato tutta la sua vita, la sua gioventù, ed il suo futuro. Aveva sperato che dopo avergli donato due figlie sarebbe cambiato e si sarebbe sentito più attaccato alla famiglia. Invece era avvenuto l’opposto. Il legame familiare pesava troppo su di lui. I suoi fine settimana non erano più dedicati a lei o a Mirella e Patrizia. Quei giorni passati insieme a loro gli sembravano troppo monotoni. Voleva nient’altro che la bella vita, divertirsi con amici che come lui erano buoni a nulla.
Questo pensò Gianna durante quella lunga notte, mentre singhiozzando cercava di capire se era stata lei a sbagliare in qualcosa.
Paolo aveva preso il posto del padre quando Lorenzo si era ritirato dalla compagnia. Sicché ora era lui che andava all’estero a negoziare nuovi contratti favorevoli per i loro prodotti chimici. Era altrettanto capace quanto lo era stato Lorenzo e gli altri tre soci anziani gli avevano dato il loro voto favorevole.
E quello era l’altro punto che ancor più lo divideva da Gianna. Era divenuta la sua scusa per vivere lontano da casa, era la ragione che gli permetteva di avere impunitamente quella bella vita di piaceri allorché si trovava al capo opposto del mondo, vivendo la vita frivola delle luci della ribalta tra le braccia di esotiche concubine.
Si, Lorenzo aveva ragione. Aveva bisogno di parlargli apertamente ed ascoltare il suo consiglio. Aveva bisogno di aprire il libro della sua vita, e scaricare tutto quanto vi era racchiuso. Forse aveva bisogno di chiedergli consigli per il suo futuro e se avesse dovuto ripagare il marito nello stesso modo e così accettare un nuovo amante nella sua vita. Guardandosi allo specchio poteva riconoscere che era ancora una donna attraente, con un fisico perfetto nonostante qualche ruga le solcasse il viso stanco. Ma nel corpo era ancora giovane, molto più che nello spirito. Era poco più che trentenne e sapeva che per lei ancora poteva esistere una vita piena di gioie. Sapeva pure che l’amore non ha età e che guardandosi intorno avrebbe trovato chi l’avesse potuta amare, e quel lui ipotetico le avrebbe ridonato la speranza, la giovinezza, l’amore. Principalmente, con la giovinezza avrebbe potuto comprendere un altro cuore ed insieme a lui gioire nel desiderio di vivere insieme, facendo le stesse cose che piacevano ad entrambi, leggere gli stessi libri, andare negli stessi posti e avere amici comuni. Questo era quanto aveva sempre pensato fosse la vita insieme a colui che è il vero partner nella vita, quello che sa unire le vite di due esseri per creare la vita comune.
 
~*~

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