Scritto da © Anonimo - Mar, 29/12/2009 - 17:29
Canto alla gioia degli orli di gonne
le linee continue dei salti che fanno da profili alle grida
nei balli di festa.
Canto di ventre sui pubi sui volti sul riso
in ogni esercizio di languori
intrecciati.
Canto il cantare la voglia di esserci
in piena anidride
a bolle richieste nei pizzicori di gola.
Canto, con frange di voci
che fanno merletti sul raso dei glutei.
Ci sono i tormenti a corolla che vita si fanno:
ecchisenefrega!, io canto la goduria del calice o delle lingue sfrenate.
Io canto come canterebbe l’unisono dei tappi fiondati
dalle angosce del fondo
e le esala.
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