Scritto da © Bruno Amore - Gio, 11/04/2013 - 15:12
Caro amore (per l'ultima volta)
quando leggerai questa mia, sarò molto lontano da Pisa, forse già in quel posto meraviglioso che abbiamo anche immaginato per due ma, ora, sarà solo mio e dei nativi. Non voglio lasciarti, però, senza un rigo di saluto e di spiegazione, anche se non ce ne sarebbe bisogno.
Ho maturato la decisione l'altro giorno quando rientrato a casa, ma già in ascensore avevo una strana ansia, notai che dalla mensola dell'ingresso mancava quel vaso orientale che ci aveva regalato mio zio: ottomila euro, il giorno che abbiamo arredato l'appartamento. Anche il piccolo secretaire in ciliegio, intarsiato: undicimila euro a quell'asta parigina, non c'era più. Dal letto matrimoniale mancava il materasso ad acqua, la tua ideona americana; dall'armadio, il mio e il tuo cappotto di pelo di cammello, fatto su misura: tremila euro. Perfino la batteria da cucina in acciaio inox speciale e il servizio R.Ginori da diciotto, sempre esagerata, tanto pagavo io: tremilaseicento euro.
Saprai già che nel conto corrente non c'è un euro. Quel tuo ex della banca, mi ha aiutato a prelevare tutto. Ho mentito un pochino ma ne valeva la pena.
Ma quello che mi ha ferito maggiormente è stato il messaggio che mi hai lasciato in sala da pranzo: sparito tavolo e sedie in materiale prezioso trasparente come cristallo, non ricordo il nome, costati uno “stonfo”, da quell'arredatore architetto dei miei stivali, così gentile e premuroso con te. Dal gancio del soffitto per il lampadario: di Murano, da seimila euro, che non c'era più; pendeva una corda con un cappio su tre cassette di legno, vuote, del vino pregiato che facevi venire dal Piemonte. Certo che ho capito, ci ho pensato a lungo; ci sono salito e me lo sono infilato al collo. Ho rovesciato le cassette e...sono franato a terra: la corda non ha retto.
Hai risparmiato proprio sull'unica cosa davvero importante, dato il punto a cui eri arrivata.
Ho sofferto molto per il tuo abbandono ma, mortalmente o quasi, offeso...ti ho denunciato alla Polizia.
Addio e...tanta salute.
Caro amore (per l'ultima volta)
quando leggerai questa mia, sarò molto lontano da Pisa, forse già in quel posto meraviglioso che abbiamo anche immaginato per due ma, ora, sarà solo mio e dei nativi. Non voglio lasciarti, però, senza un rigo di saluto e di spiegazione, anche se non ce ne sarebbe bisogno.
Ho maturato la decisione l'altro giorno quando rientrato a casa, ma già in ascensore avevo una strana ansia, notai che dalla mensola dell'ingresso mancava quel vaso orientale che ci aveva regalato mio zio: ottomila euro, il giorno che abbiamo arredato l'appartamento. Anche il piccolo secretaire in ciliegio, intarsiato: undicimila euro a quell'asta parigina, non c'era più. Dal letto matrimoniale mancava il materasso ad acqua, la tua ideona americana; dall'armadio, il mio e il tuo cappotto di pelo di cammello, fatto su misura: tremila euro. Perfino la batteria da cucina in acciaio inox speciale e il servizio R.Ginori da diciotto, sempre esagerata, tanto pagavo io: tremilaseicento euro.
Saprai già che nel conto corrente non c'è un euro. Quel tuo ex della banca, mi ha aiutato a prelevare tutto. Ho mentito un pochino ma ne valeva la pena.
Ma quello che mi ha ferito maggiormente è stato il messaggio che mi hai lasciato in sala da pranzo: sparito tavolo e sedie in materiale prezioso trasparente come cristallo, non ricordo il nome, costati uno “stonfo”, da quell'arredatore architetto dei miei stivali, così gentile e premuroso con te. Dal gancio del soffitto per il lampadario: di Murano, da seimila euro, che non c'era più; pendeva una corda con un cappio su tre cassette di legno, vuote, del vino pregiato che facevi venire dal Piemonte. Certo che ho capito, ci ho pensato a lungo; ci sono salito e me lo sono infilato al collo. Ho rovesciato le cassette e...sono franato a terra: la corda non ha retto.
Hai risparmiato proprio sull'unica cosa davvero importante, dato il punto a cui eri arrivata.
Ho sofferto molto per il tuo abbandono ma, mortalmente o quasi, offeso...ti ho denunciato alla Polizia.
Addio e...tanta salute.
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