Scritto da © Bruno Amore - Sab, 18/06/2016 - 17:09
Mentre l'odore forte del fieno
appena tagliato sale alle narici
e sfrecciano sugli steli abbattuti
rondoni e rondini cacciatrici
pensi che sono sentori d'altri tempi
e la nostalgia di quei dì prende governo.
I più nascemmo alle porte del contado
l'odore acre delle ciminiere dopo venne
così il tossico fumo delle auto ambite
le quali ci avrebbero aperto liberato
l'orizzonte limitato delle colline
il lavoro duro dai nostri vecchi usato
dalle pastoie che le stagioni calzano
se dalla terra devi trarre il pane.
E venne, il pane, più bianco ma scipito
nulla aveva più sentori forti
tutto annacquato, tutto ripulito, asettico
abbondante specie per chi sin dalla culla
alla quantità più di tutto anelava e
teneva sapori odori e vecchi gusti
non importanti di poco conto o nulla.
Ora in tanti rimpiangono il passato
seppure pochi l'hanno vissuto intero
sono pentiti d'aver molto dissipato
vorrebbero una vergine natura di ritorno
dopo averla stuprata volontariamente
seppure Lei, la Terra, aveva sempre avvisato.
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