Scritto da © fabiomartini - Mer, 02/06/2010 - 11:00
Avevano vissuto una lunga parte della vita insieme. Avevano costruito senza domandarsi mai da dove s’era cominciato; senza domandarsi mai dove si volesse andare. Ma negli ultimi anni avevano accarezzato momenti di profondo smarrimento.
Uno dei due un giorno disse, forse è arrivato il momento, spegniamo questa luce oppure perderemo il treno.
Una sola frase raccolse il tempo passato, spazzando via migliaia di cose sfuggite di mano. C’era solo un pomeriggio estivo che portava la prima brezza.
Scesero le scale guardando i gradini per non cadere. Spesso una vita passata non riconosce i suoi attori e la nebbia improvvisa copre il sole, poi pezzi di guai si posano e schiacciano tutto e voglia di libertà si presenta alla porta.
Pensarono di cantare ancora quella canzone ma si dissero che non era il momento e che il rumore era assordante. Forse tornerà il tempo di poterlo rifare.
Si aiutarono a nascondere quel poco che restava mentre le valigie erano pronte a partire. Tentativi di sorriso stavano appesi sulle pesanti pareti amiche.
Uscendo dal portone lui si girò. Vide gli occhi lucidi nella piccola e ora tremula, figura di lei, trasposizione degl'identici suoi e la vide scomparire dietro alla porta che veniva chiusa.
Quindi attraversò la strada e arrivò alla macchina proprio mentre il portellone dietro si apriva automaticamente, caricò il vano delle due valige piene di quel che restava... e lo richiuse subito dopo.
Lei nel frattempo aveva chiuso la porta. Guardò la strada dallo spioncino e quando lui entrò in macchina e mise in moto, coprì d'istinto con la mano quell'ultimo spiraglio verso l'esterno e vi appoggiò la fronte sopra.
Un istante dopo, saliva la scala che portava sopra, pensando che fosse soltanto un sogno. Accese la radio e scelse una stazione più chiara; disse tra se che al risveglio ne avrebbe riparlato. Sorresse il vaso che il gatto stava spostando e si mosse verso la macchina del caffè.
Due vecchi amici dovrebbero sapersi capire e loro avevano cercato di farlo. Ognuno dei due aveva pensato che era meglio così; quindi così era andata.
Si sporse dalla finestra mentre l’auto girava la curva. Nonostante le mille ragioni sul tavolo, si mise a piangere sommessa, mentre il cuore cominciava a scoppiare. Disse tra se: ti ricorderò per l’eternità e chiuse la finestra. Riassettando le tendine bianche, intravide la luna lassù che in quel pomeriggio inoltrato faceva capolino. E forse sorrise...
Nulla resterà nel mio cuore così a lungo sino a che il sentiero smetterà di camminare...
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