dopo una breve vacanza, ti ritrovo su Rosso con un altro exscursus sulla cultura medievale. Leggendo le tue considerazioni su quest'epoca così interessante e poco, secondo me, sviluppata se non dagli esperti di settore, mi è balenata un'idea tanto balsana quanto utile. Devo confessarti che il mio interesse su tale periodo storico va ben oltre il lecito...e non sto scherzando, quindi, spinto da questa pulsione, mi sono deciso di redigere una sorta di taccuino guida per chi avesse intenzione di approfondire per proprio conto l'argomento di questa discussione. Chiarisco subito che il mio sforzo non ha lo scopo di correggere il tuo input, perché, a mio giudizio, è interessante e ricolmo di spunti, ma semmai di porre le fondamenta per gli ulteriori sviluppi. Tu, giustamente, potresti affermare...perché affaticarti e sostituirti ad un buon manuale di storia medievale. Forse, hai ragione...Ma come tu ben sai, questi tomi sono prolissi e di difficile comprensione. E per come intendo io la cultura, cioè quella aperta a tutti ma soprattutto comprensibile ad ogni ceto sociale, non potevo esimermi dal farlo...Fatta la doverosa cappella, entriamo nel medioevo con brevissima mappa storica.
Per convenzione l'inizio del Medioevo si fissa nel 476 d.c., quando si depone l'ultimo imperatore dell'Impero Romano d'occidente. Romolo Augustolo. I barbari, provenienti quasi tutti dal nord, oltre che a spezzettare definitivamente l'unità dell'impero d'occidente, e mi riferisco solo a questo perché quello d'oriente resterà in vita fino al XV secolo, introducono costumi, leggi, mentalità, apporti linguistici, che sono destinati a modificare, a mutare in profondità le strutture fino a quel momento esistenti. Il primo aspetto che mi sento di portare alla luce è sicuramente il fenomeno del feudalesimo. Il feudo, grande appezzamento terriero, lo concedeva solo l'imperatore e lo concedeva ai sudditi aristocratici, sia per garantirsi fedeltà e sia per meglio amministrare il proprio dominio [ ricordo: Carlo Magno, incoronato il Natale dell'800 ]. Tali domini vengono poi trasmessi alle generazioni future attraverso eredità e successione, quindi per via famigliare. Ma gli aspetti che maggiormente mi preme rilevare sono:
1 ) un potere centrale debole. Indebolito da tutte quelle realtà locali, all'interno delle quali il signore diventa, gioco-forza, il padrone indiscusso e favorisce la sottoassegnazione di territori, su cui lucrare indegnamente [ vassalli, valvassori, valvassini ].
2 ) La nascita di una società chiusa in un mondo ristretto, circoscritto, ma che al contempo mantiene al suo interno tutti quegli aspetti che caratterizzano l'universalità del mondo medievale.
Da questi primi assunti storici, si può desumere con una certa sicurezza che la società feudale e, di conseguenza, quella medievale s'imperniava su una gerarchia statica, fissa, immota, basata su caste chiuse. Queste erano divise in tre ordini. Bellatores, cioè quella dei guerrieri, cavalieri e tutti coloro che si occupavano di armi. Oratores, cioè quella dei monaci, prelati e tutti coloro si prendevano cura dello spirito. Laboratores, cioè quella dei contadini e tutti coloro che lavoravano la terra. Appare evidente da questa tripartizione che tale concezione, condivisa pressochè da tutti, aveva una matrice di carattere religioso...E' Dio stesso a volere una gerarchizzazione di questo tipo, poiché tale struttura trinitaria corrispondeva alla Trinità di Dio e, per riflesso, la società terrena doveva in qualche modo essere uno specchio di quella celeste. Questo scacchiere storico si riflesse inevitabilmente anche nella letteratura, tutti i precetti di carattere religioso si tramutarono con trasporto, spesso passionale, in opere letterarie. E' il caso di Adalberone, vescovo di Laon, che, oltre a partecipare attivamente alla vita politica-sociale del suo tempo, nella sua opera "Carmen ad Robertum regem" ( Poesia per il re Roberto ), poemetto in latino del 1025 in forma dialogica, si dichiarò al re di Francia ribadendo le sue posizioni sull'ordine sociale. Tra le righe dell'opera Adalberone, inizialmente, sostenne l'uguaglianza di tutti gli uomini, ma subito dopo accettò la diversità delle condizioni sociali, confermando il postulato del dogma della Trinità. Quella trinitaria fu immagine frequente nella cultura medievale, infatti, lo stesso Sant'Agostino, filosofo autore del "De Trinitate", ribadì il concetto con un linguaggio teoretico fervido e preciso. In uno scenario di visione statica del reale, la figura del pensatore e del teologo s'arricchì di un altro aspetto tipicamente medievale: l'encliclopedismo. Questo peculiare fenomeno si fondò sia su una visione globale della realtà e sia sul sapere della Teologia. L'uomo erudito, quindi, era colui che possedeva una formazione generale e non settoriale. E l'esempio più illustre che mi sento di portare è quello della Divina Commedia di Dante ( 1265 - 1321 ), nella cui magnificenza si respira tangibilmente anche quel valore enciclopedico ove si esprime, forte come una scudisciata, un concetto fondamentale: il sapere è stato dato all'uomo da Dio e andare oltre questa conoscenza è da ritenersi peccato di superbia. quindi punito. A tale proposito, esemplare può ritenersi l'episodio di Ulisse raccontato dal sommo poeta:
«Considerate la vostra semenza:
fatte non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute a conoscenza.
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
cha a pena poscia li averi ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
dei remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.» ( Dante, Inferno - Canto XXVI versi 118/126 - )
Tenendo sempre questo approccio storico-letterario, si rivela un altro interessante elemento caratterizzante la mentalità e la cultura medievale: l'allegorismo. Una rappresentazione estremamente allegorica, simbolica della realtà, attraverso la quale gli eruditi, i letterati, i filosofi, i pittori e gli scultori si prefiggevano di moralizzare le masse. Nella ricca produzione di quell'epoca, proprio a tale riguardo, va ricordata l'opera di Fabio Fulgenzio Planciade "Expositio virgilianae continentiae" del V secolo, in cui appare un'interessante intrepretazione dell'Eneide di Virgilio. Di quest'opera cos'è importante...E' fondamentale l'anticipazione che l'autore fa della rivelazione cristiana, cioè il testo virgiliano è letto come fosse un passo sacro, un passaggio delle sacre scritture, diventa quasi un esercizio per ricavere precetti morali propedeutici. Una sorta di guida montesoriana moderna esasperando moltissimo il paragone. Per quanto si respiri una cultura di taglio religioso, il medioevo, per dovere di cronaca, non rinuncerà mai al fantastico e questo per un semplice motivo...Perché, fino a quel preciso momento, le idee che alimentavano quello scenario, nutrendolo in toto, erano nate dall'incontro di due culture diverse: la classica greco/latina e la cristiana. Ed è proprio sulla scorta di questa esigenza evolutiva che, durante il medievo gotico, si assisterà alla rinascità dei cicli dell'inferno, delle creature deformi, degli esseri favolosi [ Bestiari ]. Sui bestiari medievali, se mi consentite, mi piacerebbe spendere due sintetiche parole. I più vetusti codici miniati pervenutici risalgono, uno al IX secolo, ["Physiologus"] e l'altro al 560 - 636 ["Etymologiae" di Isidoro da Siviglia]. Il Medioevo, pertanto, deve essere considerato un enorme contenitore di idee, di cambiamenti, di evoluzioni, di passaggi e confronti; un palcoscenico su cui una rappresentazione teatrale si sta mettendo in opera, i cui attori posseggono tutte le qualità interpretative per portare a compimento l'opera. Il primo sforzo per creare un sistema unitario, che s'ispirasse in tutto e per tutto alla scienza di Dio, fu quello della Scolastica, sviluppatasi tra il XII e il XIII secolo nei maggiori centri culturali. L'intendimento di questa scienza fu quello d'individuare un punto
di fusione tra fede e filosofia. Il maggior esponente della Scolastica resta il domenicano Tommaso D'Aquino, che, ripercorrendo le teorie di Aristotele, sfornò un'opera illuminante per molti aspetti [ Summa Teologia ] e che divenne poi guida ufficiale per l'insegnamento della Chiesa. Questo percorso, però, trovò l'opposizione di un'altra corrente di pensiero. Il francescano Bonaventura da Bagnoregio [ 1221 - 1274 ], infatti, basandosi sul pensiero di Sant'Agostino e Platone, considerò la fede come un fatto esistenziale primario, l'uomo doveva annullarsi attraverso un iter di ascesi verso Dio immedesimandosi con lui..Questi erano i mistici. Mentre il monachesismo orientale cercava di mantenere questo isolamento dal mondo per dedicarsi alla contemplazione in direzione di Dio, quello occidentale riteneva che, oltre alla preghiera, si doveva anche lavorare. Il primo nome che mi ritorna a mente è quello del benedettino San Benedetto da Norcia. In breve tempo, in tutta Europa, si diffusero migliaia di monasteri, divenendo dei veri centri d'attività agricola e artigianale. Dal punto di vista puramente religioso, questa nuova visione abbatteva ogni vincolo restrittivo. San Benedetto si può considerare il fondatore di una nuova società di cristiani, uniti e non più divisi da lotte intestine di potere e scismi, ma legati insieme nella preghiera e nel lavoro, come un unico strumento per giungere a Dio. Il filone letterario che prende spunto da questo nuovo modo di vedere Dio si focalizza principalmente attorno alla figura di San Francesco D'Assise [1182 - 1226 ], che, oltre a far sua questa filosofia, si può considerare il primo autore della letteratura italiana a scrivere in volgare e non in latino. Però, la cosiddetta letteratura religiosa, in senso strettamente tecnico, non si può ritenere come genere letterario, ma piuttosto come area tematica, riscontrabile in espressioni di diverso genere come inni, laude, prediche, vite dei santi, lettere e cronache, non per questo comunque meno letterarie. Ma in tale fervore monastico non c'era solo il tempo di "ora et labora", nascevano anche le visioni di racconti fatti nell'aldilà. La loro origine va infatti ricercata all'interno di tre precise tradizioni:
a - quella antica [ viaggio dal re degli inferi Nergal ].
b - tradizione apocalittica giudaica-cristiana.
c - tradizione celtica [ Il pozzo di San Patrizio, il Viaggio di Bran e la Navigazione di San Brindano ]. La natura e l'espressioni dell'oltre tomba si bilicano tra la visione di un mondo di felicità e uno fatto di patimenti, angosce e prove difficili. In tale produzione, l'aspetto che risulta nuovo è una forte presenza della donna, che fino a quel momento si riteva essere demoniaco e tentatrice. Ecco, sulla scia di questa innovazione, nascono monasteri femminili. Altra importante novità fu l'azione che Santa Chiara D'Assisi esercitò sul mondo monastico, così come Santa Caterina da Siena. Entrambe affermarono il valore della povertà dedicandosi al raggiungimento di Dio. In questo periodo la figura della sonna è vista in un'ottica duplice: da una parte la monaca e dall'altra la donna carnale, che restringe l'etica sessuale in un vortice di divieti e sanzioni. A questo punto, come si può ben intuire, davanti ad processo storico-religioso-letterario di tale entità, il mio tentativo di portare un po' di luce su questo periodo storico fallisce miseramente, perché è innegabile confessare che di cose ce ne sarebbe da dire a quintali. Perdonatemi fin d'ora, quindi, se il mio procedere dimenticherà certo qualcosa. E con tale premessa avanzerò con questo viaggio. L'artista medievale si pone come un personaggio anonimo, il più delle volte vicino alla condizione di artigiano e con il relativo prestigio sociale, derivatogli ovviamente dalla sua impostazione corporativa. Questa impostazione di partenza, tuttavia, non deve essere presa come assioma matematico, poiché, in questi artisti, si rilevarono molti tentativi di lasciare traccia del proprio contributo personale, tenuto conto anche del fatto che tra loro ci furono personaggi di spessore internazionale che, pur avvantaggiandosi del lavoro di bottega, vollero riversare la propria coscienza storica e intellettuale nel proprie opere [ Wiligelmo - scultore modenese, opera più importante è "Storie della Genesi" / Benedetto Antelami - scultore e architetto parmense, opera più importante "battistero" / Jacopo Torriti - pittore
romano ]. Solo a partire del XV secolo che l'artista cominciò a prendere consapevolezza delle proprie abilità. Si definì, infatti, coltivatore delle belle arti, oltre che come esecutore materiale. In sostanza, cosa spingeva questi personaggi di bottega a fare tutto ciò...La risposta va ricercata nel sacrificio di rendere tutto sacro. Abbellire una chiesa con un dipinto o una scultura, oltre che a rendere immortale l'esecutore, lo stesso autore s'innalzava a Dio. Ma per comprendere appieno il ruolo dell'artista deve essere considerato anche quello della committenza, che, attraverso il loro bisogno di circondarsi d'opere che parlassero dell'Onnipotente, tramandavano un segno evidente della loro potenza. L'arte medievale, perciiò, va intesa come un prolungamento del cristianesimo, cioè come artisticità di chiesa. Per quanto questo non sia sempre vero, rimane reale che, fin dalle prime battute, il richiedente e l'artista medievale si sono commisurati con l'impegno di portare avanti le metodologie e le possibilità dell'arte all'interno di ambito prettamente teologico. Se, al'inizio, il loro intento fu quello di trasfigurare, di plasmare, di modellare il naturalismo classico, in seguito, tuttavia, questa esigenza si trasformò, diventando quasi un'ossessione, una vera e propria pedagogia cattolica. Bisogna, in un certo realismo storico, tenere conto che la chiesa possedeva un tessuto connettivo a maglie larghissime e per questa ragione non ebbe alcun problema a far accettare un'arte del genere. E' necessario ricordare anche che, sul piano puramente del rapporto tra raffigurazione e divino, il cristianesimo aveva avuto nel suo retroterra culturale due posizioni assolutamente contrapposte:
1 - ellenismo: Dio vive a pieno diritto nella natura e in tutte quelle forme antropomorfe [iconismo] [ antropomorfismo = dare qualità umane ad esseri animati, inanimati o a fenomeni soprannaturali, in particolare divinità ].
2 - ebraismo: condanna della rappresentazione figurativa di Dio in quanto idolatra [aniconismo] [ arte anaconica = islamica ].
Da quanto si può apprendere, in verità, la fede dell'incarnazione di Dio in Cristo, concetto teologico-filosofico di estrema importanza per la religione, influenzò inevitabilmente quella sensibilità artistica occidentale in riferimento alla rappresentazione del divino. Le prime comunità cristiane non s'interessarono all'espressione figurativa in quanto tale, ma tutto al più, mediarono sugli oggetti figurativi allegorizzandoli per quanto possibile, secondo quanto la sensibilità ebraica disponeva. Per esemplificare tutto questo discorso, si può ribadire che la storia dell'arte medievale può includere:
a) gli ultimi lasciti dei gesti artistici romani, nonché tutte le trasformazioni che da essi ne sono scaturiti per i nuovi fini del culto cristiano [ es: dalle terme alla rotonda, dal palazzo patrizio alla basilica ];
b) tutta l'eredità spirituale e non dell'arte paleocristiana, partendo dalle catacombe, espressione artistica di una religiosità, fino ad arrivare alla complessa dialettica dei sotteranei precedenti classici ed ellenistici;
c) il formalismo dell'arte bizantina e l'estenuante perfezionamento dei suoi canoni figurativi;
d) tutte quelle raffinatezze anticlassiche ed espressionistiche;
e) la nascita di una volgarizzazione figurativa in Occidente, più specificatamente durante la fine dell'VIII secolo;
f) le novità della scuola romana di mosaicisti;
g) l'architettura islamica, sviluppatasi in territorio ispanico e siciliano;
h) il gotico.
Il vostro vecchio Franz sta per giungere alla conclusione di questa, mi auguro, non noiosa disquisizione sul Medioevo. Prima di concedarmi, tuttavia, desidero porre l'attenzione sul concetto filosofico di quel periodo, toccato solo marginalmente nelle righe precedenti. Davanti alle tematiche del pensiero antico, il cui raggiungimento di spiegare il reale si vanificò, in quest'epoca a piene mani ad una filosofia di segno marcatamente religioso. Dio come soluzione per ogni cosa. Non preoccupatevi, non entrerò in ragionamenti complicati e difficili, mi limiterò soltanto a schematizzare.
1 ] Filosofia patristica - Questa corrente vede come esponente maggiore Sant'Agostino. Le tematiche che la caratterizzano si fondano sull'accoglimento dell'annuncio cristiano, ritenuto a pieno diritto il centro della cultura ma in un contesto strettamente platonico. La patristica e S.Agostino nello specifico, avevano ben presente la centralità del soggetto [ Deum et animam meam scire cupio ( Desidero conoscere della mia anima e di Dio ) - "Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas" (Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell'uomo che risiede la verità) Scusate per la traduzione...].
2 ] La Scolastica - Questa corrente, invece, influisce in due maniere sul pensiero successivo. Da una parte avvia un naufragio all'autonomizzazione della sfera naturale, il cui logico sfocio sarà il naturalismo, dall'altra parte invece scatena un oggettivismo con una marcata esaltazione della soggettività, caratteri che si riscontreranno in molto pensiero umanistico-rinascimentale.
Mi rendo conto che esemplificare così schematicamente la filosofia medievale potrebbe sembrare riduttivo, e sinceramente lo è, ma, in questo ambito, mi premeva innanzittutto focalizzare le principali scuole di pensiero che animarono quel palcoscenico. Mi auguro d'essere stato il più semplice possibile e vi rimando alla prossima...Ciao e un abbraccio.
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