Scritto da © baluba - Lun, 04/11/2013 - 17:11
Già, caro Winston, come rappresentare graficamente quella “i” che per pervenire secondo un tuo disegno, in un solo passo, speditamente, all’integro, non andrebbe nemmeno pronunciata?
Conoscendoti, io credo che tu l’abbia fatto provocatoriamente onde porci di fronte ai problemi della Grammatica italiana.
Come ha ben fatto notare “l’umile prof.”che ti si è fermamente opposta, non c’è scampo per chi voglia saltare il fosso.: l’elisione nel dittongo in questione è già stata regolamentata. È permessa solo se all’altro capo, quello iniziale, vi si trovi un’altra “i”.
Inutile anche accampare la regola fonologica rispetto a quella strettamente grafica/lessicale in quanto, come ti viene puntualmente ricordato, per effetto delle regole scelte e predisposte dai grammatici, è stata effettuata quella della sinalèfe, che vuole che i due vocoidi, i finale ed o iniziale vengano “letti” come unica sillaba. Hanno cioè inventato, direbbe un giurista, una “finzione letteraria” la quale ti impedisce di rappresentare personalmente ciò che sarebbero le tue intenzioni.
Che lo abbiano fatto per motivi storico-linguistici didattici, per evitare che un popolo analfabeta o semianalfabeta, in mancanza della i finale, corresse il rischio di strozzarsi gutturalizzando come delle scimmie, poteva essere considerata cosa meritoria un tempo, oggi con la scolarizzazione mantenere quella regola così vincolante lo è meno, fatto sta che c’è e viene insegnata nelle scuole.
Abbandona quindi, ti prego, idee velleitarie: la sinalèfe così come è stata scritta impererà fino a quando l’ultimo studente italiano non avrà superato con profitto le scuole superiori della beneamata Repubblica.
Ti ricordo, per ultimo, che non hai scritto tu i Canti di Castelvecchio e che dovresti avere la modestia, per questo ed altri motivi, di affidare ai tuoi lettori, e solo ad essi, evitando accuratamente ogni intervento personale, le implicazioni semantiche di quel che pubblichi in questo ed eventuali altri blog.
Con stima ed affetto
Conoscendoti, io credo che tu l’abbia fatto provocatoriamente onde porci di fronte ai problemi della Grammatica italiana.
Come ha ben fatto notare “l’umile prof.”che ti si è fermamente opposta, non c’è scampo per chi voglia saltare il fosso.: l’elisione nel dittongo in questione è già stata regolamentata. È permessa solo se all’altro capo, quello iniziale, vi si trovi un’altra “i”.
Inutile anche accampare la regola fonologica rispetto a quella strettamente grafica/lessicale in quanto, come ti viene puntualmente ricordato, per effetto delle regole scelte e predisposte dai grammatici, è stata effettuata quella della sinalèfe, che vuole che i due vocoidi, i finale ed o iniziale vengano “letti” come unica sillaba. Hanno cioè inventato, direbbe un giurista, una “finzione letteraria” la quale ti impedisce di rappresentare personalmente ciò che sarebbero le tue intenzioni.
Che lo abbiano fatto per motivi storico-linguistici didattici, per evitare che un popolo analfabeta o semianalfabeta, in mancanza della i finale, corresse il rischio di strozzarsi gutturalizzando come delle scimmie, poteva essere considerata cosa meritoria un tempo, oggi con la scolarizzazione mantenere quella regola così vincolante lo è meno, fatto sta che c’è e viene insegnata nelle scuole.
Abbandona quindi, ti prego, idee velleitarie: la sinalèfe così come è stata scritta impererà fino a quando l’ultimo studente italiano non avrà superato con profitto le scuole superiori della beneamata Repubblica.
Ti ricordo, per ultimo, che non hai scritto tu i Canti di Castelvecchio e che dovresti avere la modestia, per questo ed altri motivi, di affidare ai tuoi lettori, e solo ad essi, evitando accuratamente ogni intervento personale, le implicazioni semantiche di quel che pubblichi in questo ed eventuali altri blog.
Con stima ed affetto
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