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Aspettando SantaLucia

Sono passati tanti anni ma di lei ho ancora un ricordo vivo. Per me, diceva mia madre, era festa doppia, perché portavo il suo nome.

Noi bambini cominciavamo a parlarne tempo prima:“Cosa ti porta”chiedevo alla mia amica e lei cominciava a contare usando tutte due le mani, poi toccava a me fare l’elenco ma i miei stavano in poche dita, non riuscivo a capire perché una Santa cosi brava dovesse fare tutte queste differenze! La mia amica diceva parolacce ed io no: “perché Santa Lucia faceva queste ingiustizie?” Mi chiedevo continuamente. Un giorno ne parlai a mia madre e lei mi disse che la Santa riempiva le scarpe che trovava fuori dalla porta d’ingresso, aveva fretta perché le case da girare erano tante e mentre l’asinello mangiava la crusca lei lasciava i doni. Era chiaro, avendo la mia amica, fratelli grandi che lavoravano tutti, aveva più scarpe e quindi avrebbe ricevuto più doni.
Se era così, pensai, poteva anche dirmelo prima, mi sarei impegnata a cercare più scarpe e così feci: girai ogni angolo della casa cercando le scarpe e trovai persino un paio di vecchie ciabatte di mia nonna che non ricordava neppure di avere.
La vigilia lasciai fuori dalla casa di ogni zio una scarpa e il mattino seguente, di corsa, andai a controllare i doni ricevuti.
Trovai poche cose, mandarini e caramelle, quelle con la cartina arricciata che mangiavo solo per Santa Lucia, ma all’appello mancava ancora mio zio Francesco, a lui avevo lasciato la scarpa più grande e certamente da lui avrei ricevuto più doni. Corsi su per la scala col cuore in gola, ma sul pianerottolo mi fermai di colpo, impietrita nel vedere la scarpa vuota.
Tornai a casa lentamente, singhiozzando, mia madre cercò di tranquillizzarmi dicendomi: “Sei sicura di averla messa in vista?” Mia madre parlava ma io avevo già smesso di ascoltarla e pensavo: “Questa Santa comincia a non piacermi, si è dimenticata addirittura di me che porto il suo nome, se è così facile diventare Santi magari lo diventerò anch’io.”


Da casa mia si vedevano le scalette che portavano in paese, ed era quasi impossibile arrivare senza essere visti, e mentre pensavo alla mia santificazione, seduta sul muretto, vidi spuntare in cima alle scalette, una testa che riconobbi immediatamente, era mio zio che con un sacchetto della spesa scendeva verso casa sua. Un dubbio mi balenò nella mente l’immagine di Santa Lucia coi doni svanì. Corsi incontro allo zio e in quel sacchetto che si portava appresso, ebbi la conferma ai miei dubbi.
Quel giorno, mangiai dolci fino ad averne la nausea…. 
L’immagine della Santa tornò ancora nella mia mente, ma ora era diversa, non aveva più l’asinello e non riempiva le scarpe di chi stava meglio lasciando quasi vuote quelle dei poveri. 
Le esperienze e le difficoltà che ho incontrato negli anni seguenti mi hanno insegnato che non è così facile diventare Santi.

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