Scritto da © Antonio Cristof... - Gio, 21/03/2013 - 05:33
(Dedico questo mio lavoro a mia moglie, ai miei figli e a tutti coloro che ho amato e che non ci sono più)
Personaggi
Il lavoratore socialmente utile
Il maestro elementare
Il narratore
L’azione si svolge in Qualiano, un paesino in provincia di Napoli. In epoca romana la zona si chiamava Caloianum, per culto al dio Giano (lo confermerebbe il ritrovamento di una grossa testa di divinità bifronte e barbuta). Notevole importanza, sotto il profilo urbanistico, ebbe il secondo periodo borbonico (1815-1860). In questa realtà illuministica per il territorio, operata dai regnanti Borboni, Qualiano trasse non pochi benefici. Attualmente Qualiano fa parte del comprensorio giuglianese ed è un mix di vecchi agricoltori e giovani imitatori della vicina vita metropolitana partenopea.
Siamo in località “Ponte di Surriento” ed il vento col suo fischiare imperioso quasi copre l’ululare dei cani randagi. E’ il tramonto inoltrato.
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Narratore -- Venerdi, 15 aprile 2001. Località “Ponte di Surriento” a Qualiano, provincia di Napoli, nel giorno della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, viene organizzata dalla Parrocchia di S. Stefano e dal Comune di Qualiano la “Via Crucis”. Distanti dal ponte, in aperta campagna, vengono issate tre croci che, per l’angusto spazio tra un albero e l’altro, vengono messe molto ravvicinate. Ai due lati della croce centrale, sulle due laterali, sono legati, vestiti solo con dei goffi parei, due individui: un giovane cassaintegrato – lavoratore socialmente utile – nativo del posto, ed un maestro elementare napoletano in servizio in un locale Circolo didattico. Di lì a poco dovrebbero arrivare tutti gli altri personaggi con il sindaco in testa flagellatore di Gesù Cristo interpretato dal Segretario comunale e l’Assessore all’assistenza degli anziani nel ruolo di Ponzio Pilato. Alle sette della sera non si vede ancora nessuno, mentre i due, strettamente legati, aspettano con una certa preoccupazione.
Lavoratore Guè, ccà comincia a fa 'nu madonna ‘e friddo! Ma comm’è che nun se vede ancora nessuno? (Al maestro) Neh guè, quanto tempo sarà che stiamo schiaffati ccà ‘ncoppe?
Maestro Io non mi chiamo “Neh guè…”
Lavoratore Saranno cinque o sei ore?
Maestro Sette ore!
Lavoratore Az, sette ore? Che diavolo sarà successo? Comme te chiamme, neh Titò?
Maestro Non mi chiamo “Titò”! Poi, cortesemente, non per altro, ma, visto che non ci conosciamo, è pregato di darmi del lei.
Lavoratore Chi?
Maestro Lei!
Lavoratore Ah, ecco! Mi pensavo io.
Maestro Si, tu!
Lavoratore Insomma ti devo dare il “Voi”? Ma comme site cuntignuso[1]! Io lo facevo solo per scagnare due chiacchiere.
Maestro Si, però preferisco mantenere le distanze…
Lavoratore Le distanze? Quando arriverà la processione ci sarà 'nu Gesù Cristo ‘ncopp’’a ‘sta croce in mezzo…Cchiù distanze ‘e cheste?Sapite che penso? Penso che…
Maestro …E stai zitto per piacere! Non fosse altro che per un riguardo a codesta situazione di merda!
Lavoratore Di merda?...Va buò, stammece zitto.
Maestro Ecco, bravo!
Pausa.
Lavoratore Capo…
Maestro Ma che capo!
Lavoratore Boss…
Maestro Ma quale boss!
Lavoratore Buon uomo…
Maestro Ma la vuoi smettere o no?!
Lavoratore Scusate, ma io comme v’aggia chiammà?[2]
Maestro In nessun modo! Non mi chiamare e basta!
Lavoratore E non vi chiamo! Però doppo nun ve lamentate!
Maestro Mi lamento? E perché dovrei lamentarmi, sentiamo?
Lavoratore Eh voi state con la croce alla destra, mentre io sto alla sinistra. Qua va a finire che dopo, quando finisce la rappresentaziona, antate dicento vicino alla gente che site stato sette ore c’’o cattivo ladrone e chillo nun v’ha manco rivolta ‘a parola. Cioè, annante all’uocchio da genta, io non solo faccio il cattivo ladrone, ma passo pure per superbiuso.
Maestro Ma lascia perdere!
Lavoratore Eh, lascia perdere! Non vi lamentate, però, se po’ ‘a gente dice:- Che cazzo, site state in croce insieme e nun sapite manco come vi chiamate?-
Maestro Se proprio mi devi chiamare, chiamami maestro…
Lavoratore ‘E musica?
Maestro No.
Lavoratore Falegname?
Maestro No.
Lavoratore Muratore?
Maestro (Urlando) Nooo! Maestro D’Andrea!
Lavoratore E chi è ‘stu Andrea mo’?
Maestro Oddio sono io! Mi chiamo D’Andrea e faccio il maestro elementare!
Lavoratore E ce voleva tanto a dicere?! Fato il maestro elementare!
Pausa.
Lavoratore Oddio, non è che per fa ‘o maestro elementare ce vo’ ‘n arco ‘e scienza, però è pur sempre un mestiere…
Maestro No, io questo lo ammazzo prima che arriva Gesù Cristo! Ma chi me lo ha mandato?
Lavoratore Capo…
Maestro Ancora??? Allora hai proprio deciso di mettermi in croce?
Lavoratore Scusate, ma ci sta ‘na cosa che non mi è chiara…
Maestro Che cosa?
Lavoratore Dove fate la maestranza?
Maestro La maestranza?
Lavoratore In quale scuola? Io quando andavo a scuola non vi ho mai visto.
Maestro E dovrei essere Matusalemme!
Lavoratore No, dicevo, quando pure vado a votare.
Maestro Beh, sto qua al Circolo didattico e mi chiamo –Carlo d’Andrea.
Lavoratore Ah, piacere…Scusate se non vi do la mano.
Maestro (con ironia) Ma figuratevi!
Lavoratore Carlo D’Andrea…bravo! Bel nome…Carlo…e siete maestro? Mah, sarà…
Maestro Ma come “sarà”? Sono maestro e basta!
Lavoratore Ma pecchè, che altro volevate essere?
Maestro Maestro, maestro…
Pausa
Lavoratore Io non lo metto in dubbio che site maestro…
Maestro E mi pare!
Lavoratore No, è che…Cioè…Ma vuie vi rendite cunto di cosa rappresentiamo noi ‘ncopp’’a[3] ‘sti ddoie croce?Noi siamo due ladroni, due mariuoli! Mò, vi pare che vi posso chiamà maestro?
Maestro E come vorresti chiamarmi? Barabba?
Lavoratore Che centra ‘stu Barabba, mò? ‘O fatto ‘e Barabba è un’altra cosa. Pilato disse vicino al popolo: - Neh, guè!
Maestro Si, diceva neh guè!
Lavoratore Proprio così! Ricette:- Neh gue, ma vuie diciteme un poco una cosa: Chi volete vivo? Barabbba o Gesù? – ‘O puverielle si aspettava che tutti quanti alluccavano[4] “Gesù…”, invece alluccareno “Barabba, Barabba!” che po' era nu fetento ‘e merda assassino e mariuolo. Vuie che avisseve ditto? Barabba o Gesù?
Maestro Il problema non me lo sono mai posto, visto che non sono vissuto a quell’epoca.
Lavoratore Ma si fusseve vissuto allora a chi avisseve scigliuto?[5]
Maestro Ma non sono vissuto allora!
Lavoratore Ma, ammesso…
Maestro Ammesso un cavolo!
Lavoratore Ma è accussì difficile scegliere? Nientemeno voi vi ponete il problema che non siete vissuto all’epoca e non dite che avisseve scigliuoto a Gesù?...O avisseve scigliuto a Barabba?
Maestro Senti, mi hai stancato tu, Barabba e Gesù!
Lavoratore ‘O maestro…Gesù si che era un maestro!
Maestro E adesso che centra questa affermazione?
Lavoratore No, guardate, non è pe’ ‘o ddicere[6], ma maestro siete voi e maestro era pure isso, però, se permettete, tra tutti e due ce ne corre!
Maestro Che significa ce ne corre?
Lavoratore Significa che ci sta una grande differenza.
Maestro Etimologicamente non ci sta nessuna differenza.
Lavoratore Etilomo…emitolo?
Maestro Il termine deriva da “Magister” faro, luce, guida…Maestro era lui e maestro so io…
Lavoratore Sarà…
Maestro Ancora con questo “sarà”? E’ così!
Lavoratore E sarà così, che v’aggia dicere?
Maestro No, questo mi da sui nervi! Non è che sarà così, è così!
Lavoratore Si, si, avete ragione voi…
Maestro Ah!!!
Lavoratore Tanto, la ragione…
Maestro La ragione?
Lavoratore No, niente…
Maestro Ah, mi pensavo!
Pausa
Lavoratore E dove esercitate?
Maestro Esercito? E che faccio, l’avvocato?
Lavoratore Ehhh, vuie comme ‘a facite difficile! Voglio dicere addò fate ‘stu maestro?
Maestro ‘Stu maestro lo faccio qua, nella scuola elementare del paese.
Lavoratore Overo?
Maestro Eh!
Lavoratore Ma io neanche in giro vi ho mai visto.
Maestro E che mi devo mettere, in piazza? Non mi hai mai visto in giro primo perché sono stato trasferito qua solo da questo inizio di anno scolastico. Secondo perché in giro non ci va…
Lavoratore Zitto!
Maestro Che c’è?
Lavoratore (tira su il collo per quanto possibile) Guardate…
Maestro Dove?
Lavoratore Là! Si è fermata ‘na macchina.
Maestro Si, si, è vero.
Lavoratore Guardate, ne sta uscendo qualcuno, tene un sacchetto di spazzatura in mano.
Maestro Signoreeeeeeee! Heiiiiiii, signoreeeeeee!
Lavoratore Capooooooo!
Maestro Hei voiiiiii! Siamo quaaaaaa!
Lavoratore Addò guarda? Siamo quaaaaaa sopraaaaaa!
Maestro Stiamo in croceeeeeeee!
Lavoratore Ma…è Castrese, un cugino mio!
Maestro Signor Castreseeeeeee!
Lavoratore Ma qua signore? Scemooooooooooo!
Maestro Ma che fa? Oddio quello si rimette in macchina! Odddio, quello se ne va! Oddio se n’è andato!!!
Lavoratore Si.
Maestro Ma come è possibile? Ci ha visti!
Lavoratore Dovete sape’ ’na cosa: Castrese è strunzo.
Maestro E’ strunzo?
Lavoratore Si. Figuratevi che ‘na vota gli amici suoi le facettero credere che era diventato insivi…invilis…
Maestro Invisibile!
Lavoratore Eh! Tutte quante facettere finta ‘e non lo vedè. Isse sapete che facette? Convinto che veramente era diventato invivibile, se infilaie dint’’a camera ‘e bagno ‘e ‘na cainata[7] da soia pe’ vede’ come fosse fatta da sotto, ma tante ‘e chelli mazzate che s’acchiappaie che se ne starà ricordando ancora!
Maestro Ma allora è scemo questo Castrese?
Lavoratore E’ abbunato![8] Chille se sarà pensato che gli stavamo facendo uno scherzo.
Maestro Ma tu vedi che situazione del cazzo!
Lavoratore ‘Stu fatto manco mi è chiaro, sa.
Maestro Quale fatto?
Lavoratore Ma pecchè io vi devo dare del “voi”, mentre voi, invece, mi date del “tu”?
Maestro Ma fai come ti pare dai! Se vuoi, dammi del “tu”, purché ci vengano a togliere presto da questa ridicola situazione.
Lavoratore E questo è il punto! Sapete oggi che giorno è?
Maestro Venerdì Santo.
Lavoratore Certo, ma è pure il giorno della finalissima nazionale di bocce, e tutto il paese è al campo per vedere se Qualiano batte Topina.
Maestro Topina?
Lavoratore Si, dicene che è un paese della Toscana.
Maestro Un paese che si chiama Topina?
Lavoratore Embè, se chiamma Topina!
Maestro E tutto il paese è andato a vedere la Topina?
Lavoratore Tutto! E si so scordati di noi. Sentite a me: stiamo inguaiati!
Narratore Eccezionalmente quel Venerdì 15 aprile anno 2001, per motivi di ordine pubblico, viene trasmessa su “Televillaricca”, dalle ore 20, la finalissima del torneo nazionale di bocce e quei pochi paesani che non sono andati al campo, la seguono in televisione. Qualiano e Topina sono in fibrillazione. Dalla provincia di Siena sono arrivati gruppi di facinorosi, tifosi bocciofili che hanno provocato incidenti fra le opposte frazioni. Frange di sostenitori si son rotto mazze ed ombrelli in testa,
Si ode un gran clamore. E’ un corteo di tifosi che passano e cantano:
Alèèèè – oh oh!, alè oh oh!
Maestro Ma stanno passando qui vicino: Heiiiiiiiiiiiii, siamo qui, heiiiiiiiii
Lavoratore Non ci sentono…
Maestro Genteeeeeeeeeeee| Alè!!!!
Lavoratore Niente!
Maestro Stronziiiiiiiiiiii!
Il corteo ormai è passato ed il clamore cessa.
Lavoratore Vanno a vedere la sfida.
Maestro Bella sfida del cazzo!
Lavoratore Intanto loro si divertono e nuie stamme ‘ncroce. A me poi, se devo dicere la verità, non è che le bocce mi piaciono. Me pare ‘na scemità sta gente co' 'sti palle in mano.
Maestro (ricordandosi di qualcosa) Oddio!
Lavoratore Che de’? Che ho detto?
Maestro Oddio, oddio!
Lavoratore Va be’, forse per te non sarà una scemità. Ti piaciono le bocce è ovè?
Maestro Ma che bocce!? Mia moglie! Chi avverte mia moglie?Franca! Dio mio, Francaaaaaaa!
Lavoratore Francaaaaaaaaaaa.
Maestro Ma che urli idiota?
Lavoratore Ti aiuto a chiamare tua moglie…
Maestro Ma sta a Milano. Le dovevo telefonare proprio stasera. Dio che tragedia!
Lavoratore Ehhhhhhh! Ma tu come la fai drammatica!
Maestro Adesso stai zitto perché devo pensare a come uscire da questa situazione grottesca.
Lavoratore Si, mi sto zitto. Tu devi pensare. Sei maestro, tu. Se ci sta qualcuno che ha da penzà, quello sei tu.
Maestro Shhhhhh…
Lavoratore Si, pensa. Io non penso…nun sacce penzà!
Pausa
Lavoratore Nce vo tiempo?
Maestro Perché ci hai da fare?
Lavoratore No, stasera so’ libero.
Pausa
Lavoratore Certo che quando uno deve pensare ce vo’ nu poco ‘e tiempo pe’ se fa venì ‘e pensieri. Anzi, ci stanno certi pensieri che più li pensi e quelli più non ti vengono.
Pausa
Maestro Ho pensato!
Lavoratore Ah, finalmente! E che hai pensato?
Maestro Proviamo ad urlare insieme.
Lavoratore E ci hai messo tutto sto tempo PE’ Enza ‘sta cazzata?
Maestro Ma perché tu hai qualche idea migliore?
Lavoratore No.
Maestro Allora al mio via gridiamo “aiuto” tutti e due insieme. Pronto? Uno, due, tre…Via:
INSIEME Aiutoooooooo!
Altra brevissima pausa durante la quale i due ascoltano con attenzione, se per
caso, qualcuno li avesse sentiti.
Maestro Aiuto, aiuto, aiutoooooo. Mannaggia chi v’è muorto!
Lavoratore (con ironia) Si vede che sei un uomo di pensiero. Stiamo calmi eh! Non ci scordiamo che queste sono croci.
Maestro Scusami. E’ che ho paura.
Lavoratore E di che? Appena finita la partita di bocce ti faccio vedere che ci vengono a levare di qua.
Maestro Dici?
Lavoratore E come no! E poi non è che ci devono levà…’A “Via Crucis” s’ha da fa’!
Maestro E non è che, data la concomitanza, è stata rimandata a domani all’ultimo momento?
Lavoratore Nooo. ‘O Sindaco è uno preciso. Sai che ti dico? Sarà stata rimandata a mezzanotte.
Maestro Cazzo! A mezzanotte? E perché a mezzanotte?
Lavoratore Come quella che fa il Papa in televisione. E poi, ma che dici? Rimandata a domani? Ma tu ‘a do vieni? Si è mai vista una “Via Crucis” il Sabato Santo? E ‘o Parroco addò ‘o miette? Quello, o piove o ci sta il sole, l’ha fatta sempre! N’è caduta gente malata in paese pe’ fa ‘a “Via Crucis” sott’’e cataratte ‘e ll’acqua![9]
Maestro Già, ma questa volta ci sta la finale di bocce…
Lavoratore E al Parroco le bocciate ci piaciono pure…
Maestro Dunque…
Lavoratore E che dunque e dunque? Il Parroco tenarrà pure la passione per le bocce, ma la Passione di Cristo addò ‘ a miette? E che de’, se ne scorda? No, no, sicuramente sarà stata spostata a mezzanotte. Ti faccio vedere che a quell’ora si presenterà tutta la processione con le candele appicciate. Sarà una cosa bella…stupenda!
Maestro Intanto di bello e stupendo ci sta un cazzo! Noi stiamo qui a morire di freddo in croce…
Lavoratore E pensa che non siamo neanche inchiodati!
Maestro Ci mancherebbe!
Lavoratore Eh…invece Gesù era inchiodato. Ma tu ci pensi? Pensa che dolore!
Pausa
Lavoratore Lo sai che io tengo il diabete? Mi devo fare due inzuline al giorno. Mo tengo un poco di preoccupazione perché ‘stammatina non me la so fatta per pensà a tutti i preparativi della processiona, e ‘stasera ancora non me l’aggio potuta fare.
Maestro E come ti senti?
Lavoratore La verità? Non troppo bene. L’anno passato la “Via Crucis” andò bene. Per me fu tutto più facile. Facevo ‘o Re Magio.
Maestro ‘O Re Magio? Dint’’a “Via Crucis”?
Lavoratore Sicuro! E’ che proprio l’anno scorso so cominciati i miei guai Tutto ebbe capo quando fallette la fabbrica di scarpe dove io faticavo. Io so’ scarparo sai? Tu nun può immaginà che razza ‘e scarparo songh’io!
Maestro Si vede, si vede…
Lavoratore Si nota eh?
Maestro Hai voglia!
Lavoratore Sai una cosa? Io guardo la gente in faccia e ce faccio ‘e scarpe!
Maestro In che senso, scusa?
Lavoratore Tu devi sapere che ognuno di noi, non solo tiene scritta in faccia la misura del piede, ma pure il tipo di scarpe che è adatto a portare. Tu, per esempio, ad occhio e croce, dal naso direi che tieni una quarantacinque e tiene ‘na faccia tale che scarpe costose ed eleganti nun so roba per te.
Maestro Aggio capito! Tengo ‘na faccia ‘e muorto ‘e famma! Che è un’offesa?
Lavoratore No. Ma ti puoi mai permettere un camoscio? Un coccodrillo?
Maestro Insomma io tengo una faccia da vilpelle…E la tua? Che scarpe annuncia la faccia tua?
Lavoratore La mia è una faccia da piede scalzo.E poi arda nu poco che piede deformato tengo io! Al massimo me va buona ‘na “paposcia”[10]. Comunque te stevo dicenno…A casa mia – io, muglierema e ddoie figli – campavamo cu ‘a mesata che me passava ‘a fabbrica, e con quel pocorillo che mia moglie s’abbuscava [11]facendo la cammarera. Po’ muglierema cadette malate, ‘a fabbrica fallette, e, io, messo in cassa integrazione, fui utilizzato come lavoratore socialmente utile dal Comune. Mo faccio tre ore al giorno di assistenza agli anziani e mi danno ottocentomila lire al mese. Mo, dimmi tu: ti pare che uno può campare così?
Maestro Certo, assistere gli anziani è una croce.
Lavoratore Azzo! Vedo che hai inquadrato bene il problema!Ma quale assistenza? Chille so’ loro che assistono a me! Uno me fa l’inzulina, un altro misura la pressiona, un altro mi va a scrivere le medicine dal medico…’O fatto è che con ottocentomila lire al mese non ci compro neanche le semenzelle![12] Allora, come si dice? Aiutati che Dio ti aiuta, mi sono industriato a fare aldri mestieri. Mi sono dato al contrabbando.
Maestro Sigarette?
Lavoratore No, pane e taralli.
Maestro Fai il contrabbando di taralli?
Lavoratore Tengo un forno, e tutti i giorni io e mia moglie ci sforniamo roba che vado a vendere in paese. Roba buona, sa! Ma proprio l’anno scorso di questi temi la situazione era disperata. Sai, bollette, diabete, il pesone di casa[13]…Mi venne a trovare un cugino mio.
Maestro Quello abbonato?
Lavoratore No, un altro. Mi venne a trovare e io ci offrei…ci offrotti…ci offrà…
Maestro …Ci offristi?
Lavoratore …Ci offristi due taralli e un bicchiere di vino. Accussì, fra una chiacchierata ed un’altra e un bicchiere che tira l’altro, ci imbrummajeme[14] due fiaschi di vino, tanto che, mezzi ‘mbriachi, cominciammo a ballare e cantare. Io mi schiaffai sulle spalle una vecchia asciugamano e c’’o cartoncino di bristol me facette ‘na corona e me la mettetti in capa. Po’ dicette a mio cugino:- Guarda, non ti paro Baldassarro?- Isso me squadraie e me dicette:- Ma sai Alfredo, io mi chiamo Alfredo Panebianco…
Maestro Piacere…Panebianco…Panebianco…non conosco.
Lavoratore Fa niente. Dicette mio cugino:- Ma sai, Alfredo, che così acconciato ci fai proprio la tua figura?!- Me ‘ncapunette[15], non ci pensai due volte e mi presentai vestuto da Baldassarre proprio qua che stavano a fare la “Via Crucis, dove a me, per quanta volte lo avessi desiderato, non mi avevano mai dato una parte. Volevo fa vede’ a tutti quanti che io, vestito da antico, ci avessi fatta la figura mia. Quando arrivai con la bicicletta, tutti mi guardarono storto. Mi accostai alla croce (dove, allora, ci avevano schiaffato don Peppe ‘o falignammo che, con tutto che pesava centodieci chili e nun teneva manco nu capillo in capa,
pigliarono a fa la parte di Gesù Cristo solo perché forniva la croce)e dicetti:- Sono venuto a vedere Gesù Bambino…-. Stefano ‘o fruttaiolo, che faceva il soldato romano a cavallo, mi chiavò la spada in testa con un colpo talmente forte che mi stordette. Cadendo dalla bicicletta andai a finire in mezzo alle gambe del cavallo che si imbizzarrette e cominciò a dare calci a destra e a sinistra. ‘A mugliera d’’o Sindaco, che faceva la Maddalena, si acchiappo un calcio in culo mentre ‘a sora do’ farmacisto, che faceva ‘a Madonna sbattette con le mosse in terra. Don Aniello ‘o salumiere, che faceva un giudeo con la fiaccola in mano, per la paura la buttò in aria e quella non andò a cadere sopra i fuochi d’artificio che avevano preparato per la Domenica di Risurrezione? Altro che Resurrezione! Se scatenaie l’ira ‘e Dio! “Trik trak”[16] che scoppiettavano tra le pie donne! “Fuia-fuie”[17] che strisciavano ‘mmiezze agli apostoli! Le croci pigliarono fuoco e dovettero correre i pompieri! A don Peppe ‘o falignammo s’appicciaie perfino la parrucca in capo! Il giorno dopo mi presentai dal Sindaco e dal Parroco per cercargli scusa e gli dissi:- Neh, non è che mò, per quello che è successo, non mi mettete neanche l’anno che viene nella via Crucis?- Si guardarono in faccia, poi il Sindaco disse:- Non ti preoccupare, per l’anno che viene ti troviamo una parte giusta per te!- Ecco qua! M’ha mise in croce! E che de’, rifiutavo? Che poi nessuno ti guardava più in faccia! Qua stiamo in un paese e io con questa gente ci campo. Con questa gente ci devo stare guveto a guveto…
Maestro Guveto?
Lavoratore Guveto a guveto…gomito a gomito. Chille poi ti guardano storto. E chi li sopporta le loro guardate? Tu le sopporti le guardate storte del salumiere, del carrozziere, del gommista?
Maestro Mah…
Lavoratore No, te stongo a fa ‘na domanda: tu ‘o suppuorte ‘o gummista?
Maestro Ma cosa vuoi che me ne fotta a me del gommista?! Io tengo i miei cazzi per la testa, penso al gommista!
Lavoratore Ah, ma tu sì proprio un tipo buriuso[18]! Ti credi che tieni solo tu i cazzi da’ parte da’ capa? Si è probleme fossero purtualle[19], ‘a capa mia saria Palermo, lo sai! Lo sai che ho messo a lievitare il pane ‘sta notte e mo, co’ mia moglie malata, si sarà ammosciato tutto? E mi dici che me ne faccio mò? Manco pasta cresciuta ne posso fare più! E tutti quelli che saranno venuti a cercare il pane e non lo hanno trovato? Sai che succederà? Non lo hanno trovato una volta? Nun ce vengono più! –e che faccio mò? Levo ‘a miezzo pure pane e taralli?
Maestro Bastaaaaaaaaaa!
Lavoratore Ecco! E’proprio chello che ha detto mia moglie! Ha detto:- Bastaaaaaa! Lieve ‘sta “Via Crucis” ‘a miezzo e pienze a fa’ ll’ommo!
Maestro Ecco, tua moglie!
Lavoratore Addò sta?
Maestro No, dicevo, non sarà preoccupata? Non ti viene a cercare?
Lavoratore Sta a letto con la febbre. Poi penserà che sto con gli amici nel bar di Ciccio. Lo sai il bar di Ciccio?
Maestro Nun ‘o conosco ‘stu Ciccio!
Lavoratore Io me la faccio là dentro. Pure ‘o gummiste se la fa là dentro. Senti, io le guardate del gommista non le sopporto! Tiene certi occhi che fanno paura! Quello, quando ti guarda storto è tutto un programma! ‘O conusce ‘o gummista?
Maestro Non lo conosco!
Lavoratore Azzo, non conosci il gommista? Sta nella prima traversa appena passata la piazza…
Maestro Non lo so.
Lavoratore Sulla sinistra, doppo ‘o ferraro…
Maestro Non – lo- so!!!
Lavoratore Quello che tiene l’insegna messa sottosopra…
Maestro Se po’ sapè che vuo’ tu ‘e stu sfaccimme ‘e gummista? Dimmi che vuoi da me?
Lavoratore Ah, niente…niente…
Pausa.
Lavoratore Titò…
Maestro Eh?
Lavoratore Però te dongo nu cunsiglio…Si incontri il gommista, nun ‘o guardà ‘int’’all’uocchie.
Maestro Ma lasciami in pace! Fa freddo qua…
Lavoratore Batti le mani.
Maestro Stronzo! Come faccio a battere le mani se le ho legate?
Lavoratore Fai così…(stringe i pugni e li apre di continuo). Anzi, muovi pure i piedi, fai così…(Cerca, per quanto possibile, di muovere i piedi
Maestro ( A mezza voce , singhiozzando) Franca…
Lavoratore Non ci pensà! Tanto essa mica ti penza…
Maestro Ma come ti permetti???
Lavoratore E’ che a chest’ora tenerrà che fare, no?
Maestro Cosa?
Lavoratore E io che ne saccio? Ci sono tante cose che una donna tiene che fare…Può essere che starà guardando la televisiona…
Maestro A Milano?
Lavoratore Ma pecchè, a Milano non si guarda la televisione?
Maestro La prima volta la vidi a Ischia…
Lavoratore Nientemeno!?
Maestro Che immagine stupenda! Bella! Piena di colori!
Lavoratore Quanti pollici era?
Maestro Pollici? Ma di chi cazzo parli?
Lavoratore Da’ televisione a colori che avite visto a Ischia.
Maestro Ma no! Io parlavo di Franca…Quanti anni avrà avuto?
Lavoratore Ma pecchè che ha fatto?
Maestro In che senso?
Lavoratore Tu hai detto “Quanti anni avrà avuto…”
Maestro Cretino! Quanti anni avrà avuto di età. Mi pare che ne aveva venti e io ventisei.
Lavoratore Ah tu ventisei…E allora? (Sbadiglia, ha sonno, o meglio è il diabete che sale e gli porta sonno)
Maestro La incontrai mentre passeggiava ed, avvicinandola dopo averla a lungo osservata, ebbi come un sussulto ed esitando inventai una scusa qualsiasi. Dissi…
Lavoratore “…Lei mi ricorda qualcuno…”
Maestro Si, ma come fai a saperlo?
Lavoratore Perché è la scusa tipo. La stessa che ho trovato io con mia moglie. Solo che quando li dissi:- Senda…lei mi ricorda qualcuna…- Essa rispunnette:- Chi? Soreta? A te che ti ha risposto?
Maestro Ma io ero a disagio e lei poco faceva per aiutarmi. Il discorso cadeva continuamente e ad ogni mia domanda per alimentarlo lei sillabava solo con un si o con un no.
Lavoratore (sempre più stanco ed assonnato)Pure muglierema sillabava sempre. Diceva:- Se,se…Né, né…ma, va! Era' nu sillabario!
Maestro Faceva solo brevi cenni col capo con risposte vaghe e stentate.
Lavoratore (c.s.) Pure muglierema stentava.
Maestro Ma, forse, era questo che mi piaceva terribilmente di Franca. Questo suo porsi e ritrarsi. Questa sua disponibilità e questa ritrosia eternamente in bilico. Il paese, la gente, tutto ci stava stretto eppure eravamo impossibilitati a uscirne.
Lavoratore (c.s.) E’ vero! Si uno tene gente , rimane ‘int’’a casa.
Maestro Il varco…
Lavoratore Come?
Maestro Noi lo vedevamo il varco, ma non era così facile oltrepassarlo. Era lì, a portata di mano, e, se solo lo avessimo voluto, ne saremmo usciti fuori liberi e fieri come due puledri.
Lavoratore (c.s.) Site asciuto dint’’a varca con due puledri?
Maestro Quando ci decidemmo era ormai troppo tardi: non più giovani per avere quel entusiasmo per cominciare una nuova vita da un’altra parte, ma neanche abbastanza vecchi da
dichiararsi sconfitti. Io, maestro elementare con uno stipendio da fame, e lei che lavorava come segretaria presso uno studio legale ischitano. Non c’era di che stare allegri! Quello che più mi dispiaceva era che il tempo passava inesorabilmente sul suo volto, e che la sua bellezza sfioriva quale immagine attraverso un vetro che si appanna pian piano. Lei lo sapeva che io fingevo che ciò non accadesse. L’amavo sempre, per carità, ma non mi piaceva più come una volta. Era un bene diverso: quello dettato dalla riconoscenza verso una persona che con te ha diviso la vita, ma non era più amore. Dio, quante volte, mentre facevo l’amore con lei, pensavo ad altre! Eppure ero consapevole che un amore grande come quello non lo avrei mai avuto. Lei sentiva tutto questo, m’interrogava col suo sguardo da bambina smarrita, mi scrutava dentro. Non potevo fare a meno di lei e nello stesso tempo mi struggevo al vedere del tempo che scorreva sempre più inflessibilmente. Poi venne il giorno in cui lei cominciò a desiderare di avere un figlio. Io, frustrato anche dal mio lavoro, tutto desideravo fuorchè un figlio. Senza mezzi termini le fecì capire che neanche ci pensavo proprio, ma lei si ostinava. Divenni anche cattivo a volte. Eravamo come due muri uno di fronte all’altro e nessuno voleva cedere . Quando si rese conto che non ‘era nulla da fare ebbe un cambiamento improvviso e cominciò a detestare i figli degli altri. Non mi veniva più a trovare a scuola, a Lacco Ameno, dove allora insegnavo per non vedere bambini. L’impossibilità di avere un figlio dall’uomo che amava la indusse a convincersi del contrario pur di non soffrire. –io diventai insofferente a tutto e, perfino a scuola, cominciai a pensare a come rammendare questo rapporto che giorno dopo giorno, si sfibrava languendo sotto i nostri occhi. Ora lei è a Milano ed io sono stato trasferito qui. Che stronzo che sono stato! Che stronzo!
Lavoratore (svegliandosi, di soprassalto) Guè! Chi è?
Maestro Sono stato uno stronzo!
Lavoratore Tu? E perché?
Maestro Ma va che ti sei addormentato!
Lavoratore E pe’ forza! M tu sai a che ora me so svegliato ‘stammatina? E’ da ‘e cinque che sto all’impiedi, e dalle due del pomeriggio che sto in croce!
Maestro E sto in croce pure io!
Lavoratore E già…
Pausa.
Lavoratore …Ognuno tiene la sua croce…Mò, però, sto male, sai l’insulina…
Maestro Mannaggia ‘o diavolo! E che posso fare? Aiutoooooooooo!
Lavoratore Ehhhh! E che allucche a fa’? Non ti sente nessuno. Mi è capitato altre volte di stare male. Resisto. Po’, appena vado a casa mi faccio la siringa e mi passa.
Narratore Sono le dieci di sera e al “Ponte di Surriento” a Qualiano non si vede anima viva. Solo i grilli cantano, anzi smettono di cantare proprio ora, perché nel buio della notte, a ponente,s’intravedono nuvoloni neri che non annunciano nulla di buono.
Maestro Oh!
Lavoratore Che d’è?
Maestro Hai visto pure tu?
Lavoratore Che cosa?
Maestro Là, in cielo, una stella cadente.
Lavoratore Ma non cadono l’11 Agosto, ‘a notte ‘e San Lorenzo?
Maestro Non solo. Quella notte si vedono meglio perché la Terra è in una posizione migliore, ma se ne possono vedere anche in altri periodo dell’anno se si è fortunati e se il cielo è limpido.
Lavoratore E tu, mò ne hai vista una?
Maestro Certo!
Lavoratore E ‘o cielo nun è manco limpido! Ihhhhh che mazzo che tieni! Lo hai fatto un desiderio?
Maestro No.
Lavoratore E lo devi fare.
Maestro Giusto, mò lo faccio. (Chiude gli occhi. Dopo qualche secondo li riapre) Fatto!
Lavoratore Mo lo faccio pure io. (Chiude gli occhi, pensa e li riapre) Ecco qua! Sai che ho desiderato?
Maestro E no!non si deve dire!
Lavoratore Eh, ma io lo devo dire perché è troppo bello!
Maestro Non lo devi dire se no non si avvera.
Lavoratore Ma è troppo bello! ‘O dico, tanto non si avvera lo stesso! Ho desiderato che mò all’improvviso giù al ponte,do nun se vede niente, sai chi e spuntasse?
Maestro ‘O Sindaco?
Lavoratore Ma qua Sindaco? Te spuntasse, tomo tomo, Gesù Cristo…
Maestro Don Peppe ‘o faligname…
Lavoratore Ma no! ‘O Gesù Cristo overo. Quello originale, il qualo, si accosta piano piano fischiettando comme si fosse scennuto a pigliare un poco d’aria. Ci guarda e dice….
Maestro …Vide ‘sti dduie strunze che stanne ancora appise ‘ncroce, si qualcuno viene a liberarli…-
Lavoratore Esatto! Strunze però non lo dice…
Maestro E tu questi hai desiderato?
Lavoratore Beh, sarebbe bello se venisse e mi trovasse a me sulla croce.
Maestro Contento tu…
Lavoratore Tu, invece che hai desiderato?
Maestro Franca.
Lavoratore Ah, ma allora è ‘na malatia ‘a toia?! Uh! Guarda! Un’altra stella cadente! Te vide che furtuna ch tenimme ‘stasera!
Maestro Già…che fortuna…
Pausa
Lavoratore Neh Titò…
Maestro ‘N’ ata vota cu ‘ stu Titò? Mi chiamo Carlo!
Lavoratore Sai che so penzando?
Maestro Tu pensi?
Lavoratore E si ‘na stella ‘e cheste ci cadesse ‘ncapo?
Maestro Ma qua stelle? Questi sono minuscoli frammenti che sfiorano l’atmosfera e schizzano via.
Lavoratore Ah…piccoli f rammenti…
Pausa
Lavoratore Penzavo…
Maestro Ancora?!? T’avessa fa male?
Lavoratore Dimme ‘na cosa, tu sei maestro, lo devi sapere: ma quanto po’ pesà ‘na stella?
Maestro Ma pecchè ‘a stella pesa?
Lavoratore Ma pecché, ‘a stella nun pesa? Tutto pesa! Pure l’aria pesa!
Altra ennesima pausa.
Lavoratore (Ispirato, scrutando il cielo) Certo…qualcosa ci ha da essere…
Maestro Che vuoi dire?
Lavoratore (c.s.) Voglio dire che sicuramente ci sta una menta superiora…
Maestro Si, la menta forte! Mente e non “menta”!
Lavoratore (c.s.) Una mente suprema! Mò ca tu ‘o chiamme Dio o Geova o Budda o Allah, è sempe isso! Sai io come lo chiamo certe volte? Lo chiamo “Guè”
Altra pausa.
Lavoratore Guè…
Maestro Stai chiamando Dio?
Lavoratore No, sto chiamando te. Penzavo all’eternità…
Maestro L’eternità?
Lavoratore Si, me fa paura ‘sta parola…Eternità! Ma tu nce pienze maie a quante po’ durà l’eternità?
Maestro No, non ho tempo.
Lavoratore Cioè l’Eternità, mica è 'na cosa che passa ‘int’’a dduie minute. Cioè, io, me fastediasse cu’ ‘st’eternità pe’ ‘nnante ‘e piere. No, pecchè mia mamma me lo diceva sempre ogni volta che dovevo fare qualcosa. Me diceva:- E jamme! Ma quanto ce miette? Un eternità? – Capisce mò?
Pausa.
Ma poi quanto può durare una cosa che non finisce mai? Cioè tu dice:- dura un tot…- ma tot è un tempo che finisce. Allora a questo tot ci metti un altro tot vicino, e tot più tot ti danno un altro tot che pure lui finisce. Ma poi, dico io, se questa eternità finisce, vuol dire che non è mai cominciata. Insomma: ‘miezz’’a tutte ‘sti tot nun ce capisco più nu tat !
Maestro Ecco, ci mancava pure la filosofia spicciola mò!
Lavoratore Ma ti rendi conto di quanto può essere lunga l’eternità? Basta che uno vede quanto ci mettono a passare 10 secondi. Facimme ‘na prova, stiamoci dieci secondi zitti e ti faccio vedere.
Narratore Uno…Nuvole nere coprono la luna. Due e tre…fischia il vento ed il gelo è Re. Quattro, cinque, sei e sette…Qui la cosa male si mette. Otto, nove, dieci…
Lavoratore Stop! Ecco, te si reso conto ‘e quanti sono dieci secondi?
Figuriamoci l’eternità!
Maestro Anche il tempo è relativo. Ma poi cosa c’entra con Dio?
Lavoratore Azz, cosa centra? Dio è quello che c’era prima dell’eternità ed è pure quello che ci rimarrà dopo.
Maestro Prima, dopo…Ma quale Dio? M scherziamo? Dopo la morte non ci sta più nulla.
Lavoratore Ah, si? Ma tu che ne sai? Si muorto già ‘na vota tu?
Maestro Non ci sta niente.
Lavoratore Ah no? Allora quando muori dove vai?
Maestro Come disse Woody Allen: - Morire è una delle poche cose che si possono fare sdraiati…- Quindi resto sdraiato.
Lavoratore E l’anima dove la metti? Eh? Non rispondi? Ma dimme ‘na cosa: tu pe’ caso nun credisse a Dio?
Maestro Infatti, non ci credo.
Lavoratore Tu fino a mò non hai fatto altro che dire Dio mio…Dio mio…
Maestro Abitudine…
Lavoratore Cioè tu dice Dio mio, Madonna, Gesù solo per abitudine?
Maestro Azzo! Te l’hanno impapocchiato bene il cervello eh! Chi sono stati? I preti? I genitori? E’ l’uomo che ha creato Dio, non viceversa. L’uomo, creatura indifesa, ha sentito il bisogno di avere a sua disposizione un essere superiore sl quale rivolgersi nei momenti di difficoltà. Lo capisci che dopo la morte non c’è più nulla? Ah, mi piacerebbe che ci fosse un addetto bell’aldilà ad accogliere tutti i credenti e a dirgli:- Avete visto? Non ci sta niente! Vuoto! Buio!- Capisci? Chiese, preghiere, preti, messe…Tutto per niente. Mi vien da ridere…Ah ah ah ah…
Pausa più lunga del solito.
Maestro Non c’è replica?
Lavoratore Sto pensando…
Altra pausa.
Lavoratore Ah ah ah ah…Ma allora sei scemo? ‘ A parte ‘o fatto che se ci fosse uno,comme dice tu, vulesse significà che un mondo dell’aldilà ci sta…ci stes…ci sarebbe. Ma, poi, dimme ‘na cosa? Tu ti rendi conto sopra quale croce stai? Tu stai alla destra di Nostro signore, e lo sai chi ci stava lì^ Ci stava il bravo ladrone. E lo sai che le dicette Gesù al bravo ladrone? Le dicette:- Tu, domani sarai con me nel regno dei cieli. Bella schifezza ‘e bravo ladrone che sì! Gesù, io mi faccio le croci: io che credo songo ‘o cattivo ladrone e tu che vaie truvanne ‘o vuoto, l’addetto, bob lo ha detti, sei il bravo ladrone,mna comme l’hanno pigliato a chisto a fa’ ‘sta parte?
Maestro Me lo ha proposto il Direttore della scuola ed io non ho voluto contraddirlo...
Lavoratore E lo dovevi contraddire tu che sei tutto una contraddizione? Ma lo sai o non lo sai cosa stiamo rappresentando qua? Qua si rappresenta la Passione di Gesù che, doppo muorte ritusci…riutisc…
Maestro Risuscitaie!
Lavoratore E se ne jette in Paradiso. Poblemi???
Maestro Ma che jette e jette? Ma ti rendi conto che Gesù era un uomo come me e come te?
Lavoratore Come me e come te? Ma, dimmi una cosa: tu saie cammenà ‘ncopp’’all’acqua? Tu, pe’caso hai dato la vista ai ciechi? O. pe’ caso, avisse fatte parlà ai muti?E di Lazzaro che mi dici? Lo sai i fato di Lazzaro”
Maestro So’ cose che si raccontano, ma non ne è provata la veridicità.
Lavoratore La veciriri...ceviciri…la verità, o comme cazzo he ditto,è che Lazzaro era muorto ‘a tre giornied era pure stato interrato. Quando Gesù arrivò non sapeva niente, ma quando ce lo dicettero si facette davanti al sepolcro, aizzaie ‘na mano e alluccaie:- Sorgi Lazzaro..!- E Lazzaro sorgue! E a moltiplicazione?
Maestro Sapeva ‘e tabelline?
Lavoratore La moltiplicazione dei pani.
Maestro (con ironia e noncuranza) Ah, questo fatto è interessante.
Lavoratore Gesù si era trascinata dietro una marea di gente. Mo, arrivati non so dove, sia accorsero che non c’era più neanche una tozzola di pane da mangiare. Allora, va trova quello come facette, ‘sta tozzola si moltiplicò in centinaia di pagnottelle. Lo tenessi a lavorà con me uno così! Vide quanta farina sparagnasse!
Maestro Frutti dell’esaltazione popolare!
Lavoratore Ma tu qua frutta, primo e secondo? E il mistero della fede dove lo metti? Il Signore dice che chi ha fede vedrà. Che po’ è come se avesse voluto dicere che chi vivrà, vedrà o vivi e lascia vivere o comme cazzo se dice!!!
Maestro Stai facendo un po’ di confusione. Si vede che ti hanno rovinato i tuoi genitori.
Lavoratore Quella santa buonanima di mio padre mi pigliava sempre con la mazza. Mio fratello ne è uscito tutto sciancato, ma almeno ha capito che la marmellata non si tocca. Per questo è l’unico in famiglia che non tiene il diabete. Povero papà, come si affaticava!
Maestro A lavorare?
Lavoratore Ad inseguirci per pigliarci a calci in culo. Eravamo sei di noi, tutti terribili! Quattro maschi e due femmine. Mo, ringraziando Iddio, siamo tutti sposati. Sai che diceva patemo? Diceva che il Vangelo è legge divina! E che dentro la casa è il posto dove dovevamo stare più attenti al male. Aveva ragione; la strada era troppo trafficata, la Parrocchia teneva la protezione diretta, ma la casa? La casa no! La casa era – come dire . tana di peccati, di tentazioni. Ehhh, mio padre…Mio pdre mi rimbambiva. Quando la domenica andavo a messa con lui era 'nu casino: nun sapevo mai quando m’aveva assettà e quando m’aveva sosere. Quando ‘o prevete diceva:- Rendiamo grazie a Dio…- Io penzavo che una volta ringraziato Dio, mi dovevo sedere, invece niente! Mi dovevo alzare. Accussì dint’’a chiesa se vedeva sempre nu scemo aizzato quande tutte gli altri stavano seduti e seduto quando tutti gli altri stavano alzati. Patemo mi chiavava certi paccheri dietro la testa! ‘O prete diceva:- Rendiamo grazie a Dio…Puàh!!! M’arrivava ‘na carocchia che dint’’a chiesa se giravano tutti quanti! Quando mi feci la prima comunione mio padre mi impressionò talmente po’ fatto ‘e l’ostia che affrontai il prete comme se andassi a morte. Diceva papà:- L’ostia non la devi toccare mai con i denti, se no fai peccato di impurità. Stai attento che l’ostia si incolla un bocca, poi non rifiati più e fai la fine di zio Nicola. Zio Nicola era un zio mio mezzo scemo,
Maestro Era di famiglia..
Lavoratore Un giorno, una domenica di dicembre che faceva caldo come si manco fossemo a giugno, si andò a pigliare una “comunione” e le si azzeccò l’ostia in bocca che nun se ne vuleva venire più via. Prima si guardò intorno, tutto ‘mpaurito, po’ sbattette ‘nterra e là rimanette.
Maestro Si affogò con l’ostia?
Lavoratore Avette un infarto. In tutti i modi quella morta mi ha fatto sempre impressione, tanto che una volta che mi sentietti l’ostia azzeccata in bocca, zompai sopra l’altare e, pe non fa ‘a fine ‘e zio Nicola, acchiappaie ‘o calice c’’o vino e me lo bevetto.
Pausa.
Il lavoratore ride.
Lavoratore Tenevo sette anni, e quello vino non lo avevo mai bevuto. Te sì mai ditto che te vulisse bevere ‘na cosa che te piace assai ma che manche sai com’è fatta? Era quella! Com’era buona Titò. Ecco perché ‘o Parroco diceva sempre quatro messe o iuorno!!! Lo faceva pe’ bere ‘o vino che teneve ‘ncopp’’all’altare! Mai più bevuto un vino come quello! E fui aklora che pigliai il vizio. Nu iuorno che papà non c stava, mamma mi pizzicò che bevevo e che facette? Mi chiudette dint’’o stanzino de’ scope co ll’uomo nero.
Maestro E tu credevi ancora all’uomo nero?
Lavoratore Ma quello era un uomo nero vero. Don Egidio ‘o gravunaro[20] che ‘nce purtava ‘o carbone po’ rasiere[21].
Maestro E che ce faceva dint’’o sgabuzzino vuosto? Ah, capisco!
Lavoratore Ah siiii? E vediamo che hai capito…
Maestro Che se la intendeva con tua madre
Lavoratore Co’ mammeta casomai!
Maestro Senti coso, non ti pigliare troppa confidenza!
Lavoratore Coso, a me??? Sei tu che non ti devi pigliare tanta confidenza…Retrogado!
Maestro Azz, s’è ‘mparato pure a dicere “retrogado”!
Lavoratore Che poi, secondo lui, se ‘na femmina si tiene un uomo nbello sgabuzzino, vo dicere che con questo se la intende…
Pausa.
Lavoratore Si…effettivamente…alle volte vuol dire che…se la intende.
Maestro Ecco, bravo!
Lavoratore …Ma non sempre! In quel caso don Egidio a mamma mia ci aveva solo portato il carbone…
Maestro Non altro?
Lavoratore Non altro! Lo aveva portato e lo stava sistemando nello sgabuzzino . Io, appena lo vedetto, cominciai ad alluccare[22] come un pazzi e ci detti tante di quelle scopate in faccia che me lo tirarono da sotto mezzo morto. Da allora luvaie ‘o carbone ‘a miezzo e se mettette a vendere ‘o gasolio. Era pulito e incipriato, bianco come un lenzuolo, forse era impazzito. Mio padre, intanto, si era impadronito della Parrocchia. Si doveva confessare e comunicare ogni mezzora. Se non lo faceva, gli pigliavano le crisi di astinenza e pigliava a schiaffi il Parroco. La domenica se ne usciva dalla chiesa co’ un malloppo di ostie in bocca. Teneva ‘na velocità che faceva paura. Comme ‘e vecchie arapevano ‘a vocca pe se pglià ‘a comunione, isso, zacchete, ‘e faceva rimanè accannate! L’ultim’anne steve proprio male; a tavola diceva che isso, a furia ‘e se magnà ‘o cuorpo ‘e Cristo, se senteva pusseduto. Praticamente se senteva come si fosse diventato Gesù Cristo pur’isso stesso. E che passammo! Era privo di morire qualcuno che lui si presentava a casa del morto e alluccava:- Sorgi Lazzaro! E la cosa più bella è che la gente, quando gli moriva un parente, veniva pure a chiamarlo.
Maestro La gente? Ma perché aveva resuscitato qualcuno forse?
Lavoratore No, ma si sa che quando non ci sta più nulla da fare, la speranza è ultima a morire. Nu iuorno ‘o salvarono a stiento a Varcature…vuleve fa vede’ comme cammenava sopra l’acqua. Sai come murette? ‘Na sera, era ‘o 27 ‘e febbraio ‘e dodici anni fa, se mettette a tavola a fa l’imiazione ‘e zi Nicola co ll’ostia annuzzata in gola e se sbatteva. Facette ridere a tutte quante. A ‘nu certo punto avette comme ‘na mossa e sbattete ‘nterra.
Maestro E voi?
Lavoratore Noi sbattevamo le mani e ridevamo. Ci pensavamo che faceva finta. Tu capisce che fine ‘e strunze facette mio padre?
Maestro ‘Na bella famiglia la tua, non c’è che dire!
Lavoratore Povero papà…che croce!
Maestro Mi fanno male le braccia…
Lavoratore Io sto sudando…
Maestro Con questo freddo?
Lavoratore E’ la malattia. Mi porta la pressione alta, allora sudo. Ma non ci sta da preoccuparsi. Più tardi mi faccio la siringa e mi passa tutto.
Maestro Per la verità tengo fame pure io…
Pausa.
Lavoratore Ma…tieni più fame o più sete?
Maestro Uguale.
Lavoratore Impossibile!
Maestro ???
Lavoratore I maestri elementari tengono più fame!
Maestro Che significa?
Lavoratore Niente…si diceva…si parlava…
Maestro Ma non dire scemenze. Comunque tengo una fame che non ci vedo più!
Lavoratore Parimme ‘o fatto ‘e Pullecenella…
Maestro Che centra?
Lavoratore Pullecenella ‘o magnà se lo immaginava solamente.
Maestro C’è un sistema…un giochetto…dicono che funzioni.
Lavoratore ‘O giochetto?
Maestro Si, proviamo fino alla nausea dire tutto quello che ci passa per la mente pensando a una tavola imbandita. Dicono che passa la fame
Lavoratore Rigatoni.
Maestro Fettuccine.
Lavoratore Polpette al ragù
Maestro Carciofini bolliti all’aceto.
Lavoratore Pizza Margherita.
Maestro …con acciughe.
Lavoratore Cefali al forno
Maestro Cannelloni.
Lavoratore Spaghetti aglio e olio.
Maestro Ossobuco al tacchino
Lavoratore Pollo alla cacciatora.
Maestro Tagliatelle.
Lavoratore Con funghi?
Maestro No, con la besciamella.
Lavoratore E nun me piaciono!
Maestro E chi se ne fotte? Nun t’’e magnà!
Lavoratore Costatelle di maiale con patatine fritte.
Maestro Zuppa di piselli
Lavoratore Pasta e fasule.
Maestro Bucatini alla pescatora. Basta…basta…ci sta nulla per digerire?
Lavoratore Pe’ digerì? Ma tu magni male fratini sai…Carciofine, acciughe, ossobuco…
Maestro E tu, allora? Polpette, pizza, carne suina…
Lavoratore Prego, di maiale!
Maestro Tutta roba difficile da digerire. E’ così che insegni a mangiare aI i tuoi figli?
Lavoratore Mo che i azzeccano i gigli? Ma perché tu che ci hai imparato ai bambini della scuola? Le mazzarelle? I puntini? A di albero, B di balena e C di casa. E lo stato paga pure per ‘ste quattro cazzate. Ecco perché in Italia stiamo inguaiati!
Maestro Vuoi vede’ mò che stiamo inguaiati per colpa dei maestri elementari???
Lavoratore Infatti! Chi li impara i bambini? Siete voi che li imparate male e quelli poi così crescono.
Maestro No, io questi luoghi comuni non li sopporto più! Ho fatto male a darti confidenza sai. Meglio ristabilire le distanze: ognuno al posto suo. Si sapevo di incontrà ‘sto rompicoglione col cazzo che mi facevo mettere in croce! Aiutoooooooooooooooooooooooooo!!!
Lavoratore Tengo sete, ho bisogno di bere.
Maestro Aiutooooooooooooooooooooo!!!
Lavoratore Ho detto che ho bisogno di bere!
Maestro Ho sentito! E che cazzo devo fa’?
Pausa
Maestro Senti…anzi, sentite, mi è venuta un idea, facciamo una cosa, proviamo a cantare, può essere che qualcuno ci sente.
Lavoratore Ma io so’ stunato…
Maestro E che, io no? Ma non ha importanza. L’importante è che ci sentano. La sapete “Bandolero stanco”?
Lavoratore Bandolero..?
Maestro …Stanco. (Accenna il motivo) “Ohè, Bandolero stanco ‘stanotte ho pianto pensando a te…
Lavoratore Pecchè?
Maestro Pecchè cosa?
Lavoratore Perché piangeva pe’ ‘sto bandolero?
Maestro Ma non ha importanza! “Amanti” la sapete? (c.s.) “Amanti, noi per la gente siamo solo amanti…”
Lavoratore Noooo! Non mi sta bene sta canzone. Va truove ‘a gente che se crede!
Maestro Va bene, scegli te una canzone.
Lavoratore Mah, qualcosa di Federico Salvatore va bene? “Fai la ninna fai la nanna tesoruccio del papà…”
Maestro Non va bene. Ci vuole qualcosa da cantare a squarciagola se no chi ci sente?
Lavoratore “Luna rossa”?
Maestro Ecco, “Luna rossa” va benissimo. Al mio tre cominciamo col ritornello urlando quanto più forte possibile. Forza: uno, due,tre…
INISEME “’A luna rossa me parla ‘e te, fora ‘o balcone ‘sta notta e’ tre e prega ‘e sante pe’ te vedè. Ccà nun ce sta nisciuno!
Maestro Ancora, forza!
Lavoratore Non ce la faccio1
Maestro “ Vaco distrattamente abbandunatoooo. Uocchie sott’’o cappiello annascunnuteeeee. Mane int’’a sacca….” E’ inutile!...inutile…inutile…inutile…
Pausa
Lavoratore Sapete a chi penso mo’?
Maestro A chi pensi? …A chi pensate?
Lavoratore Sto pensando a chi è cieco, che vulesse vede’ e non vede; a chi è ciungo[23], che vulesse camminà e non cammina; a chi vulesse sentì e nun sente; a chi vulesse parlà e nun parla. Uno dice: - Poveri disgraziati…- ma lo dice così, con distacco. Comme si vorrebbe dire;- Bah, va buo’, ‘sta vita loro è andata così, ma la prossima sarà diversa…- Comme si uno chissà quanta vita avessa vivere! Ma chesta è l’unica vita che rimane loro e la vivono così, senza vedere, senza camminare, senza sentire, senza parlare… silenziosamente.
Maestro Allora vedete che , in fondo, la pensate come me? Che Dio non esiste!
Lavoratore Ma vuie stisseve danne ‘e nummere? Io la penso come voi??? Dio esiste e come!
Maestro E allora i ciechi? Gli storpi?
Lavoratore E che centra? Ognuno deve abbracciare la sua croce! Noi mò non stiamo abbracciando la nostra? Ah ah ah ah…
Maestro Voi mi ricordate quei compagni di scuola sempre allegri, benvoluti da tutti fuor che da me: li detestavo! Detestavo le loro risate, la loro vanità, la loro superficialità benché fossero…benché eravamo dei ragazzini. Che destino di merda: a vent’anni esco dalla scuola superiore e cinque anni dopo rientro in quella elementare, in cattedra. Mi pare di vedere la vita mia girare all’inverso: cancellini, carte e penne che volano, vocali scritte decine di volte sopra quaderni che a guardarli facevano schifo: A, E, I, O, U…A, E…’e polpette delle mamme in contenitori di plastica
inzevati[24]. I, O…’o panino del giorno prima…Per tacere del doposcuola, del bambino che si caga addosso, della bambina della quale tutti si innamorano, delle gomme azzeccate sotto i banchi, della scoliosi, del morbillo, dei geloni, della diarrea, ma che cazzo me ne fotte a me se i figli hanno la diarrea? Manco fossi il medico! – Maestro, mio figlio ha la diarrea, che posso fa?- Ma che cazzo ne so io che po fa?
Pausa
Maestro Una vita di merda! ‘Na vita ‘e merda! Per me ogni anno punto e a capo! Come se io fossi bocciato per sempre…
Lavoratore E…per forza…se non studiate…
Maestro E che centra? Ma che hai…che avete capito?
Lavoratore Io ho capito. Voi non avete capito! Volevo dire: dovete studiare il modo di uscirne…
Maestro Ci fosse!
Lavoratore Avete detto “la bambina della quale tutti si innamoravano”?
Maestro Si.
Lavoratore Io no.
Maestro Ma perché la conoscevate?
Lavoratore Lo vedete che siete voi che non capite? Mica quella bambina là…un’altra! Ma io, però mi innamoravo di un bambino.
Maestro Eravate gay?
Lavoratore No. Io mi innamoravo sempre del primo della classe. Però più che amore era ammirazione, era invidia. Ma un’invidia dolce, velata, senza cattiveria. Cioè, a me me piaceva ‘o capoclasse, il quale sapeva scrivere e leggere che era ‘na meraviglia, sapeva pure cantare, tanto che le monache lo facevano esibire davanti alla madre badessa.
Maestro Le monache?
Lavoratore Si, io sono stato a scuola dalle monache. Le cape di pezza dicevano: - Figlioli, pregate all’aperto perché se pregate in classe le preghiere si fermano al soffitto e non sagliono in cielo. Allora tutti quanti ci mettevamo vicino alle finestre c’’a capa ‘a fora e alluccavamo:- Ave Mariaaaa, piena di grazieeee.- Proprio di rimpetto ci stava un cantiere co certi muratori che faticavano. Questi, appena ci sentivano, cominciavano a bestemmiare per sfotterci. Ih che concerto! ‘Na bestemmia da una parte e una preghiera da un’altra parte. Loro sparavano bestemmie e nuie, più pe’ dispetto, rispondevamo con tre “Ave Maria”, un “Paternostro”, duie “Gloria al Padre” e un “Angelo di Dio che sei il mio custode”. Gonzalez, poi all’improvviso le sparava ‘nu “Credo”.
Maestro Chi era Gonzalez?
Lavoratore ‘O capoclasse, quello che cantava davanti alla badessa.
Maestro Capito…Quello che vi piaceva…
Lavoratore Essendo l’unico che conosceva il “Credo” parola pe’ parola, partiva a razzo e i muratori più si attizzavano. Le monache, nascoste dietro le finestre, ci mezziavano[25] preghiere. I muratori vedevano le monache e alluccavano[26]: - Sorè ve
piace ‘o curdone do prevete eh!- Suora Matilda, la più giovane, quando li sentiva, diventava paonazza[27] e non ‘ngarrava cchiù a parlà. Ma nu iuorno…
Maestro Un giorno?
Lavoratore Un giorno ‘sto casino finì in tragedia. ‘Nu muratore, pe’ menà ‘na bestemmia, se spurgette troppo e cadette abbascio ‘int’’a vasca do cemento. A badessa alluccaie:- Avete visto? E’ stato punito! E’ precipitato all’Inferno, all’inferno! L’aizzaiene da llà dentro dritto e tosto e bianco che pareva na statua, e doppo che s’’o portaieno, le monache ce facettero tornà dietro i banchi a cantare: - T’adoriam ostia divinaaaaaaa, t’adoriam ostia d'amorrrrrrrr…-
Tuona.
Maestro Ah, ecco! Ci mancava pure questa! Speriamo che non venga a piovere…
Lavoratore Sentite?
Maestro Cosa?
Lavoratore Sta schiarando l’alba…
Maestro Perché l’alba si sente? La si vede.
Lavoratore Io la sento. Sento il rumore del sole che sorge, quello delle ombre che si ritirano. Il fischio del vento…
Maestro Io sento che siamo alle soglie del terzo millennio e non è cambiato niente: chi suona continua a suonare e chi è suonato continua ad esserlo.
Lavoratore Come la vedete nera…
Maestro Ecco, il solito qualunquismo! E’ colpa di gente come voi se tutto va a puttane. La pigliate sottogamba e i soliti quattro stronzi ce la fanno sotto il naso.
Lavoratore Gente come me? Io mi faccio un mazzo tanto dalla mattina alla sera e sto col culo per terra!
Maestro E si vede che vi sta bene così. E’ colpa della gente come voi se gli altri sono diventati quello che noi non siamo mai stati.
Lavoratore Ma che è, un indovinello? Quelli come me, come noi, diventati, non diventati….Ma si vuie site nu fallito co chi cazzo ve la volete piglià? Cu’ me? Ma fusseve arrivate pure vuie cazzo cazzo a sparà sentenze? Io mi arrangio e mi accontento di quello che tengo, siete voi che non sapete neanche quello che volete.
Si scatena il temporale.
Marco Ecco! Tu vedi se non veniva pure a piovere! Quanto si può resistere su una croce senza mangiare e bere?
Lavoratore Per bere mò non c’è problema.
Maestro E pensare che io dimostravo sempre meno dell’età che tenevo. Quando incontravo qualche vecchio compagno di scuola lui portava scritto in faccia tutto il tempo passato, -Ma che?- diceva –Hai fatto il patto col diavolo?-
Tuona.
Poi un giorno, guardandomi allo specchio, mi accorgo che il tempo passava pure per me. Fino a trenta-quaranta anni uno
non ci pensa, ma poi capisci che la vita non devi vedertela scorrere davanti, devi viverla!
Lavoratore Voi avete perso troppo tempo a guardare gli altri, a desiderare quello che non avete mai avuto…E mò la vostra vita è ferma come state fermo voi, e non credo che vi sposterete più di tanto.
Maestro Già…non mi sposterò…Sentite, Salvatore, scusatemi per prima, ero incazzato nero. Facciamo una cosa, diamoci un’altra volta del tu, vi va? In fondo siamo nella stessa barca.
Lavoratore Non è una barca, so’ due croci: la croce mia e la croce vostra…
Maestro Io però tengo dentro qualcosa che mi tiene vivo. Il fatto che non mi accetto vuol dire che combatto. Tu, invece, sembri rassegnato, come sconfitto…
Lavoratore Sconfitto? Tu stai dando i numeri! Io tengo uno scopo nella vita, tengo i figli da crescere, da vivere momento per momento, da fargli qualunque sacrificio…
Maestro Se, se cunsumate! Po’ me darai ‘na voce quando arriverai a sessant’anni e ti sputerai in faccia.
Lavoratore Come hai fatto tu? Ti diverti co’ ‘e piccirilli che te tirano coppetielli in faccia eh!
Maestro E tu che ti alzi di notte per fare il pane? Tu che giri tutto il giorno con le mani impastate di farina e con il lievito infilato nelle unghie?
Lavoratore Statte zitte tu che accompagni ‘e criature a fila a fila dint’’o cesso!
Maestro (Gridando) Io dint’’o cesso non accompagno nessuno! Senti…Sentite , ci ho ripensato, meglio che ci diamo del “voi”, anzi del “lei”!
Lavoratore (Anche lui gridando) Ma tu che sfaccimme vuo’ cu ‘stu “vuie” e cu’ ‘stu “lei”?Ma non ti accorgi che stiamo a fare la guerra dei poveri? ‘A guerra de’ muorte ‘e famme?
Pausa.
Maestro (Piange)
Lavoratore E mo non piangere, dai.
Maestro Ma tu ci pensi?
Lavoratore A che?
Maestro Al fatto che mi hanno scordato qui sulla croce. “ Maestro, buongiorno, riverisco…”, “Maestro i miei rispetti”, “Maestro, qualunque cosa a disposizione…” Gesù, Gesù, Gesù, quanta ipocrisia tiene la gente! (Smette di piangere, guarda il lavoratore e sorride)
Lavoratore Che è? (sorride anche egli, seppure con fatica)
Maestro (Ride)
Lavoratore Ma che è??? (Ride)
Maestro Ma che ridi, se non sai perché sto ridendo?
Lavoratore E perché stai ridendo?
Maestro Perché tu, visto di qua, mi sembri uno spaventapasseri.
Ridono insieme
Lavoratore E tu…ah,ah.ah…me pare…’na ‘ntennada televisiona
Maestro Ah,ah,ah…Si…ah, ah,ah…si me daie ‘na raddrizzata ce vedimme a Raffaella Carrà…
Lavoratore Bona! ‘A raddrizzata ce ‘a desse a essa!
Maestro E nun parlà, si no in “Sarà capitato anche a voi, avee una musica in testa…”se sentene ddui siceme che stanne a parlà da’ mugliera…
Lavoratore Do’ pane…
Maestro De’ cuppetielle de’ criature…
Lavoratore Pe’ nun dicere de monache e de’ muratori…
Maestro Delle bestemmie e delle “Ave Maria”…
Ridono insieme, mail lavoratore fa molta fatica perché non sta bene.
Ah, ah, ah…Immagino ‘a monaca c’’a faccia paonazza.
Lavoratore Si…ah,ah,ah…nun me fa ridere troppo perché mi sento male!
Maestro Ah,ah,ah…Te ponno da un posto come lavoratore socialmente utile: fai l’antenna!
Lavoratore Ah, ah,ah…basta…nun ce ‘a faccio cchiù!
Maestro Pienze a ‘e pariente tuoie maschi, che mentre ammirano ‘o culo ‘e Raffaella, vedene accumparì ‘a faccia ‘e cazze toia!
Lavoratore Ah, ah, ah…Sto male…
Maestro Ti diverti eh?
Lavoratore No, sto male veramente…
Maestro Guè!!!
Lavoratore Mi sarà salita la pressione, e il cuore non mi regge
Maestro Gesù!
Lavoratore Io…io…nun pozzo murì accussì…
Maestro Ma no! Mo ti passa dai. Nessuno è mai morto sopra ‘sta croce!
Lavoratore No…non…mi…passa. Mi sento mancare…Nun è p’’a croce, è che faccio ‘na morte ‘e fesso, peggio ‘e zio Nicola e di papà…
Maestro Aiutoooooooooooooooo!!
Lavoratore E po’ vide addò vaco a morì? ‘Ncopp’’a croce do’ cattivo ladrone! Si….’o sapesse…patemo…
Maestro Aiutooooooooooooooooooooooo!!!
Lavoratore E che dirà il gommista? E stonghe pure senza scarpe! E che de’? Facevo ‘o ladrone crocifisso co’ ‘e scarpe? Uh! Guarda…
Maestro Che de’? Addò?
Lavoratore Dal ponte, guarda chi sta arrivando?
Maestro Io non vedo nessuno…
Lavoratore E’ isso! Ci è venuto a liberà. Hai visto? Il desiderio si è avverato. Guarda quanto è bello! Signore che c’è? Maestro non ti preoccupare, lui libera prima me, poi, appena mi posso muovere, abbraccio anche la tua croce e ti libero. Così…prima…che---faccia giorno… tu…sarai…con me…(Spira)
Maestro Guè…non fa scherzi eh! Appena possibile ti porto io stesso a casa a fare insulina. Intanto fai una cosa, fatti scorrere l’acqua in bocca che ti fa bene…Oh, ma tu vedi che cazzo di situazione! Chi cazzo mai si sarà trovato appeso a ‘na croce in una situazione come questa? A raccontarlo non ci si credeebbe. Oh, Alfredo…come va? . Dai cantiamo che prima o poi qualcuno passa:- Iessere, Nanninè se ne sagliette, chi ‘o ssape addò. Chi ‘o ssape addò…Addò ‘stu core ‘ngrato cchiù dispiette, farme nun po, farme nun po’. Addò, lu fuoco coce ma si fuie, te lassa sta, te lassa sta. E nun te corre appriesso nun te struie sulo a gurdà, sulo a guardà…Jamme, jamme ncoppo jamme ja. Jamme, jamme, ‘ncoppe jamme, ja, ferniculì, ferniculà. Jmme’ncoppo jamme ferniculì ferniculàààààààààààà…
CALA IL SIPARIO
Ultima stesura Qualiano, 11 marzo 2013
ANTONIO CRISTOFORO REDOLA
[1] Puntiglioso
[2] Come vi devo chiamare?
[3] Sopra.
[4] Gridavano
[5] Scelto
[6] Non faccio per dire.
[7] Cognata
[8] Scemo
[9] Sotto la pioggia insistente-
[10] Pantofola.
[11] Guadagnava.
[12] Piccoli semi..
[13] La pigione.
[14] Ci scolammo velocemente.
[15] Mi decisi.
[16] Un particolare tipo di botto.
[17] Botti col fischio
[18] Iracondo.
[19] Arance.
[20] Carbonaio.
[21] Braciere
[22] Gridare.
[23] Paralitico-
[24] Unti di grasso.
[25] Suggerivano sottovoce.
[26] Gridavano.
[27] Rossa in viso.
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