Kandinsky nel suo saggio del 1912 " Lo Spirituale nell’Arte": afferma che l’Arte è il veicolo più appropriato della spiritualità: "Quando religione, scienza e moralità sono scosse ed ogni altro sostegno viene meno, l’uomo ritira la sua attenzione dall’esterno e la dirige verso l’interno.
L’Arte moderna especialmente quella astratta, ha forti radici spirituali, anche se, tale aspetto è offuscato a favore di una maggiore attenzione nei confronti degli aspetti formali. Ciò che viene spesso omesso, è che pionieri come Kandinsky, Mondrian, Arp, Duchamps, Malevich, Newman, Pollock, Rothko, e molti altri grandi del periodo, hanno in comune un simile back ground spirituale.
Molti di loro si ispirarono al buddismo. al taoismo, altri ancora, furono influenzati dall’esoterismo di Madame Blavatsky, Rudolph Steiner e della Società Teosofica. L’obiettivo di questi artisti è stato esprimere un’arte che andasse oltre i limiti materiali, richiedendo a se stessi l’acesso a stati “altro ” di coscienza, nello struggente anelito verso la trascendenza.
Nel contesto artistico attuale, la ricerca spirituale di una matrice che accomuni gli uomini rendendoli parte del “Tutto”, è soppiantata da una spasmodica ricerca di originalità, novità, ed eccentricità; addirittura, queste qualità sono valorizzate e ritenute gli ingredienti basilari del successo, anche se spesso hanno distrutto la comunicazione tra artista e pubblico.
Per Kandinsky la creazione artistica è impossibile senza la presenza del sacro. Non si può dare concreta attuazione al proprio talento se non è possibile attingere a qualcosa che rimandi all'idea di bellezza assoluta. L'uomo è stato imbarbarito dall'avidità per il potere, dal vizio di farsi continuamente guerra e dalla necessità di privilegiare lo spirito di sopravvivenza sopra ogni altra cosa. La sofferenza umana ha invaso un intero popolo offuscandone ogni nobile principio, ogni pretesa di accedere a stati di grazia.
In questo mondo sordo ai richiami di una spiritualità naturale, -che nulla a che fare con i vari misticismi che dilagano perniciosamente-, si è perso il senso profondo del ruolo dell’artista come motore della storia in continuo divenire, piuttosto che mero strumento nelle mani di varie forme di potere.
A tal proposito Peggy Guggenheim ebbe a dire:
“È evidente che viviamo in un mondo oramai arresosi al conformismo delle idee, un mondo non più destinato ad avere una grande filosofia,una grande arte, una grande religione”.
A sua volta Steven Mithen nel suo libro “ La preistoria della mente”, afferma :
"L’arte nell’uomo moderno homo sapienssapiens è il prodotto della fluidità cognitiva e nel fare arte sono presentitre processi cognitivi fondamentali, presenti anche se in forma separata nellamente dell’uomo primitivo di Neanderthal:
1. La capacità di interpretare i simboli naturali (intelligenza storica naturale)
2. La comunicazione intenzionale (intelligenza sociale)
3. L’abilità di produrre manufatti (intelligenza tecnica)
Secondo tale definizione l’arte è sostanzialmente comunicazione di immagini simboliche chesi esprimono attraverso dei manufatti.
John Fowles l’autore di “ La donna del tenente francese”, sempre allo stesso riguardo afferma:
C’è da chiedersi allora, perché in campo artistico, comunicazione ed espressione sono andate gradualmente annullandosi, perché la Filosofia rinuncia a percorrere l’arduo cammino del “Bello” e del “Bene”? Perché le arti si allontanano sempre più dalla realtà della vita, non riuscendo più ad immaginare e a indicarci mondi possibili in cui vivere, diventando complici della nostra decadenza e del nostro inaridimento come esseri umani?
L’uomo occidentale ha ridotto la sua esistenza entro gli angusti limiti della propria testa e delle proprie idee, e in tal guisa, corpo, sentimenti ed anima sono diventati il vero tabù dei nostri giorni.
Al contrario l’artista dovrebbe avere la capacità di vestire di anima gli oggetti, di farli vibrare e di comunicarci queste emozioni, di farci percepire attraverso l’opera il suo corpo, i suoi sentimenti, la sua anima.
Spetterebbe all’Arte e agli Artisti combattere per quei valori che ci rendono unici, ma credo che questo sia possibile solo grazie alla capacità di ristabilire la differenza tra ciò che è dignitoso e ciò che è miserabile, ciò che è bene e ciò che è male, sfidando l’indifferenza e l’abulia della nostra quotidianità, vere malattie spirituali dei nostri tempi.
L’Arte sin dai suoi albori ha sempre rappresentato la vita e la sua celebrazione, ma dal momento in cui ha cominciato a separarsi da essa, è iniziato il processo della sua de-simbolizzazione.
Nella semplicità della loro filosofia, i nostri antenati sapevano che la vita era più importante dell’arte, che l’arte era necessaria per dare un senso a quei fatti della vita che tuttora ci angosciano come: la nascita, la vita e la morte. Tentarono in tal modo, di esprimere grazie ad immagini simboliche, il rapporto umano con l’Assoluto, cercando di dare voce e forma e senso allo smarrimento e alla paura che possono condurre l’essere umano verso il più totale nichilismo.
L’arte non è la semplice riproduzione di immagini o la ricerca di stili e tecniche, per quanto sofisticate ed originali esse possano essere, l’arte non è una graduatoria, l’arte è un fatto fondamentale dell’essere metafisico.
Nietzsche soleva affermare: "L’arte è l’unica attività metafisica alla quale la vita ci obbliga”.
Milano, Palazzo Reale - Dal 17 dicembre 2013 al 4 maggio 2014
- Blog di Antonella Iurilli Duhamel
- 1628 letture