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Quiet: Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare

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Gli introversi non fanno gruppo, non amano le grandi riunioni preferiscono starsene in disparte a guardare i giochi effervescenti che i più arditi imbastiscono dalla mattina alla sera. Gli introversi non sono introversi con se stessi, non sono dei timidi; sono solo orientati verso l’interno, prediligono il silenzio della solitudine per rifugiarsi nel proprio mondo, piuttosto che confondersi con la folla. Hanno bisogno di certi luoghi tranquilli  per pensare, per riflettere, per ritornare fuori presenti ed efficienti quando la vita li chiama ad agire. Non vanno di moda, e contrariamente a quanto si crede  hanno successo; se così non fosse stato, non avremmo avuto,  i quadri di Van Gogh, i notturni di Chopin i versi di Leopardi….

 

La classificazione dei Tipi psicologici di Jung parte dalla distinzione tra introversione ed estroversione. L’introversione sebbene non sia una funzione  apprezzata nel mondo occidentale a differenza di quello orientale, è per Jung  altrettanto importante quanto la funzione dell’ estroversione, e riguarda primariamente l’orientamento dell’energia psichica. Abbiamo bisogno di entrambi gli orientamenti,  per funzionare pienamente, anche se nelle persone  si assiste ad una dominanza dell’una o dell’altra funzione.

 

Susan Cain ha recentemente  scritto un libro che parla della forza degli introversi, si tratta di: “Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare”. Il libro si pone come antidoto nei confronti di  un mondo di urlatori che non sanno quando è il  momento  di  cominciare a tacere.

Siamo abituati alle urla di persone  che tendono  di imporsi rumorosamente e  a sovrapporsi ai propri e altrui stridori piuttosto che cercare una comunicazione profonda e di qualità. Chi è in grado di polarizzare l’attenzione di solito riscuote ammirazione, mentre gli introversi risultano  a volte persino antipatici,  oppure si notano appena, salvo quando vengono fuori con delle opinioni che ci colpiscono per la loro saggezza e pertinenza.

 

E opinione diffusa   credere che gli estroversi sono carismatici, sicuri di se, affascinanti e conquistatori, ma il più delle volte non ci si rende conto che queste qualità sono  strettamente legate a problematiche narcisistiche, ad una assenza di profondi valori e sentimenti, ma la nostra società privilegia il loro  garrulo ciarlio e si struttura da tempo sulle loro caratteristiche,

 

Le persone maggiormente contemplative e riservate , sono in partenza messe fuori gioco e paradossalmente  dalle proprie famiglie; spesso genitori estroversi si rivolgono agli specialisti del settore affinché l’introversione del loro pargoli sia sanata, paradossalmente ci si preoccupa meno di un bambino iperattivo, tanta è la tendenza a confondere l’iperattività con la vitalità.

 

Agli introversi non manca la capacità di instaurare forti legami sociali, e persino il piacere di un party, solo che   ad un certo punto preferiscono ritrovarsi a casa in pigiama e pantofole, preferiscono dedicare le loro energie sociali alle persone più intime, ai colleghi , ai famigliari, sono più propensi ad ascoltare che a  parlare, a riflettere  prima di parlare, sono più versatili nella  scrittura che nella conversazione, tendono ad evitare i conflitti, possono disdegnare una chiacchierata e invece  apprezzare una comunicazione più profonda e personale.

 

La Caine nel suo libro usa la metafora dell’orchidea per descrivere l'introvesione nei  fanciulli; la loro riservatezza con le cure appropriate  può far spazio ad  una  preziosa fioritura, mentre la svalutazione a priori loro riservata,non può che candidarli   ai cronici stati depressivi.

 

Almeno un terzo delle persone che ci circondano sono introverse, la tendenza a sottovalutarli costituisce una perdita,  perché di fatto non esiste alcuna correlazione tra l’essere il migliore oratore e  avere le migliori idee. Susan Caine nel suo libro analizza la nascita di ideali di estroversione nel ventesimo secolo ed esplora l’ampiezza delle loro  conseguenze, puntualizza  con molta precisione la linea di demarcazione tra la biologia e la psicologia del comportamento introverso e ci illumina sull’abilità  degli  gli introversi  di saper modulare le loro personalità in relazione alle varie circostanze. Nel libro ci sono validi consigli per gli educatori   per meglio valorizzare e sostenere  i  bambini introversi, nonchè per le aziende al fine di  trarre vantaggio dal talento di  individui  maggiormente introversi.

 

La Caine incoraggia gli introversi ad essere fedeli   alla propria natura, il bisogno di quiete non è un dramma,  se si ha bisogno di fare le cose lentamente non fatevi spingere dagli altri, se avete paura di esprimervi in pubblico, non sentitevi sbagliati è una reazione naturale dalle radici antichissime, si riferisce al comportamento dei nostri antenati che vivevano nella Savana; per loro essere fissati da uno sguardo equivaleva ad essere avvistati da un animale in procinto di attacco. Gli introversi hanno maggior bisogno di credere alle proprie viscere, e alle proprie idee e trovare il modo più idoneo per condividerle, anche se è totalmente diverso dalla maggioranza della popolazione mondiale  costituita da estroversi.

 

E’ un libro molto interessante che capovolge  completamente la visione ordinaria che il mondo ha degli introversi  ma soprattutto  la stima che gli stessi  introversi riservano al  loro potenziale e alle possibilità di successo in uno mondo troppo estroverso.

 

Buon Quieto Anno!

 

 

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