Scritto da © Maria34 - Dom, 07/03/2010 - 12:33
Alla lezione di venerdi, Stefano Franco Sardi ci ha regalato questo bellissimo brano:
[stai zitta un istante]
Ecco ora che finalmente mi hai dato retta. Il tuo silenzio però mi trova spaesato, impreparato.
Forse ti ho chiesto la cosa sbagliata.
Probabilmente, è perchè ho ancora i meandri della mente, occupati dall'eco delle tue parole.
Finalmente ho disponibile uno spazio mio, verbale si intende, ma è come tornare alla casa di campagna, dopo tutto l'inverno. Ragnatele e polvere.
Ora quello che volevo dire, che mi era ben chiaro in testa, non lo è più.
Mi sembra un piccolo mucchietto di parole scritte piccole piccole su un foglio enorme, o come la parola fine scritta su un libro di tutte pagine bianche. Ma si potrebbe dire anche l'opposto; cioè, che ciò che vorrei dire è diventato improvvisamente enorme, un solo carattere, è già più grande della pagina che ho a disposizione.
Che confusione è esplosa nella mia testa!
L'istante è già passato. Vedo che la tua mimica facciale sta assumendo la configurazione di chi sta per dire qualcosa. Cerco di precederti e butto lì un: “allora”. Niente di più però, perchè nella paura di non riuscire a precederti, ho emesso il suono senza prima caricare a pieno i polmoni, quindi, anche ben avessi voluto aggiungere qualcos'altro, non avrei avuto più aria.
Lo scopo, comunque, è stato raggiunto. Tu non hai ripreso a parlare; per il momento.
Ma devo ripartire immediatamente, o perdo l'attimo.
Sento che il tempo è scaduto; se non dico qualcosa, faccio anche la figura dell'imbecille.
Lei tace e mi guarda con aria di sfida.
Io carico i polmoni, apro la bocca:
<<Amore,vorrei solanto chiederti scusa>>
Stefano Franco Sardi
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