Scritto da © Amina Narimi - Mar, 10/03/2015 - 20:19
È la prova più grande,
nell’oscura sorgente
giacimento di luce, di forza
chiamata ad aprirsi,
nel colpo di tuono
ricordando che siamo già nati
ti accompagno, padremio...
camminiamo fino al nucleo
del nostro matrimonio
per partorire il figlio che ora vede
che emerge dalla madrenera,
coscienti della luce che essa porta
il taglio nei polmoni
è la breccia che conduci sull'altare -
nell’orecchio, meraviglioso nato
da un silenzio così grande,
labirinto e mandala dell'avventura umana
nella conca che contiene l’Om -
fino all’apertura, all’effetha che unisce
la dura madre con la pia
lungo tutta la salita dell'albero vitale
è il mare dei midolli che si ritira
per brillare fino alla camere nuziali
dove si spande in bianco la corona
col suo primo raggio, col corno d’Amon
e i capelli piantati nel cielo, illuminati.
Sono tutta la donna che canta, tua figlia,
la sua preghiera silenziosa,
nella lingua madre di un bambino,
sotto le coperte, eppure, tu,
mi guardi come se corressi
annidata nell'utero invisibile del bosco,
dal buco notturno della stanza
con un suono ulteriore, minuta,
per rendermi forte alla vita
l'orecchio più debole, in fondo
nella mia corsa a perdifiato
per sottrazione prendo forza all'ospedale,
dall'assenza che rinasce la potenza
e il salto nudo, per vedere,
attraverso le ossa della carne,
l'abisso della gioia, nella piena
del tuo andare,
udendo per la prima volta
spandere il tuo tesoro:
il ritorno dell'eterno, che coincide con l'origine
di tutte le parole nella bocca. Madre,
il tutto che ci manca, in cui manchiamo,
nel sublime, c'è, nell'albero in travaglio
la Fratellanza di una notte umile,
al separarsi delle sue mattine,
al chiaro venuto dentro gli occhi
lanciato in direzione di quel sole
che pulsa come un tronco a filo d'acqua
che ti siede sopra il cuore come un frutto
è mansuetudine al vento prealpino
negli specchi rosa dell'anima all'aperto
lo scintillio che fa spiragli tra le mani
lasciando per visione ciò che manca
come tra le gole di montagna
o camminando per Palmira
abbagliati dalla polvere del cielo,
stesa al suolo con un filo..
Con un filo all'orizzonte c'è mio padre,
di un blu assoluto, che rimane
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- Blog di Amina Narimi
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