Scritto da © giuseppe pittà - Mar, 22/11/2011 - 14:57
... voglio bere di te gocce di anima e sangue nella trasformazione del canto nel gioco di volerti più di ogni cosa al mondo entrarti dentro ad imprigionarmi di sempre in un delirio che è di fatale felicità la gioia di gustare di te di cibarmi di te di respirare di te di morire e nascere di ogni cosa di te per vivere e rivivere di te nei deliri delle invenzioni nelle limpidezze delle tue acque nell'odore del tuo dolore nei periodi della tua natura di donna di te che volteggi da padrona nei miei pensieri gli stessi del giorno e della notte e nei risvegli bruschi dove ti cerco dove muovo alle carezze migliori abbassandomi a lambire le dolcezze più dolci del tuo corpo nel fremito senza tempo della tua schiavitù del tuo consegnarti alla mutevolezza dei tuoi e miei umori alla fragilità di volerti piegare ad ogni mio volere nel segno delle striature sulla pelle nelle ebrezze dell'arrendevolezza nell'estasi della follia più pura di te che entri ed esci di te che mi lasci entrare ed uscire in questi nostri sogni che ci imprigionano e ci liberano in questi nostri sensi che ci legano di un abbraccio senza proclami di resa di te che uccidi e lasci vivere nel gesto di mostrarti e negarti con la consapevole incertezza di un piacere da perseguire di un sentiero che porta verso l'orlo dell'orizzonte dove cadere e risalire dove senza più niente da difendere ci confessiamo veritieri tutte le meraviglie di un esistere in bilico sulle nostre forzose debolezze dove senza alcuno sforzo apparente proviamo ogni volta a ritrovarci annullandoci in noi ogni volta rinascendo in noi di te che decidi di farmi atterrare sulla tua collina facendoti gustare presentandoti in ogni pietanza nel passo complessivo del mio volo dove senza volontà di mistificazione ti racconto di filo e di segno le storie ambigue e difficili degli istanti migliori che mai e poi mai vogliono staccarsi da te che sei ormai fiume che scorre nei giochi senza tempo delle strade obbligate che mi percorrono il sangue ...
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