Scritto da © Fausto Raso - Mar, 31/07/2012 - 14:33
Caro Direttore del portale, approfitto della sua cortese disponibilità per una lettera aperta a tutti gli amanti del bel parlare e del bello scrivere. Mi permetta, intanto, di presentarmi: sono la quarta di nove fratelli, il mio nome è In, il cognome Preposizione.
Per gli appassionati dell’etimologia posso dire di discendere da un nobile casato: il latino. Preposizione, infatti, viene dal latino “praepositio” e significa l’ “anteporre”; la preposizione è, quindi, quella parte invariabile del discorso che si “antepone” (si mette prima) al nome o al pronome per indicare una relazione di dipendenza fra due termini di una medesima frase. Come ho detto ho otto fratelli; spesse volte, però, mi piacerebbe essere figlia unica: mi risparmierei violente liti con alcuni miei fratelli, soprattutto con i permalosissimi Di e Da. Alcuni scrittori, non so se per ignoranza o per “snobismo”, mi usano in vece di mio fratello Di: ciò – come potete immaginare – suscita la gelosia (e le ire) del mio congiunto che si vede “detronizzato” del posto che legittimamente gli spetta. Ho pensato, per tanto, cortese Direttore, di rinfrescare la memoria agli amici scrittori (per carità, non me ne vogliate) e a quanti li seguono ciecamente elencando i casi in cui necessariamente si deve ricorrere all’ausilio di mio fratello Di. Cosí facendo sarete piú apprezzati e mi eviterete le continue liti familiari. Vediamo, dunque. Si usa la preposizione Di per introdurre il complemento di materia: abito di raso; letto di ferro, maniglia di ottone, rivestimento di pelle. Dovete ricorrere, invece, al mio aiuto (cioè a In) quando volete mettere in evidenza la materia sulla quale o con la quale si opera: scultore in marmo (lavora sul marmo); ricamo in oro (si opera con l’oro); pittura in tela (si dipinge sulla tela). È necessario, altresí, adoperare Di con i complementi di specificazione, ovviamente: studente di medicina, non in medicina; venditore di stoffe; si dirà, però, laureato in giurisprudenza. Ancora. Specialista di, non in. Lo specialista, infatti, è una persona che si è “specificatamente” (‘complemento di specificazione’) dedicata a un ramo di una disciplina o di un’arte: specialista di malattie tropicali; specialista di arte antica. Un caso a sé stante il biglietto da visita, ormai in uso in luogo della forma “piú corretta” “di visita”. La preposizione Da è bene ricordarlo, è adoperata correttamente quando indica l’idoneità, l’attitudine, la destinazione (di qualcosa): sala da ballo; pianta da frutto; cavallo da corsa. È adoperata erroneamente, al posto della “titolare” Di, quando si parla di una qualità specifica della cosa, e non di una destinazione occasionale. Si dirà, quindi, correttamente, festa di ballo, non da ballo.
Sicura di poter contare sulla vostra comprensione, ringrazio il Direttore della sua squisita ospitalità e a voi auguro un mondo di bene.
La vostra Preposizione In |
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