Scritto da © Anonimo - Sab, 19/12/2009 - 23:46
Stemmo, non tanto ieri
quanto quei fiori di settembre
che portano salgemma alle narici
come la rena
alle isoipse della riva fa costiera
di racconto nei branchi dell’albergo o a memoria un sole.
Poi Salerno, di cui attraversammo strade
avendoci detto che saremmo stati sazi, perché di sera
la notte scompiglia le vele dei turisti
nei vincoli di piazza i vicoli
retti al mare che pure sciabordava magro di luna.
<< Io avrei ciò che più
dovrebbe mostrarsi per il sonno: la camminata antica - e saltammo
sui gradoni che lasciano il mio duomo: il finlandese a cui non parlavo inglese
e la matematica rumena di buon italiano
e quel romano - il più simpatico di tutti che tu amavi - che ancora qui mi manca
e ne faccio un conto. >>
Ridevi senza vergogna che i bianchi della bocca
stupissero i fanali
poi la posa
un flash che avresti detto ora un lampo di ricordi
- alla catena -
mentre usando inchiostro s’annulla il dove sei
di quel che fu nel poi divenne
il bacio del saluto a voi
che salivate ai letti
così diremo: ci rivedemmo ai nostri tetti.
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