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Abyss – Imitazione da Lovecraft


L’uomo cadde nell’abisso senza neanche accorgersene.
Sapeva che era lì da qualche parte. Sapeva che il suo dirupo si spalancava là intorno, nel buio e all’improvviso. Sapeva che qualcuno c’era caduto già. Ma non fece attenzione e ci scivolò dentro scendendo in cantina, per prendere un abito meno leggero. Aveva rinfrescato e non voleva mancare di presentarsi all’appuntamento come si deve, pulito e in ordine. Guardò precipitando al polso.
- Maledizione! - Mormorò – Le sei meno un quarto! –
Oramai non ce l’avrebbe fatta a star lì per le sei e così Karin, quella bella biondina svedese o giù di lì l’avrebbe mandato al diavolo e se la sarebbe squagliata – E già! – Disse. – Si sa che quelli del nord sono puntualissimi… porca malora!
Allora pensò al telefonino. Non è che lei ce n’avesse anche uno, ma poteva chiamare Roby e mandarci lui ad accoglierla. Sì, c’era il rischio che poi magari la rimorchiava lui, ma al prezzo di perderla del tutto, tanto valeva…
- Accidenti al telefonino! – Disse, mentre cercava di afferrarlo, precipitando, dalla apposita custodia fissata alla cintura. Questa s’aprì da sé, e l’apparecchio scivolò via, fluttuando anche lui in caduta libera verso l’ignoto.
- Vai al diavolo anche te! – Lo apostrofò l’uomo, non senza stizza e rancore.
Questa non gli ci voleva. Aveva un sacco di cose da fare, un sacco di impegni e di incontri di lavoro, oltre naturalmente il rendez-vous galante con la biondina. Come doveva fare, tagliarsi in quattro? E poi dove finiva quella corsa e a che serviva? Ci stava giusto riflettendo, quando riappare il telefonino, proprio sul naso, sfiorandolo. Gli viene in mente la prova di Galileo sulla torre di Pisa, sorride, lo afferra e compone il numero.
- Ciao Roby, sono Warren.
- Cosa? Non sento bene
- Sono Warren, scemo.
- Cosa? Chi è? Sei Warren?
- Sono io! Senti, c’è da “agganciare” una biondina!
- Cosa?
- Una biondina, babbeo! Una fica coi fiocchi! Te l’affido che io non posso,
- Cosa?
- Và a quel paese, Roby! Ti dico che è da sballo! Devi andarci alle sei, al solito posto! Te la scarico perché io proprio non posso!
- Cosa? Ma non sento niente!
- Alle sei al solito posto, imbranato! Una super-fica da leccarsela tutta!
- Alle sei, Warren?
- Alle sei! E fammi pure il favore, telefona al capo! Non posso più venire domani!
- Alle sei, Warren?
- Sì, maledizione, alle sei? Ma che ti prende? Non capisci più un accidenti? Dì al capo che domani non posso venire! Che quel babbaleo scemo deve cuccarselo da solo!
- Cosa Warren?
- Se vuole fregargli il malloppo, deve infinocchiarlo lui. Io non ci sarò!
- Cosa? Warren! Warren!
- E ora che succede qui? – Disse Warren.
- Warren! Non si sente più niente! Da dove chiami… Warren?… Dove sei?… Dove devo andare alle sei, Warren?... Warren?…
La voce di Warren taceva, ma il sibilo della caduta si percepiva fin all’altro capo del telefono, così che il suo amico continuava a chiamarlo, avvertendo che qualcosa non andava per il verso giusto. Allora tentò di tradurre quei suoni inarticolati in qualcosa di interpretabile, qualcosa che gli rendesse conto di quel misto bizzarro che percepiva tra il sesso, i soldi e la sorte di Warren che rumoreggiava dentro al telefono. Sin quando, con voce tremante, ripeté: - Warren…sei lì?…
- Idiota! – Gli risposero. – Warren è morto!
 

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