53/1- trilogia del bacio parte uno: all'inizio fu solo l'inizio, poi continuò senza peccato (in verità). oplà | Poesia | giuseppe pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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53/1- trilogia del bacio parte uno: all'inizio fu solo l'inizio, poi continuò senza peccato (in verità). oplà

di un bacio al volo
l'ultimo e il primo
sotto l'albero degli incantamenti
in quei cespugli di piazza mazzini
nascosti ai passanti
forse vogliosi di farci vedere
le nostre sole mani
cercandoci sotto vestiti complicati
in quella gioventù di sogni
negli ideali sconfitti ogni giorno
rasserenandoci di baci e di carezze
 
ascoltavamo guccini
alternandolo al nostro primo deandrè
nei giochi di farci solo bene
sempre nel pericolo di farci tanto male
come era lontana l'aied 
la ricetta della pillola negata
fottuti dall'amore dell'innamoramento
con me di nascosto che amavo un sogno biondo
tipicamente marylin della solfa di borgata
nel tipico modo
torcendo i riccioli scuri dei tuoi ricci
mentre imparavo la forma delle tue labbra
nei migliori sapori in quel tuo sorriso
legandoci di lingue e di fuoco
mentre scoprivo quei tuoi piccoli seni
amandoli senza alcun ritegno
nelle ore mie notturne a due passi dai treni
mentre sfregavo di ricerca 
nelle forme di petali nuovi e saporosi
d'umidità profumate e sogni malconci
 
che
nel mondo del silenzio mai silenzioso
di roma
abita ancora la cipria delle ballerine dell'ambra
di quelle riviste che arrivavano dopo il cinema
mentre entravano dalla finestra socchiusa
di quella casa dal portale supremo
nella piccola strada di via pepe
dove consumavo i panini della sopravvivenza
leggendo e scrivendo lettere
interpretando a parole i sentimenti dei duri
nel bar d'angolo
dove giulia e francesca ristoravano la voce
nelle pause della vita
nell'odio profondo degli uomini veri
quelli sputavano sangue e urina sui loro corpi
perchè le puttane sono soltanto puttane
e
invece a me fecero sempre molto sorelle maggiori
nel pranzo della domenica
come nell'abbraccio polposo di vero affetto
perciò vi amai entrambe vi amo ancora
e
 
e
niente di più che il nero
nelle scommesse che mi insegnarono ad evitare
in quei cavalli di cui seppi tutto
ed anche più
mentre ti rincorrevo nelle giornate del tempo
cercandoti per fare l'amore
un amore che hai voluto sempre rimandare
permettendoti solo baci e carezze
nel volo più stupido che ci sia
che finisce per esser più niente del niente
per perderci del tutto
smarriti dai desideri di un solco da arare
di terra da preparare
cattiverie da rinfacciarci
noi soli troppo lontani da ogni futuro
urlando ancora nei passi alle manifestazioni
di un mao altra stella altro universo
contando sempre morti e feriti
quaggiù
 
dove muoiono e feriscono 
dove finiscono per vincere e  perdere
nell'ampiezza della profondità
in un cancro sempre senza ornamenti
dove sperano e spirano
dove tagliano di spada le ultime luci
 
e
ancora voliamo ma chérie
per le fragilità dei nostri tempi più moderni
facendoci scorrere davanti agli occhi
tutte le illusioni smarrite
in un caleidoscopio di incerte visioni
mentre
com'è strana la vita
ti ritrovo signorilmente riverita
nell'atto di sorseggiare il temporale
nello champagne abbastanza freddo 
adeguato
qui
dentro di me
tra le pieghe del mio uragano
ormai totalmente liscia di capelli
mai più angelo del mio desiderio
rinunciando secoli fa 
nella mia penitenza
per un bacio
l'ultimo dei mille 
quello dell'ultimo sogno
venduto avvolto in carta di giornale
ad un avvoltoio senza nome
ai portici di piazza vittorio
quando non c'era ancora l'orchestra
ma la banda suonava di certezze
sputando senza misura
a tutta paura
 
 

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