Scritto da © matris - Gio, 05/04/2012 - 19:15
Chi non sa della battaglia che ho nel cuore
taccia dei fremiti generati dal corpo.
Cedono i trofei obliati dai nervi appesi in saldo,
del saggio predicare di ieri miravo le radiose sagome
attendere all'ombra d'un olivo
ad aspettare che il vuoto si riempisse di sole.
Cadevi nel vortice sciabolando l'aria nera
lasciando dei fiori i petali a marcire.
Nel votivo orgasmo d'un credo, nei sensi afflitti,
pasceva al compianto altare lontano il tuo gregge
negando promesse dimentiche di martirio.
Le ultime ore assalgono pacatamente le pene
nell'estasi ascetica del raccoglimento.
Dalla lignea icona scolava affannosa la linfa
tradendo la sofferta catarsi maestra di solitudine
tracciare la linea dei pianti dei sospiri
in bilico sul cuneo che poggia i piedi trafitti.
Sentivi alitare il vento dei ricordi e lontano
il fremito d'ali d'una colomba di pace
disturbava il tetro gaudio degli aguzzini.
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