Scritto da © maria teresa morry - Mer, 20/06/2012 - 08:56
Ho provato molte volte a scrivere di te
come fossi l’angiporto di Padova est
magari con gli stessi colori di bassa periferia milanese
immedesimati dalle case popolari di Novara,
case anonime ovunque alle cicatrici dei centri storici.
Maledizione! Persino il tuo odore di urina
nei cantoni isolati riusciva a confondersi
con strane trame di fiori
che non vedevo da dietro i muri della canonica.
Anche nella parte più bassa e bieca
non c’è posto abbastanza sordido, barca davvero sfondata
o edificio sbarrato che non coli malinconia .
Persino dallo sfacelo tu risorgi.
E galleggi come zattera costruita da deliranti architetti
che dai marmi salivano ad onorarti al sole.
Ho provato molte volte a scrivere di te
come fossi la stracca carne di un porto
il peggio del peggio, volevo dire
e non mi è mai riuscito.
La vista del bacino tuo offerto al mare,
San Marco al gioire di ogni vento
tra gli alti tigli di sant’ Elena, fusti opulenti
ondivaghi e profumati di passanti
allargava in me ogni sorriso.
Non c’è bellezza maledetta…
Soltanto bellezza.
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