Scritto da © matris - Lun, 28/05/2012 - 07:05
La torre s’erge sui bassi tetti,
Adige forza maestosa si mostra
tra curve millenarie, disegnando
tra curve millenarie, disegnando
gialle arcate nei ponti riflessi blu.
Stanca, matrona, statuaria città
grata ai veronesi operosi e vivi
grata ai veronesi operosi e vivi
tra vizio vino e scaltre realtà ambivi
il ritmo del fare e non quello del farsi.
il ritmo del fare e non quello del farsi.
Di mura antiche e segreti anfratti
testimoni a requiem di solitudini
sogni spezzati di pianti rotti e fasti
cantano gli androni di vecchi palazzi.
Ascoltando il suono risalire l’arena
dagli ovali erosi anfiteatri romani
grida antiche di festosi bambini
rapiti da organi e spremute di mantici.
Svettano campanili, chiese chiostri chini,
custodi capitolari, corali codici miniati
volgari proverbi cullati a contraltare
nel brusio ovattato della pergamena.
Dai Capuleti balconi, baci d'amore e de bello
s’odiano i Montecchi d’immortale canto che
pareva esser troppo bello tra le merlate mura
l'onore immolato nel budello di via Cappello.
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