Scritto da © Lorenzo - Gio, 09/03/2023 - 14:20
Pugliese di nascita e milanese d'adozione, Francesco Speranza per tutta la vita ha dipinto con dedizione e amore soprattutto i paesaggi della sua terra d'origine, contribuendo, attraverso i suoi quadri e disegni alla costruzione di immagini reali, a volte con l'aggiunta di particolari immaginari, dipinti con disincanto e nostalgia, angoli di una natura assolata e sfuggente della Puglia del Novecento.
Sono questi i presupposti che sottendono il paesaggio di Speranza, ambientato nella Lama Balice, dal titolo Case e orti del mio paese, del 1951, che appartiene alla collezione dell’Università di Bari.
In quest’opera la presenza di persone risulta alquanto contenuta, infatti nel suo intero sono illustrati i personaggi necessari a restituire il senso dell’attività umana. Da una parte vi sono tre contadini in un orto, intenti a zappare la terra, raggiunti da una donna, che porta loro del cibo, mentre nel fondo attiguo, adiacente il trappeto della famiglia dei Basso, si assiste a qualcosa che ha dell’incredibile: qui viene fuori la vena religiosa di Speranza, che raffigura Gesù in ginocchio, con una figura angelica lasciata in bianco.
Particolare del trappeto e l’ambientazione del Getsemani.
Senza dubbio è un’invenzione del maestro, che finisce col dare al racconto realistico il timbro di una nota di irrealtà, l'immaginario detto prima, che trasporta l’osservatore in un’atmosfera onirica: in cui la narrazione popolare si fa improvvisamente mistica. Una capacità tutta di Speranza di contestualizzare il luogo, con la presenza del trappeto, nell’episodio biblico del “Getsemani”: non a caso la parola di origine aramaica significa appunto frantoio
Fonte Primo Piano e considerazioni personali !