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Progresso

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Progresso in (filosofia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
 
Il termine progresso (dal latino progredior, andare avanti) indica genericamente lo sviluppo dell'uomo nella sua storia concepita come un lineare procedere, dove i miglioramenti, presupposti come prevalenti rispetto alle interruzioni e agli arretramenti, si accumulano per determinare condizioni positivamente avanzate, materiali e spirituali, della vita umana. Questa concezione è antiteticamente mutata nel corso del XX secolo.
 
Pensiero arcaico ed antico
 
 
Una rappresentazione dell'Uroboro (dal greco ουροβóρος dove "ourá" sta per "coda") simbolo arcaico della storia ciclica
Nel pensiero antico l'idea di progresso era assente per la prevalenza di una concezione della storia umana vista come un allontanamento da una mitica "età dell’oro" e dopo di questa si pensava piuttosto ad un regresso, dovuto alle manchevolezze della natura umana, allontanatasi sempre più dall'originale, ingenua bontà dell'uomo primigenio.
Così compare per la prima volta in Esiodo (metà del VIII secolo a.C.) la nostalgia, rispetto al suo infelice tempo presente, per quell'età di
« un'aurea stirpe di uomini mortali [che] crearono nei primissimi tempi gli immortali che hanno la dimora sull'Olimpo. Essi vissero ai tempi di Crono, quando regnava nel cielo; come dei passavan la vita con l'animo sgombro da angosce, lontani, fuori dalle fatiche e dalla miseria; né la misera vecchiaia incombeva su loro [...] tutte le cose belle essi avevano.[1] »
Ancora nell'antichità greca e romana sopravviveva il rammarico per la perduta originaria felicità dell'uomo nell'opera di Platone e del poeta romano Publio Ovidio Nasone; quest'ultimo scriveva nelle sue Metamorfosi:
(LA)
« Aurea prima sata est aetas, quae vindice nullo, sponte sua, sine lege fidem rectumque colebat. »
(IT)
« Fiorì per prima l'età dell'oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine. »
La negazione di ogni progresso era ancora nell'antica concezione, di origine orientale, di una storia vista come una via circolare percorsa dall'uomo che, in un apparente progresso, tornava invece sempre su i suoi passi iniziali, in un sussegursi di avvenimenti sempre uguali, così come accadeva nel naturale corso del ciclo delle stagioni.
Pensiero cristiano
L'idea del progresso nasce con la concezione cristiana, ereditata dalla cultura ebraica, della storia intesa come un susseguirsi di avvenimenti che procedono, come i punti di una retta che dall'inizio finito va all'infinito, verso il meglio che non si limita al tempo umano ma prosegue escatologicamente verso l'infinito trascendente con la salvezza come ultima meta. Accenni alla stessa idea di progresso, caratteristica di una concezione della storia rettilinea, con una iniziale creazione divina e una terminale apocalisse di un Dio fuori dal tempo, sono in Agostino d’Ippona [5] e nel Medioevo cristiano in Bernardo di Chartres con la sua rappresentazione fantastica degli uomini a lui contemporanei come dei nani che però poggiati sulle spalle degli antichi giganti del passato possono vedere meglio il futuro che li attende:
« Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.[6] »
Rinascimento
Mentre nell'Umanesimo il concetto di progresso stenta ancora a definirsi negli autori che guardano ancora alla classicità passata come modello insuperabile, la consapevolezza della modernità rispetto agli antichi comincia a farsi strada in autori come Giordano Bruno. Le scoperte geografiche, le innovazioni tecniche e scientifiche del X e XVI secolo fanno pensare a filosofi come Bacone, Cartesio, Pascal, Leibniz che, pur nella diversità delle loro dottrine, concordano sull'idea che essi hanno progredito rispetto agli antichi perché avendo dietro le spalle un più lungo tratto di storia sono più "vecchi" e quindi più saggi di coloro che li hanno preceduti.
XVII secolo]
Sul finire del XVII secolo l'idea di progresso si chiarisce definitivamente attraverso la disputa letteraria della Querelle des Ancients et des Modernes (Digressione degli antichi e moderni) dove Bernard Le Bovier de Fontenelle afferma la superiorità rispetto agli antichi dei moderni che si servono delle scoperte già realizzate in passato per fondarvi un progresso che «non avrà mai fine».[8] La natura umana infatti non muta nel tempo: le diversità si devono attribuire solo al trascorrere delle generazioni che aumentano il loro sapere; poiché il genere umano non subisce mutamenti come l'individuo a causa della vecchiaia, esso progredirà per sempre.
L’Abate di Saint Pierre amplia l'idea di progresso estendendola dal campo della conoscenza a quello della vita sociale: per primo inventa la metafora della raffigurazione delle età dell'individuo assimilandole alle varie fasi della storia universale che però non si corrompe e decade come nel singolo ma progredisce ininterrotta nel tempo.
Illuminismo
Nell'Illuminismo compaiono numerose opere di filosofia della storia incentrate sull'idea di progresso: unica eccezione Rousseau che auspica invece come miglioramento il ritorno alla natura dell'uomo che ha la capacità della perfectibilité ("perfettibilità"), termine che durante tutto il XVIII secolo fu usato come sinonimo di progresso.
Nella Filosofia della storia di Voltaire si riafferma l'idea del progresso dell'umanità dalla barbarie alla civiltà come segno del prevalere della ragione sull'irrazionalità che però può interrompere questo sviluppo facendo tornare l'uomo, con le guerre, con il fanatismo religioso, ad un'età di decadenza quale è stata quella del Medioevo.
Il concetto di progresso degli illuministi è caratterizzato, come in Voltaire, da una concezione laica della storia, dalla convinzione che le arti possano portare a un miglioramento dell'uomo, dalla curiosità per i nuovi popoli selvaggi che, così com'è accaduto allo stesso modo nelle società europee, attraversano una condizione primitiva che è la prima fase di un successivo progresso, .
La scuola illuminista della fisiocrazia assocerà le varie fasi della economia (caccia e pesca, pastorizia, agricoltura) a quelle che segnano il progresso delle società. Turgot amplierà questa concezione con la teoria delle due leggi: la prima che sancisce come ad ogni miglioramento compiuto corrisponda un'accelerazione del progresso e la seconda che stabilisce che ad ogni stadio del progresso si associ quello della evoluzione dello spirito umano: la fase sovrannaturale a cui segue quella filosofica ed infine, l'ultima, quella scientifica.
Condorcet condivide l'idea che il progresso acceleri il suo percorso favorito dalla diffusione pubblica delle conoscenze e elabora un quadro del progresso universale che è il più esauriente del suo tempo. Egli è convinto che il miglioramento progressivo dell'umanità, pur con qualche rallentamento, sia inarrestabile: i popoli e le classi sociali ancora ai margini della civiltà potranno entrare nel progresso se ci si impegnerà per il superamento delle loro diseguaglianze.
XIX secolo]
Secondo alcuni storici della filosofia nell'analisi dell'idea di progresso nella storia del pensiero non andrebbero considerate quelle filosofie della storia che caratterizzano sia il periodo illuminista che quello idealista tedeschi [15] poiché la complessità dell'elaborazione di quelle speculazioni è tale che le allontanano da una condivisione allargata ed è cosi ampia la trattazione che nel suo ambito si sperde la definizione del tema centrale.[16] In base a questa considerazione si sostiene che convenga piuttosto esaminare il concetto di progresso nel pensiero francese ed inglese del XIX secolo che ne danno una definizione più incisiva considerandolo non più una "possibilità" di miglioramento delle condizioni umane ma come una sicura, "necessaria" legge della storia dell'uomo.
È dunque solo in questo periodo che il concetto di progresso esce dall'indeterminatezza degli autori precedenti e diviene il tema centrale e ben definito dello sviluppo del genere umano da dove vengono esclusi ogni possibilità di arresto o regresso delle sorti dell'umanità di modo che anche il medioevo, giudicato negativamente dall'illuminismo, viene ora rivalutato come una fase progressiva.
Esponenti di questo nuovo punto di vista sono Saint Simon e Auguste Comte. Saint-Simon concepisce la storia umana come uno sviluppo da una fase iniziale guerriera basata sul conflitto armato a uno stadio finale dove prevale la produzione industriale
Comte avanza una "legge dei tre stadi", che riguardano sia lo sviluppo dell'individuo che quello dell'umanità intera, mettendo a punto una teoria sull'evoluzione della società nella storia, che è anche evoluzione del pensiero, delle facoltà dell'uomo e della sua organizzazione di vita: con la sua legge egli prefigura l'avvento dell'era positiva in cui la scienza avrebbe avuto un posto centrale nella vita degli uomini. Anche la scienza attraversa tre fasi di sviluppo in base alla sua complessità sino a giungere allo stato positivo. Tale meta viene raggiunta seguendo un criterio preciso: la semplicità o altrimenti detta generalità. Comte vuol dimostrare con questa classificazione che il pensiero positivo, che si è sviluppato dapprima nelle materie semplici, prima o poi dovrà necessariamente estendersi ad altre materie quali la politica, giungendo così alla nascita di una scienza positiva della società, la sociologia..
Al concetto di progresso viene ora affiancata sempre più spesso la teoria darwiniana della evoluzione che viene applicata alla storia umana considerata come completamento della evoluzione biologica.
L'autore che rappresenta meglio questa concezione è H.Spencer che vede la storia umana come una continua progressiva evoluzione delle fasi che attraversa, anche di quelle fallite, momentaneamente negative, ma inevitabilmente superate verso il raggiungimento della piena felicità
In questo stesso periodo si affianca all'idea di un trionfante progresso dell'umanita la critica nascente del pessimismo schopenhaueriano che svela l'illusorietà dell'uomo di condurre la propria vita al meglio quando invece è egli stesso vittima inconsapevole di una irrazionale forza che lo abbatte sotto il peso di enormi catastrofi. Un'eco di questa visione tragica è anche nella contemporanea poesia La Ginestra di G.Leopardi che assume a simbolo della precarietà umana di fronte alla sua presunzione di un progresso inarrestabile.
XX secolo]
Dopo il crollo del mito della belle epoque e l'esperienza della prima guerra mondiale, la speculazione filosofica, da H.Keyserling a O. Spengler, assume le connotazioni di un disperato scetticismo sulle sorti dell'umanità. Anche la letteratura esprime pessimisticamente la sua sfiducia nel progresso considerando come l'avanzamento delle scienze e della tecnica, la Zivilisation, non garantisca un automatico miglioramento dei valori culturali e spirituali di un popolo, la Kultur.
L'accentazione critica di F. Nietzsche che spazza via ogni illusoria convinzione illuministica e positivistica sul progresso umano influenza profondamente, dopo i massacri della seconda guerra mondiale, la Scuola di Francoforte e la filosofia di M.Heidegger.
Il tema del progresso in filosofia diviene oggetto anche degli studi antropologici, sociologici ed etnografici che delineano come si debba abbandonare l'ottimistica visione di progresso basata su una concezione evoluzionistica e come non si possa credere ad un'unica direzione assunta dall'evoluzione umana e soprattutto come non si possano applicare alle civiltà passate e alle diverse culture contemporanee gli stessi discutibili elementi valutativi della società industriale europea.
Note
     Esiodo Le Opere e i giorni, versi 109 e sgg
^ Ovidio-Metamorfosi I 89-90
^ Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, Giunti Editore Firenze, 2000 p.173
^ Ubaldo Nicola, Op. cit. ibidem
^ Cfr. Giuseppe Brescia, Sant'Agostino e l'ermeneutica del tempo: analisi e trasposizioni, Edizioni Spes p.209
^ George Steiner, Una certa idea di Europa (The idea of Europe), X Nexus Lecture, traduzione di Oliviero Ponte di Pino, prefazione di Mario Vargas Llosa, prologo di Rob Riemen, Garzanti, Milano, 2006 p. 23
^ Cfr. G. Bruno, La cena delle ceneri
^ Maurizio Pancaldi, Mario Trombino, Maurizio Villani, Atlante della filosofia: gli autori e le scuole, le parole, le opere, Hoepli Editore, 2006 p.204
^ Cfr. Abate di Saint Pierre, Osservazioni sul continuo progresso della ragione universale, 1737
^ Il Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti, Volumi 4-6, Tipografia Flautina, 1833 p.213
^ Vedi Discorso preliminare della Encyclopédie
^ J. Turgot, Discorsi, (1756)
^ Condorcet, Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano (1792)
^ Alberto Cento, Condorcet e l'idea di progresso, ed.Parenti, 1956
^ Lessing, Educazione del genere umano, (1780); Herder, Idee per una filosofia della storia dell'umanità (1784); Kant, Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, (1784); Fichte, Tratti fondamentali dell'epoca presente, (1806); Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, (1837)
^ Maria Moneti, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, 1981 p.732
^ Saint-Simon, L'industria (1818), Catechismo degli industriali (1824)
^ Spencer, Primi principi, (1862)
^ Sotto il titolo della poesia l'autore ha collocato una citazione («Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἂνθρωποι μᾶλλον τὸ σχότος ἢ τὸ φῶς. - E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce») tratta dal Vangelo di Giovanni (III, 19) che, come commenta Carlo Salinari «ha valore ironico contro lo spiritualismo e il vacuo ottimismo». (Storia della letteratura italiana, Laterza ed., 1991, pag. 759) Così recita la poesia: «[...] A queste piagge/Venga colui che d’esaltar con lode/Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto/È il gener nostro in cura/All’amante natura. E la possanza/Qui con giusta misura/Anco estimar potrà dell’uman seme,/Cui la dura nutrice, ov’ei men teme,/Con lieve moto in un momento annulla/In parte, e può con moti/Poco men lievi ancor subitamente/Annichilare in tutto./Dipinte in queste rive/Son dell’umana gente Le magnifiche sorti e progressive» (G.Leopardi, - Canti - XXXIV - La ginestra, o il fiore del deserto)
^ H. Keyserling, Giornale di viaggio di un filosofo (1919)
^ O. Splenger , Il declino dell'occidente (1918-1922)
^ Thomas Mann, Considerazioni di un impolitico, (1918)
^ Cfr. F. Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita (1874)
^ M. Horkheimer e Th. Adorno, Dialettica dell'illuminismo (1947)
Bibliografia
            N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, UTET, Torino 1971 (seconda edizione).
Centro Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario delle idee, Sansoni, Firenze 1976.
Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 1981.
 
Progresso
Ora sgranchiamoci un poco le gambe con qualche citazione di uomini famosi poi, nelle prossime puntate vedremo, sempre ricorrendo a Wikipedia o altri testi pubblici, ulteriori significati del lemma “progresso” quali: progresso economico, sociale ecc. e forse, quando qualcuno ce ne verrà a parlare, potremo essere più attrezzati a comprenderlo e giudicare ciò che ci vien detto da quella persona.
 
Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
 
 
 
Citazioni sul progresso.
Abbiate fiducia nel progresso, che ha sempre ragione, anche quando ha torto, perché è il movimento, la vita, la lotta, la speranza. (Filippo Tommaso Marinetti)
Alla parola "progresso" riconosco il solo valore di risparmiare energia. [...] La cosa strepitosa della nostra specie è che le macchine del progresso, del risparmio di sforzo, non sono state usate per avere poi più tempo libero, anzi per aumentare il prodotto del lavoro. Aumentavano gli arnesi del progresso e non diminuiva il tempo del lavoro. La nostra specie accumula progresso, ma non sollievo. (Erri De Luca)
Aspettando tempi migliori, che non vengono mai. (Ennio Flaiano)
C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti. (Henry Ford)
Credere nel progresso non significa credere che un progresso sia già avvenuto. Questa non sarebbe una fede. (Franz Kafka)
È possibile che in futuro la vera divisione sarà non tra destra e sinistra, ma tra due specie di destra: tra coloro la cui bussola è il disprezzo della gente di sinistra, che odiano i liberali più di quanto amino la libertà, e coloro che amano la libertà più di quanto temano i liberali; tra nazionalisti e patrioti; tra chi crede che il destino dell'America sia governare il mondo e chi non ci crede; tra coloro che sono favorevoli allo «sviluppo» e coloro che desiderano proteggere e conservare la terra: tirando le somme, tra chi non mette in questione il Progresso e chi invece lo fa. (John Lukacs)
Ecco il mio motto: progresso costante. Se Dio avesse voluto che l'uomo indietreggiasse, gli avrebbe messo un occhio dietro la testa. Noi guardiamo sempre dalla parte dell'aurora, del bocciolo, della nascita. (Victor Hugo)
I nostri lettori in questo momento hanno esattamente tre idee nei loro crani superbi. La prima dice che la specie umana è superiore a tutte le altre. La seconda che il XX secolo è superiore a tutti gli altri secoli. E la terza che gli uomini adulti del XX secolo sono superiori ai loro bambini. L'insieme di queste illusioni porta l'etichetta di progresso. (Terence Hanbury White)
Il progresso della civiltà si misura dalla vittoria del superfluo sul necessario. (Alberto Savinio)
Il progresso è la sintesi di tutta la storia umana; chi ne ha sfogliato i libri immortali, ha letto questa parola in ogni pagina. (Federico De Roberto)
Il progresso ha i suoi svantaggi; di tanto in tanto esplode. (Elias Canetti)
Il progresso non è altro che brancolare da un errore all'altro. (Henrik Ibsen)
Il progresso! Sempre tardi arriva. (Nuovo cinema Paradiso)
Il progresso si deve alla forza delle personalità, non dei principi. (Oscar Wilde)
Il terreno su cui poggiano le nostre prospettive di vita è notoriamente instabile, come sono instabili i nostri posti di lavoro e le società che li offrono, i nostri partner e le nostre reti di amicizie, la posizione di cui godiamo nella società in generale e l'autostima e la fiducia in noi stessi che ne conseguono. Il "progresso", un tempo la manifestazione più estrema dell'ottimismo radicale e promessa di felicità universalmente condivisa e duratura, si è spostato all'altra estremità dell'asse delle aspettative, connotata da distopia e fatalismo: adesso "progresso" sta ad indicare la minaccia di un cambiamento inesorabile e ineludibile che invece di promettere pace e sollievo non preannuncia altro che crisi e affanni continui, senza un attimo di tregua. Il progresso è diventato una sorta di "gioco delle sedie" senza fine e senza sosta, in cui un momento di distrazione si traduce in sconfitta irreversibile ed esclusione irrevocabile. Invece di grandi aspettative di sogni d'oro, il "progresso" evoca un'insonnia piena di incubi di "essere lasciati indietro", di perdere il treno, o di cadere dal finestrino di un veicolo che accelera in fretta. (Zygmunt Bauman)
Il vero progresso avviene mediante lo sviluppo interno. Il cambiamento invece si ha quando una dottrina si trasforma in un'altra. (Vincenzo di Lérins)
L'alto concetto del progresso umano è stato privato del suo senso storico e degradato amero fatto naturale, sicché il figlio è sempre migliore e più saggio del padre e il nipote più libero di pregiudizi del nonno. Alla luce di simili sviluppi, dimenticare è diventato un dovere sacro, la mancanza di esperienza un privilegio e l'ignoranza una garanzia di successo. (Hannah Arendt)
La religione e il clero sono state e forse resteranno, ancora per lungo tempo, tra i più importanti nemici del progresso e della libertà. (Hristo Botev)
La verità m'appare d'un tratto: quest'uomo morirà presto. Di sicuro lo sa anche lui; basta che si sia guardato ad uno specchio: di giorno in giorno rassomiglia sempre più al cadavere che sarà. Ecco che cos'è la loro esperienza; ecco perché mi son detto tante volte che odora di morte: è la loro ultima difesa. Il dottore vorrebbe pur credervi, vorrebbe mascherarsi l'insopportabile realtà: ch'egli è solo, che non ha capito nulla, che non ha passato; con un'intelligenza che gli s'intorbida, e un corpo che si sfascia. E allora egli ha apprestato ben bene, ha ben sistemato e imbottito il suo piccolo delirio di compensazione: dice a se stesso che progredisce. (Jean-Paul Sartre)
Le storie, le cronologie e gli almanacchi ci offrono l'illusione di un progresso, anche se abbiamo di continuo la prova che esso non esiste. C'è trasformazione e c'è passaggio, ma che sia in meglio o in peggio dipende semplicemente dal contesto e dall'osservatore. (Alberto Manguel)
Lo spirito di progresso non è sempre spirito di libertà, perché può cercare di imporre a un popolo dei mutamenti indesiderati; e, nella misura in cui oppone resistenza a questi tentativi, lo spirito della libertà può allearsi localmente e temporaneamente con chi si oppone al progresso; ma la libertà è l'unico fattore infallibile e permanente di progresso, poiché fa sí che i potenziali centri indipendenti di irradiamento del progresso siano tanti quanti gli individui. (John Stuart Mill)
Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo. (Henry Ford)
Non sempre ciò che vien dopo è progresso. (Alessandro Manzoni)
Oggi, anche tra gli americani, la fede cieca nel Progresso sta affievolendosi; e sia i liberali superstiti sia i pochi conservatori non superficiali non credono più in maniera incondizionata nei benefici del progresso tecnologico. Ed è giocoforza riconoscere che una fiducia e una credenza senza esitazioni, e anzi entusiastiche, nella tecnologia sono rinvenibili in uomini come Hitler e Goebbels, che erano dei populisti. (John Lukacs)
«Oh perché gli uomini,» domandavo a me stesso, smaniosamente, «si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita? Perché tutto questo stordimento di macchine? E che farà l'uomo quando le macchine faranno tutto? Si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d'arricchire l'umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioja in fondo proviamo noi, anche ammirandole?» [...] Eppure la scienza, pensavo; ha l'illusione di render anche più facile e più comoda L'esistenza! Ma, ammettendo che la renda veramente più facile, con tutte le sue macchine così difficili e complicate, domando, io: «E qual peggior servizio a chi sia condannato a una briga vana, che rendergliela facile e quasi meccanica?». (Luigi Pirandello)
Per la mia esperienza io non ho alcun dubbio che fa parte del progresso umano arrivare a smettere di nutrirsi di carne, così come molte tribù di selvaggi hanno smesso il cannibalismo quando sono venuti a contatto di popoli più civili. (David Henry Thoreau)
Senza contrari non c'è progresso. (William Blake)
Tornate all'antico e sarà un progresso. (Giuseppe Verdi)
[...] tra gli uomini l'unilateralità è sempre stata la norma, la multilateralità, l'eccezione; quindi anche nelle rivoluzioni dell'opinione una parte della verità generalmente tramonta al sorgere di un'altra. Persino il progresso, che dovrebbe assommarle, nella maggior parte dei casi si limita a sostituire una verità parziale e incompleta a un'altra; e il miglioramento consiste soprattutto nel fatto che il nuovo frammento di verità è piú richiesto, piú adatto alle necessità dell'epoca di quello che sostituisce. (John Stuart Mill)
Un altro fatto che attesta grandemente il progresso umano della nostr'età è l'avvicinamento dell'aristocrazia al popolo. (Giuseppe Garibaldi)
George Orwell
La tendenza del progresso meccanico è di rendere il vostro ambiente comodo e sicuro; ma voi pensate di conservarvi coraggioso e duro. Vi spingete furiosamente in avanti e nello stesso tempo vi tirate disperatamente indietro.
Fino a quando la macchina sia presente, si ha l'obbligo di usarla. Nessun attinge acqua dal pozzo, quando si può girare un rubinetto.
L'obiettivo sottinteso del "progresso" è, non esattamente, forse, il cervello sotto spirito, ma comunque un orribile abisso subumano di mollezza e inettitudine.
Mettete un pacifista a lavorare in una fabbrica di bombe e in due mesi egli avrà ideato un nuovo tipo di bomba. [...] qualunque altra cosa accada, il "progresso" deve continuare e il sapere non deve mai essere soffocato. [...] Non servirebbe, come in Erewhon di Butler, spaccare tutte le macchine inventate dopo una certa data, dovremmo anche distruggere l'abito mentale che, quasi involontariamente, si metterebbe a ideare nuove macchine appena le vecchie fossero state distrutte.
 
 

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