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Qualunquismi

Il qualunquismo fellone e predone della destra si oppone al qualunquismo moralistico e inquisitorio del “grillismo”; e ambedue si toccano nell’estremismo, depravato da un lato e bacchettone dall’altro, di una sconfortante mediocrità. Una mediocrità pari al disconoscimento dei temi che dicono di voler affrontare e che invece non sono in grado neanche di scorgere. Il nodo è appunto il qualunquismo, un promontorio puntato sulla nebbia, onde cui non si percepisce che l’ombra dell’essere, l’ombra del contenuto, l’ombra della fondazione morale del “sapiens”. E così, l’ombra (e soltanto questa) della morale si dispiega sul doppio binario della mera corruzione, ovvero del suo contrario, la crociata integralista. Questo è lo stato d’Italia, nostra sventurata madrepatria, all’oggi.
Trattandosi di qualunquismo, ambedue i lati del medesimo cardine ripugnano alla ragione. Nel primo, in ovvia grazia della ripugnanza intrinseca alla radice etica del Logos alla corruzione di sé mercé la disonestà; e nel secondo, per tramite del rigetto e la rimozione da sé della realtà del precedente- come se se ne fosse immuni e non si trattasse invece di ciò che rimanda al titolo di Nietzsche: Umano, troppo umano.   
Ricordiamo dunque ai moralisti qualcosa di noto: ogni uomo ha un prezzo. Il cieco furore di chi s’inganna di non averne, di essere “diverso”, non è che la rabbia di chi il proprio prezzo non se l’è mai visto saldare, e la sua illusione sulla propria purezza non è che un fanatismo senza riscontri, perché se fosse verità antropologica comprovata non avrebbe nessun bisogno d’essere sbandierata a squarciagola ai quattro venti. Ricordiamo ancora a costoro che il rifiuto della realtà in una chiave auto-elettiva, ossia che faceva differenza tra “noi” e gli altri, è già stato il mostro partorito dal sonno della ragione in altri ambiti, e ha già prodotto il suo nefasto ma scontato esito. Non accettare di essere uguali agli altri, nel delirio di una visone moralizzatrice e palingenetica della realtà, oltre a non esser vero (l’inquisitore è pressoché sempre colui cui rimorde la stizza di non aver osato ciò che punisce nell’inquisito), porta a un concetto fanatico di se stessi, esaltatosi infine alla stregua di sfera divina, di regno degli dèi: Gott mit uns.

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