La Dignità del Culo

La Dignità del Culo

Per fortuna, monstrum vel prodigium, il Culo.

“Egli” sta là, perfetto nelle sue linee arrotondate, essenziali, a ricordare a noi, che ancora riusciamo a vederlo, tutto ciò che la nostra misera razionalità ha tentato, da milioni d’anni, di superare a gradini o d’un balzo.

Contro tutte le virtù tranne che per l’Unica, la Felicità, egli si è erto strenuo bastione dell’Estetica ogni volta che l’uomo perdeva il senso dell’Etica.

Provate a pensare cosa sarebbe successo alla nostra umanità se i grandi pensatori, i grandi artisti, avessero perso di vista il Culo. Ma veramente siete di quelli che credono che il Cerchio, le Parentesi tonde, tutta la geometria euclidea, il senso della Sofficità, della Morbidezza, dell’Aggressività maschile e femminile, il senso della Lotta, della Sopravvivenza, della Ribellione allo “status quo”, del Furto, della egoistica Soddisfazione, delle Mille e una Notte, delle Religioni abbiano avuto altra origine?

Pensate ancora al sole, alla luna, pensate ad un pomo inanimato che viene staccato da un albero?

Mannò. Il frutto proibito è il Culo.

Il fatto è che tutti i mammiferi sono simbolisti, e che il nostro corpo è l’elemento primario da cui non si può prescindere, il re dei simboli.

Il Culo è il tratto d’unione tra l’irrazionalità intesa come il regno dell’oscuro, l’inconoscenza, il caos, il divino, il dionisiaco, l’aldilà, e la più piccola parte di noi, la razionalità, il desiderio di superarlo e, superandolo, sfuggirlo.

Il Culo per eccellenza, nel linguaggio simbolista rappresenta il desiderio di stare al mondo, la voglia di esser vivi.

Naturalmente io parlo da maschio; sarei invece curioso di conoscere l’opinione di una femmina su un simbolo principe per lei.