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Facce e ceffi

È di un certo conforto, se non piacere, vedere facce di persone per bene, sia pure che la pensano diversamente da noi, sedute sugli scranni del potere, invece dei brutti ceffi ottusi, avidi e bugiardi dei mascalzoni precedenti. Questi avanzi di galera comunque si son fatti il pelo, ma non il vizio. E continuano quindi senza remore la loro opera di manipolazione del vero con la demagogia propedeutica agli imbecilli (che ancora gli tiran dietro).
Così, a due soli giorni dall’insediamento del nuovo premier, tiravano in ballo il tormentone del famoso spread, ossia il differenziale tra i buoni del tesoro nostrani e quelli tedeschi, il che non è uno scherzo: questi buoni finanziano il debito pubblico e quanto più quel differenziale si allarga, tanto più interesse dovrà pagare la nazione che vi soccombe. Così i parassiti del Partito Della Libertà (dal buonsenso…) tuonavano contro il governo neo-insediato (al posto loro) perché non riusciva ancora, in 2 giorni sic!, a far scendere lo spread (senza menzionare il dettaglio che loro erano riusciti in 10 anni a farlo salire alle stelle). Intendevano dire questo: con loro tale cifra aveva toccato il record dei 550 punti, e qualcuno di loro disse che non era importante, che l’Italia, grande Paese, poteva sopportarlo tranquillamente. E due giorni dopo sostenevano invece che era insopportabile che il nuovo governo, già in carica da due giorni, non riuscisse a farlo scendere sotto i 500 punti. Traendo in velocità la conclusione che la colpa non era del loro governo, valido altrettanto di questo, secondo loro, e non una banda di ladri di polli analfabeti, come invece sembrava un po’ a tutti noi.
È passata una settimana: lo spread è sotto i 400. Loro, adesso tacciono.
L’altra banda di straccioni, loro alleati al saccheggio dell’Italia di prima, la cosiddetta Lega, sbraita adesso come un manipolo d’invasati contro il nuovo governo, nella pia illusione di cancellare l’orrenda approssimazione con cui hanno condiviso “l’esperienza di governo” (si fa per dire…) con gli altri rubagalline. Ossia, nell’illusione di cancellarne le malefatte nella memoria della loro stessa gente (che, com’è noto, di memoria ne ha poca). Quindi, col nuovo governo non ci parlano nemmeno. Ottimo. Non appena si prospetta la pur minima possibilità di un po’ di buon senso e di sana ragione, i Donchisciotte padani subito si ergono a difensori della scimunitaggine e di tutto ciò che è sbagliato. Ahinoi, viva la muerte e abbasso l’intelligenza…
 

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