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Delfino

Pippi era la mia regina dell'acqua, cantava nella doccia, non ascoltando la poesia
che celavi come eresia nella tuta mimetica del tempo lasciato andare come onda su onda nel mare stupendo del colore dei suoi occhi.
La mia mamma mi diceva sempre, "attaccati al salvagente altrimenti cadi giù nel fondo più profondo", e pensavo: il mare inghiotte e non lascia traccia, diverrò un pesce o un delfino.
Ora dal trampolino mi lascio oscillare mollemente uno stacco e poi splash, il tuffo rigenerava i pensieri ed il fondo non risultava poi così lontano.
Gli spruzzi colarono per anni nella mia mente a quelle parole ammonitrici ricevute dal candore della sua purezza. Aggiustavo di mio pugno la mira con la precisione dei movimenti lenti e studiati, il carpiato avvitamento in sincronia con lo stacco, l'entrata in acqua, liscia, senza spruzzi, il suono roboante dei vocii del pubblico il voto della giuria, l'autostima che galleggiava o affondava ad un cenno di capo del Coach.
Tutto in un momento magico, sincrono come un cronografo, come la mia vita. 
Ora sono vecchio, i ricordi bagnati lasciano nel mare del mio pensiero tracce di sale, sapori di alghe seccate sulla spiaggia, incollate alla pelle come lisci tatuaggi che non si possono staccare, che non si scorderanno mai.

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