Scritto da © Manuela Verbasi - Mar, 24/04/2012 - 13:14
Scrivo come mi piace, spesso come mi riesce, tendo a dire senza dire. Scrivo per me, perché devo sennò scoppio. Mi riempio di poesia e tengo, tengo (vedete che scrivo poco) finché esce da sola. Sguazzo nelle metafore, ho un mio linguaggio interno che solo chi mi conosce bene riesce a decifrare (non sempre). Amo essere nella corrente, mi sento in buona compagnia, con taglio, Ferdi, Franca, Leopold, Ezio, Stefania, quanto ci sto bene. Amo da matti le poesie che mi lasciano sospesa, quelle che so di non capire ma mi lasciano la bocca buona. Le poesie che vorrei aver scritto e non sono capace. Amo le persone, quelle che scrivono iperbole e quelle che scrivono pane e vino. Amo che siamo tanti e tutti unici nella corrente, e sapere che se allungo un braccio perché sono in difficoltà, un altro nella mia corrente è disposto a tendermi la mano così da farmi sentire in salvo, in buona compagnia, tra amici. Diversi di testa, lontani centinaia di chilometri, ma rispettosi l'uno delle capacità dell'altro.