Scritto da © Mariagrazia Tum... - Mer, 15/02/2012 - 17:30
già prima della sua tanto attesa esibizione, mi domandavo cosa c'azzeccasse la presenza di Celentano con la kermesse sanremiana; ho trovato la risposta nell'ovvia considerazione che lui, della musica italiana, ha fatto un pezzo di storia e che, dunque, ricordarlo e riproporlo anche a distanza di anni dai suoi successi così celebrati un significato poteva averlo.
Dopo avere visto su youtube (mannaggia me lo sono perso nella diretta) la sua scellerata esibizione e il suo intervento contro tutto e tutti, come di consueto è solito fare quando prende la parola, con l'evidente ossessione del gusto della celebrità di ritorno (che non gli mancherà di certo, soprattutto dopo il volutamente plateale gesto della concessione del lauto compenso a scopi umanitari), ha infine prevalso la prima considerazione (non c'azzeccava nulla!);
e ancor più l'amarezza del suo sfogo tutto personale contro un'istituzione (ma non è mio obiettivo difendere la Chiesa, non è questo il punto), rea, a suo dire, di esercitare fini politici per scopi personali; come se lui, invece, evidentemente punto nel vivo del suo vacillante orgoglio, dopo l'attacco della stessa per l'esoso compenso al festival, non avesse usato le stesse armi (politica di difesa di personalissimi interessi), presuntamente attributi alla gerarchia. ecclesiastica.
Troppo facile sparare dall'alto della propria popolarità, all'interno di un programma tanto seguito, inanellando una serie di triti e ritriti luoghi comuni, con l'implicito consenso delle alte sfere dirigenziali della pubblica rai che, da un lato, invitano festose al pagamento del canone , promettendo il sostenimento di una politica aziendale all'insegna del ritorno del Talento, e poi cavalcano politiche di aumento degli ascolti ad ogni costo, anche e soprattutto quando a pagare per cotanto qualunquismo siamo noi tutti, solito popolo di sottomessi.
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