Scritto da © Ezio Falcomer - Gio, 01/06/2017 - 08:41
<< Non c'era nulla da fare e adesso? Mathilde aveva quarantasei anni. Era troppo giovane per chiudere per sempre con l'amore. Era ancora una bambina. Di bell'aspetto. Desiderabile. E adesso, e per sempre, anche senza un compagno.
La storia che ci raccontano sulle donne non è questa.
La storia delle donne è l'amore, di inabissarsi in un altro. Una leggera deviazione: il desiderio di inabissarsi e l'impossibilità di riuscirci. Il ritrovarsi sole nell'inabissamento e il dover prendere le cose nelle proprie mani: del veleno per topi, le ruote di un treno russo. Perfino la più romantica e soave delle storie resta comunque una versione modificata della stessa questione. Che la si intenda in chiave popolare o altolocata, la promessa è sempre quella dell'amore in vecchiaia per tutte le brave ragazze del mondo. Buffi corpi di vecchi all'ora del bagno, le mani paralitiche del marito che insaponano le mammelle avvizzite della moglie, un'erezione che fa capolino tra le bolle come un periscopio rosa. Ti vedo! Avrebbero dovuto fare lunghe e zoppicanti passeggiate sotto i platani, intere storie raccontate con una singola occhiaia di traverso, con una sola parola. Lui che diceva “Formicaio”; lei che replicava “Martini!”; e la densa marea di una vecchia battuta sarebbe riapparsa dai ricordi. Le risate, la bellezza del riverbero. Poi con passo stanco e incerto avviarsi a tavola, cenare presto, addormentarsi davanti a un film mano nella mano. I corpi simili a bastoni bitorzoluti avvolti nella cartapecora. Distesi uno sull'altro su letto di morte, alimentati da un'ovedose che li avrebbe uccisi il giorno seguente. L'anima che lascia il mondo con il respiro dell'amato. Oh, lo stare insieme. Oh, il romanticismo. Oh, il senso di completezza. Va perdonata se credeva che sarebbe andata a questa maniera. Era giunta a questa conclusione perché spinta da forze più grandi di lei.
Vincit omnia! All'you need is! E' una cosa meravigliosa! Surrender to!
La storia delle donne è l'amore, di inabissarsi in un altro. Una leggera deviazione: il desiderio di inabissarsi e l'impossibilità di riuscirci. Il ritrovarsi sole nell'inabissamento e il dover prendere le cose nelle proprie mani: del veleno per topi, le ruote di un treno russo. Perfino la più romantica e soave delle storie resta comunque una versione modificata della stessa questione. Che la si intenda in chiave popolare o altolocata, la promessa è sempre quella dell'amore in vecchiaia per tutte le brave ragazze del mondo. Buffi corpi di vecchi all'ora del bagno, le mani paralitiche del marito che insaponano le mammelle avvizzite della moglie, un'erezione che fa capolino tra le bolle come un periscopio rosa. Ti vedo! Avrebbero dovuto fare lunghe e zoppicanti passeggiate sotto i platani, intere storie raccontate con una singola occhiaia di traverso, con una sola parola. Lui che diceva “Formicaio”; lei che replicava “Martini!”; e la densa marea di una vecchia battuta sarebbe riapparsa dai ricordi. Le risate, la bellezza del riverbero. Poi con passo stanco e incerto avviarsi a tavola, cenare presto, addormentarsi davanti a un film mano nella mano. I corpi simili a bastoni bitorzoluti avvolti nella cartapecora. Distesi uno sull'altro su letto di morte, alimentati da un'ovedose che li avrebbe uccisi il giorno seguente. L'anima che lascia il mondo con il respiro dell'amato. Oh, lo stare insieme. Oh, il romanticismo. Oh, il senso di completezza. Va perdonata se credeva che sarebbe andata a questa maniera. Era giunta a questa conclusione perché spinta da forze più grandi di lei.
Vincit omnia! All'you need is! E' una cosa meravigliosa! Surrender to!
E' questa la merda che, come miglio calcato nel collo di un'oca, ha ingozzato le loro gole da quando erano abbastanza grandi da vestirsi di tulle.
Stando alla vecchia storia, la donna ha bisogno di un altro per completare i suoi circuiti, per accendersi a pieno.
[Un giorno sarebbe arrivato il momento della confutazione. Nel corso dei suoi foschi anni da ottuagenaria, nella lontananza di quel che è al di là dell'orizzonte, seduta da sola davanti al tè nella sala da pranzo della sua casa di Londra, avrebbe alzato gli occhi per guardare prima la propria mano, simile a un'antica mappa, e poi fuori della finestra dove un parrocchetto blu, cittadino naturalizzato di questo innaturale mondo subtropicale, sbirciava all'interno. Con la chiarezza di un istante, in quella piccola sagoma blu, avrebbe capito che, andando al nocciolo, la sua non era stata una vita di amore. Aveva vissuto un amore incredibile. Rovente e magico. Aveva avuto un marito, Lotto. Cristo, aveva vissuto con lui. Eppure è così, si sarebbe resa conto che la somma della sua vita era di gran lunga più grande della somma dell'amore.] >>
(Lauren Groff, “Fato e furia”, trad. di Tommaso Pincio, Milano, Bompiani, 2016, pp. 280-81)