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I Tartari

M'arrischio a dirle “sono un verme” e non faccio in tempo a terminare l'ultima vocale che già i suoi occhi, nei quali s'era manifestata una crescente disattenzione, si ridipingono di verde tale quale un prato estivo inglese: un verde smagliante smeraldo in attesa d'un autunno estimatore con le tasche (nuvolaglie) senza fondo.

< Ma con quale pavidità ti confessi, vieni allo scoperto? Perché non dai un giudizio di te stesso più ponderato? Certo che sei un verme! Anch'io, ma mica vengo a dirtelo, cerco di tenere la schiena dritta, io.>

< La verità, cara Oke, ha bisogno di certezze, di essere dopata dalla depressione. La tengo di riserva, la depressione, come tengo in cantina gli entusiasmi. Ambedue buoni vini d'annata che necessitano di buio e mura fresche. E volte; hai mai veduto una buona cantina squadrata, senza volte al soffitto?>

< Già, le volte: l'esigenza di ordine statico volta, ahahaha, ai climateri. Detto in altro modo: l' esigenza di stabilizzazione. Del tartaro?>

< Tartari siamo e Tartari rimarremo; credo dipenda dal tronco encefalico.>

< Adesso il concetto mi è più chiaro: materia bianca e grigia. Necessità primarie. Ti ringrazio. Una volta tanto ti ho trovato esauriente: un libro semichiuso o semiaperto. Togli le dita, almeno allargale. Eh, Uh, Oh, Ih, Ah .>

 

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