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Prosa e racconti

Vertigine

Cammino così, un passo dopo l’altro, con circospezione, misurando le distanze, aggrappandomi al vuoto che mi circonda. La notte che solitamente mi è amica e compagna mi segue con attenzione quasi ostile, ironica, sbeffeggiando la mia difficoltà. Il passo non ha l’agilità né la leggerezza giovanile, eppure si ostina a rimanere ancorato al terreno.
Ondeggio.
 

Lingerie

«Basta! Farò di me una donna onesta!», disse lei per l'ennesima volta, allacciandosi il reggicalze.
Già, il reggicalze. Indossava proprio questa reliquia della seduzione. Lei, femminista prima ancora di essere diventata femmina, che aveva bruciato reggiseni in piazza, si ritrovava, a menopausa in corso, in reggicalze e guepiere, scarmigliata e ancora ansante, seduta sul letto inequivocabilmente sfatto di un equivoco hotel.

Querelle di Budapest legge Ezio Falcomer - prosa

 

 
Sono un ragazzo fosfolipidico, alquanto triglicerico, adeguatamente glicemico, politicamente tallassemico. Epatico ed empatico nelle notti di luna piena. Un simpatico adiposo tiroideo, pseudoapollineo, non manicheo. 

L’uomo che non sapeva prendere

NB: Ragazzi, ve lo dico prima: quel che segue è quasi autobiografia pura. Il mio cuore è messo a nudo: non infierite.
  

 

“Prendimi!”, disse lei. Sentii il suo bel corpo fremere e agitarsi sotto di me. Eravamo soli in casa, distesi sul mio letto, posto accanto a quello di mio fratello, nella nostra angusta cameretta, munita solo di una specie di oblò che dava su un cortile affogato nel quadrato delle quattro pareti del grattacielo, sporco e senz’aria - che non valeva neanche la pena di aprirlo, quel finestrino, col rischio di incamerare polvere invece che ossigeno. Leggi tutto »

La scomparsa

Primo capitolo
 
La scomparsa
 
Sebbene fossero passati molti anni di quel giorno ricordava ogni piccolo particolare. Aveva studiato, fatto sacrifici impegnandosi a fondo per giungere a quel traguardo. Le memorie, quella mattina, s’erano concretate improvvisamente con forza, avevano preso spazio nella mente come nuvole che mosaicano un cielo terso. Elena Ancis sedeva davanti al portatile del suo ufficio di facoltà e il pensiero di quel ricordo, mai obliato, la fece sorridere con nostalgia. Quella reminiscenza fu percepita come un evidente segno che avrebbe in qualche modo cambiato il corso della sua vita. 

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Web bums (culoni da web)

 
      La pratica del web sviluppa l’encefalo? O pompa soltanto addome e deretano? Se lo chiedeva anche Evaristo, pensionato a cinquantanove anni, dopo una vita intera dedicata all’insuccesso.
Inderogabilmente impegnati i due televisori di casa da moglie e suocera, aveva scoperto il web quale inesauribile fonte di tutto: un tutto sempre disponibile, giorno e notte.
Fra l’altro, Evaristo coltivava l’hobby della poesia dialettale d’ispirazione meneghina, così capitò che qualcuno lo invitasse in un sito letterario: un’imprevista opportunità che lo entusiasmò e lo immerse definitivamente nel web dal quale usciva solo per sedersi a tavola o per portare a spasso il cane. 

Immacolata

Immersa all’abside la luna
avvolto alle madreperle il buio
raro di un vortice
azzurro per non morire
 
non lasciarsi

Liliana

Eri la piccola di casa e te ne sei andata prima di noi quattro.
Sei nata subito dopo la guerra, nel millenovecentoquarantaquattro e sei arrivata come una benedizione del Signore.
Il Novembre del quarantatrè segnò l’ingresso degli alleati e per noi la fine della guerra, mentre per il nord cominciava il peggio.

Traviata today

Viola cantava sempre una canzonetta di qualche anno addietro, che recitava così:
 
A chi la dò stasera... la mia felicità.
Figuratevi un po’ a che tipo di “consumatori” poteva mai indirizzarsi questa... felicità. La cantava in un Night, quasi ogni sera, e quasi ogni sera usciva di lì con qualcuno, per dargliela, la felicità. Certo, non è proprio il caso di mettersi a fare i puritani.

Le cosce di mia zia di Fulvio - legge Ezio Falcomer - prosa

 
 
  Allora dormivo solo in una specie di magazzino. Era una grande stanza buia e forse c’erano i topi o chissà che cosa mi metteva una gran paura:
«Zia! I ladri! Zia!»
E arrivavano le cosce di mia zia attorno a uno slip rosa:

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