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Il ventaglio

Poiché presumo che tutti noi abbiamo una certa conoscenza della lingua [alla] francese e, anche se non l’avessimo potremmo sempre cercare di ricorrere ad un – una, buon insegnante o, nel peggiore dei casi, ad un ottimo vocabolario, cosa ne direste di provare a tradurre per Natale una poesia di Mallarmé?
Come t’è venuta quest’idea bislacca? Vedo che già vi state chiedendo.
Eh, intanto perché, io che a scuola non l’ho studiata, l’adoro quella lingua, (sapete che la chiamano la lingua delle donne, vero? L’italiano la lingua degli uomini e lo spagnolo la lingua di Dio - questo in Spagna) per la dolcezza, la musicalità, l’infedeltà alla sequenza sonora dell’ortografia e viceversa.
Ve ne siete mai accorti che l’ortografia dell’italiano segue, fedele come una cagnolino, l’ombra della sequenza sonora delle stesse parole ( cioè lo scritto collima con il suono emesso)?
Ci siamo dati regole più ferree.
Sicché, come diceva Derrida e come conferma Patrizia Valduga nella sua traduzione delle “Poesie” di Mallarmé ed. Oscar Mondadori, da ciò conseguirebbe una specie di ingabbiamento: che da noi “quella lunga citazione della lingua” fatta dal Poeta risulterebbe impossibile.
C’è un altro motivo per cui propongo Mallarmé. Perché, a quel che ho potuto leggere, in lui esiste, forse più che in chiunque altro, forse più che in Nietzsche, il senso di smarrimento dell’Uomo, la chiusura in sé stessi, quando ci si confronta con l’assenza di Dio, il divenire paradosso.
Egli cerca di esprimere, nei suoi componimenti, la lucidità di una disperazione. Di un’opera, di un’esistenza rimasta senza sintesi.
Ditemi Voi, se non è ancora contemporaneo.
Cerchiamo di seguirne il lessico, la fonetica, il gioco quindi del linguaggio, l’esplorazione della molteplicità di una parola, l’ambiguità dei suoni e del senso, in questa traduzione che ci accingiamo a fare. Aldilà, per una volta tanto, di un significato e del significante esattamente determinati.
Inventatevi delle parole nuove, se volete e non le trovate nel Vocabolario, dentro di voi delle assonanze semantiche italiane che rendano, senza perdere, la musica e la profonda spiritualità di questo Autore. E, prima di ogni altra cosa, ascoltatela ed ascoltatela.
La gara è aperta, anzi, “la gare”.
 
Éventail
 
De frigides roses pour vivre
Toutes la même interrompront
Avec un blanc calice prompt
Votre souffle devenu givre
 
Mais que mon battement délivre
La touffe par un choc profond
Cette frigidité se fond
En du rire de fleurir ivre
 
A jeter le ciel en détail
Voilà comme bon éventail
Tu conviens mieux qu’une fiole
 
Nul n’enfermant à l’émeri
Sans qu’il y perde ou le viole
L’arôme émané de Méry
 
P.S. per Antonellina: non ho la tastiera francese per gli accenti sulle maiuscole e per quelli circonflessi, che tu ce l’hai, invece: la E di ventaglio e la o di arome. Puoi provvedere gentilmente?
Grazie, la prossima volta che ci vediamo ti prometto un bacio “in francese”.
 
 

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