Scritto da © Daniele Alfieri - Dom, 24/07/2011 - 16:29
Stanco le sere, stanco le notti,
vago e percorro
a stento
spesso i giorni
della mia intatta sognatura.
Ridevano in lei i miei occhi
brilli assopiti dispersi,
oh che valle d’incanto,
allora che il cielo miravo
irradiando di noi l’aurora.
Fantasmagorico collasso
addosso e all’interno
seguendo i versi di vita
nel castello della mente.
Oceani dai fossati
succhiati, se gli spettri
esistenti e i serpenti
galleggianti sovrastano
l’intero reame.
Confondo me e medesmo
meco, che poi
mi ergo e mento
alla gente
mentre
sinistri tuguri di morte
battono il tempo
e fracassano
le tenebre
incrostate ed eterne
donde io
marcio e marcisco
verso il vuoto
etereo.
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