Scritto da © selly - Lun, 08/07/2013 - 18:33
...è che quando ti giri dall'altra parte le pareti allungano le mani, le ombre si fanno rampino e ti azzannano con i loro colori indecisi, non scelti, trovati per caso dentro una casa, un nido, un involucro. Pareti mobili, comò che vagano fra un passato che screma, raccoglie, differenzia, subisce, ritorce, annulla, ritorna. Si resta così, inchiodati nel centro, picchettati nell'intersezione perfetta delle diagonali, nel vortice che ti risucchia i piedi, trivella e conduce senza se e senza ma al nord di un sogno dove le cicogne non donano ma beccano, dove i cavoli non coprono ma svestono. L'aria trapassa le note e un vento di tramontana cinge le gambe, solletica, invade, spinge, tenta. La tela dei perché si mostra nuda ai suoi carcerieri e conversa fitta e muta sputando dalle trame poetiche perfette, soffiando su briciole di parole che tremano in gola fino ad incatenare il primo accenno di voce. Ed è così che il vuoto si adagia alla periferia delle necessità e colora di luce le assenze, i desideri, le favole, i mostri, le radici, il cielo. Qualche frammento disperso, un tocco di corda, un violino zoppo e una coperta per ogni novembre che germoglia. Ritrovarsi per caso fuori di sé rileggendo titoli di coda, sottotitoli che non spiegano, spazi bianchi dimenticati ma non perduti in un 'per sempre'....
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