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Precipita l’economia, molti i morti di fame

Può sembrare un controsenso saltellare quando si ha fame: non lo è, soprattutto se si è dediti al salto dei pasti. Sono il campione mondiale in questa disciplina e se ve parlo è perché so quel che dico. Potete mettere dieci pasti uno sull’altro, o quindici in fila come agli sportelli postali e, tranquilli, io li salto! con la facilità irrisoria che proviene da un allenamento costante, profondo, oserei dire: viscerale.
Non mi pesa, neppure io a lui.
Spesso mi dico che non capiterà mai la ventura di una partecipazione olimpica, né un campionato rionale: eppure sarebbe appassionante, abbiamo tutti una gran fame anche solo di vittoria!
Ho anche provato ad entrare nel guinness dei primati, ma già durante la preparazione della prova si notava l’irregolarità della stessa: i pasti sparivano come d’incanto e ne nacque un pasticcio colossale: divorato anche quello! E’ finita che, pur sazio, una sorta di vuoto nello stomaco mi ha poi impedito di ripetere il tentativo. Però non demordo, anzi, vorrei mordere ancora, e ancora e ancora.
 
Vi chiederete cosa mi abbia portato a questa condizione, magari mentre vi ponete la domanda state su di una comoda sedia e gustate la vostra razione di torta al termine del pranzo che amorevolmente la vostra compagna vi avrà preparato, magari avete anche un po’ esagerato in questa domenica di santi e compleanni. Forse avevate anche avvertito che no, non era il caso di preparare per una persona in più e vi avevano risposto che c’è sempre un affamato che può bussare alla porta e che potrebbe essere gesù in persona: che figura ci facciamo poi con il parroco se dovesse essere proprio lui? e voi, sbuffando un chi vuoi che venga!, avevate accettato di buon grado che si aggiungesse un posto a tavola perché alle volte può venire davvero gesù travestito da mendicante, casomai segaligno come un bastone di santità; è vero, io non sono gesù, forse per questo non ho il vostro indirizzo…
 
Sono magro più di un venerdì e un po’ meno di una mummia, la qual cosa mi ostacola notevolmente: avrei potuto sostituire Ramesse I e tutta la XIX dinastia al museo egizio e rimediare così almeno l’olio per l’imbalsamatura, ma m’ingrassava troppo e mi hanno cacciato.
 
Va da sé che la mia striscia di salti s’allunghi: da undici pasti sono passato a diciassette in un solo giorno. La ragione è che calcolati tre pasti al giorno fa sei salti al giorno; no, non sbaglio il conto, è che io ormai salto anche quello, mentre quando contavo almeno mi lasciavo la mancia e capirete quanto mi gratificasse per me manciare. Sì, lo so, così non aumento di peso, ma in compenso ho una forma splendida da vitigno, direi da raspo per quanto mi gratto per ricavare dalla pelle il necessario a vivere, ma non basta: la pelle è finita.
Così va meglio, meno sporco e si respira a pieni polmoni senza passare dalla bocca ormai in disuso; affondo spesso in mare, ma in immersione ho una riserva d’aria nella pancia di cui posso sempre servirmi e, tutto sommato, nemmeno mi occorre più: ho smesso proprio l’altro ieri perché l’ultimo salto è stato fatale: sono il più bel morto di fame - hanno volutamente omesso bel bocconcino, pare - dell’aldiqua: dalla panella alla brace. 
 
piess: salvo errori e/o missioni (controllate i re fusi, grazie).

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