Scritto da © Anonimo - Lun, 29/03/2010 - 19:04
Irridevi i ponti traversando guadi alti:
non girasti il capo, chiuso in fiore:
un fiore d’acqua amara, umana in portamento;
zagara innescata all’arco del colore.
Frecce curve, precise; manfrine alle congiunzioni.
Avevi un secco occhio da sonnambulo
pupilla di bromuro
l’altro era luce e rovistava tascapani e incurie.
Ma poi d’un balzo
capriola l’ansia dei carretti nei posti dei camiòn
e quindi:
A tanto devo l’arnia, mi disse,
in cui sciamano le ragioni
le notti sgranate a byte
i nomi ruvidi in controcanto avorio
le note rosse il blu Peloro
Cariddi in C major
negli assoli.
Pesa e diversamente poggia
un rigo al pentagramma
da quel calibro
di passione.
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