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Lettera ad un amico

Caro Mario
 
Io sto bene, tu come stai?
Ti ringrazio della visita, poteva essere imbarazzante. Mica siamo parenti.
Come ti dissi, trattano bene, in un certo senso è un posto tranquillo. Pulito e ordinato. Il cibo non è male, un po' scontato, poche variabili ma, anche a casa?..., e non importa molto.
Qualche libro dei miei e poi c'è una biblioteca, titoli scontati di ordinaria buona cultura di massa, nessuna nuova emozione letteraria, insomma.
I compagni? Ognuno ha i propri pensieri da elaborare e si reagisce a seconda della propria sensibilità. Però c'è del rispetto per le traversie degli altri, ho notato.
Si! i figli vengono. La femmina meno, non riesce a farsene una ragione. Mi spiace molto per lei, è una ragazza dolcissima.
Lo so, lo so, nessuno si aspettava una cosa così, anche se...lo sapevate tutti...insomma, ormai...
E pensare che se non avessi portato la biancheria in lavanderia...quelle a gettoni.
Sai, approfittai dell'orario notturno: non c'era mai nessuno. Ho fatto in un lampo a metterla  dentro. Poi...era perfetta, linda e asciutta. Sapevo che se si fosse seccato, sarebbe stato un problema lavarlo via.
Qualcuno, però, mi ha visto e si è ricordato di me.
Come ho fatto? Non lo so - in definitiva - davvero bene. Lì per lì ma, a pensarci ora...non è stato semplice: dopo anni e anni di convivenza, sopportazione e compromessi, poi uno esplode?
No! Tu non puoi capire. Queste cose bisogna averle vissute o viverle.
Un giorno dietro l'altro, con le spalle al muro, per quieto vivere. Perché ci sono i figli; il mutuo della casa; lei, sua madre, che - poverina - è rimasta sola e viene a vivere con noi. E tu, sempre più nell'angolo, devi dare spazio, per il bene della famiglia.
In fondo che ti costa? Qualche libro in meno, qualche film o rappresentazione teatrale che - vedrai - daranno in tv; gli amici, che è meglio perderli che trovarli e, poi, il massimo: smettila di guardare le donne.
Trecentosessantacinque volte l'anno. E...che cazzo!
E quel giorno, le sue grida di rimprovero mi stavano facendo impazzire di rabbia ed io a gridare: bastaaa!...bastaaaa!...basta!
Ho cominciato a far volare oggetti, così, per sfogarmi e ho trovato l'accetta, pensa...
Era li da agosto, quando con le sue insistenze ossessive mi aveva costretto a preparare i legnetti per accendere il camino l'inverno successivo, e...
Sì! sto bene, ora. Qualche pasticca e via...
Ciao, Mario e grazie ancora per la visita.
 
Carcere Vita, un giorno / qualsiasi / di ordinaria follia.
 
Bruno
 

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