Scritto da © Ezio Falcomer - Gio, 10/11/2016 - 02:16
Immagino il tuo corpo come tenero fuscello androgino
da sollevare,
immagino le tue cosce che attanagliano i miei fianchi,
e l'infinito arabesco dei baci al seno e al collo.
Immagino la tua resistenza,
ipocrita e studiata.
Immagino la lambada sulle lenzuola,
m'immagino Vadinho,
per un ultima sbornia di piacere.
E percorrerti la pelle di labbra come di savana
su cui muore il sole;
e prepara alle grida e ai ruggiti della notte,
sordi di caccia e di civette.
Immagino cos'è l'esserti dentro,
e i tuoi occhiali seri che cedono
e cadono sui libri,
e sui registri austeri,
mentre,
sulla cattedra,
le tue gambe, come chele,
catturano,
tenaglie, i miei fianchi di caprone.
da sollevare,
immagino le tue cosce che attanagliano i miei fianchi,
e l'infinito arabesco dei baci al seno e al collo.
Immagino la tua resistenza,
ipocrita e studiata.
Immagino la lambada sulle lenzuola,
m'immagino Vadinho,
per un ultima sbornia di piacere.
E percorrerti la pelle di labbra come di savana
su cui muore il sole;
e prepara alle grida e ai ruggiti della notte,
sordi di caccia e di civette.
Immagino cos'è l'esserti dentro,
e i tuoi occhiali seri che cedono
e cadono sui libri,
e sui registri austeri,
mentre,
sulla cattedra,
le tue gambe, come chele,
catturano,
tenaglie, i miei fianchi di caprone.
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