Scritto da © Ezio Falcomer - Mer, 11/07/2018 - 21:23
C'è una certa soglia oltre la quale non sei tu a fare silenzio, ma è il silenzio a trapassarti. Il silenzio fa te. Ti ricrea.
Si azzerano i programmi, le difese, le scuse. Si generano le possibilità. Il futuro riempie il presente. Il futuro si realizza nell'adesso.
Gettarsi nel fiume non è scomparire, ma spendersi, dilapidarsi, al servizio della vita. Ma sì, invece, proprio scomparire, farsi fiume. E venire trasportati oltre le aurore rosse, oltre i tramonti bruni, striati di senso e di pienezza. Essere sostenuti, essere veicoli di significato.
Oltre una certa soglia di male e sofferenza, l'angoscia diventa fattore ludico, propulsore di sopravvivenza, koan di indagine e di risveglio. L'angoscia è il maestro, mascherato con tinte totemiche.
La vita si fa canto, metafora sinfonica, stridio gracchiante di corvo magico.
Sotto la cenere del nulla, spazi inauditi, estinguersi del bene e del male, spegnersi della domanda. Risposta senza senso, voce che frastuona, discreta, ciò che è significato al di là del senso, mano che accarezza e che consola i pellegrini delle epoche di orrore, di violenza, di sopraffazione. C'è una potenza nella debolezza, nella vulnerabilità. Ed è la capacità di sguardo. Lo sbocciare di un ramo sull'albero morto. Le colonie di batteri sulla roccia ustionata dalla fiammata atomica.
Io dico, esangue, parole senza costrutto; parole oziose, ma che mi portino al di là della tenebra, al di là di adesso, cioè in un nuovo adesso, oltre il morire di tutte le speranze.
Si azzerano i programmi, le difese, le scuse. Si generano le possibilità. Il futuro riempie il presente. Il futuro si realizza nell'adesso.
Gettarsi nel fiume non è scomparire, ma spendersi, dilapidarsi, al servizio della vita. Ma sì, invece, proprio scomparire, farsi fiume. E venire trasportati oltre le aurore rosse, oltre i tramonti bruni, striati di senso e di pienezza. Essere sostenuti, essere veicoli di significato.
Oltre una certa soglia di male e sofferenza, l'angoscia diventa fattore ludico, propulsore di sopravvivenza, koan di indagine e di risveglio. L'angoscia è il maestro, mascherato con tinte totemiche.
La vita si fa canto, metafora sinfonica, stridio gracchiante di corvo magico.
Sotto la cenere del nulla, spazi inauditi, estinguersi del bene e del male, spegnersi della domanda. Risposta senza senso, voce che frastuona, discreta, ciò che è significato al di là del senso, mano che accarezza e che consola i pellegrini delle epoche di orrore, di violenza, di sopraffazione. C'è una potenza nella debolezza, nella vulnerabilità. Ed è la capacità di sguardo. Lo sbocciare di un ramo sull'albero morto. Le colonie di batteri sulla roccia ustionata dalla fiammata atomica.
Io dico, esangue, parole senza costrutto; parole oziose, ma che mi portino al di là della tenebra, al di là di adesso, cioè in un nuovo adesso, oltre il morire di tutte le speranze.
»
- Blog di Ezio Falcomer
- 1078 letture