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Dico a voi

Venite di lassù, nevvero?
 
Paghi tra secolati
e cupi. In creduli e vuoti. Forse legno anche voi.
O solo spenti al morto astro nel cielo del disonore.
Stavate sotto i legni cartesiani
al vento dell’ultimo respiro. Avete freddo? C’era il sole
e di colpo notte sul lamento dei passi dalla roccaforte dei corvi.
La branda eterna
ha le doghe dure dell’assuefazione:
più udiste preghiere più urlaste scandali
più le braccia si tesero
più teste caddero
più mani, più monchi
e ciechi al Golgota, tornate sordi.
 
Scendete solo adesso
che la sua pelle è bianca e tesa. Sarà questo
il sudario che ora lo veste già dal primo vagito?
Una sola corda suona ancora:
una madre amara col suo giglio di dolore.
 
 
Ehi, dico a voi: venite di lassù, nevvero?
 
ps: dedicata a quegli amici che qui non vedo e di cui mi mancano notizie ma che desidero salutare e presentare i miei auguri: Ezio, Franco, Sebastiano, Matris ed altri che or mi sfugge.
 
Ed a Orme, Taglio, Manu, Sofo, Gingi, Bruno, Julie, Princ, Griz, Maria, Iry, VentoM, Francaf, Alexis, Blin, Lady, Prato, Paperino, Malalingua, e a tutti coloro che qui soffiano il loro respiro, e a cui chiedo scusa se non mi viene pronto il nick/nome - perchè sceglierli così complicati, poi? -  con gli auguri più sinceri perchè si avveri nel vostro Ovunque almeno una Qualsiasi Intensa Felicità attesa.
 
Ferdinando Giordano
 
 

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