Scritto da © Anonimo - Lun, 26/04/2010 - 12:52
De - 1
Il crinale fermo
blocca un fremito di andare:
il sentiero scende solo.
S’avvita l’aria al mezzodì.
Sugli incavi di cielo
fanno breccia vette argute,
dicono: spazio ancora,
ancora altezza! Vorremmo
in alto
ciò che ci sfugge in basso.
Per - 1
Così fa corsa a sé,
spartendo terre incolte
e colte terre, riunite in foce,
il lascito fluente delle nevi.
E di risulta quella che ci lavò.
Ripaga l’anima
ciò che alza il greto
al guado.
Residui d’ansia nelle anse
stanno ai ciottoli dai rotolamenti.
Ri - 1
Si quieta l’onda
- mano liquida nel gesto
di raccolta -
se la foce chiosa
cantilene.
Il suo gomito poggia a riva
l’antica forza
d’artigiano:
modella lento senza rumore il nuovo
orizzonte; ha una chela
di propositi
che trancia il vecchio sé.
Con - 1
Trova l’insperata calma
la battigia
quando carezza
da meridione Ostro:
vetta
greto
abisso
spazio
crogiuolo il tempo:
forse formò qui
la nostra argilla serena
quel dio che porta
attese
e qui mi lascia fremito.
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