Il cielo in bottiglia | Prosa e racconti | Manuela Verbasi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il cielo in bottiglia

E' un'estate davvero torrida quella che stiamo vivendo, e i quaranta gradi dei tropici oggi, non c'è dubbio, li abbiamo superati. Peccato non abbiamo le palme e la piscina, nemmeno le collane colorate di fiori da indossare sui seni scoperti, più per il senso del ridicolo che altro,
anche per la misura dei fiori: i girasoli sono ingombranti ma coprirebbero bene. Mancano anche i canti e nessuno degli indigeni che passano a piedi  chiacchierando al di là della siepe di recinzione, pur se simil hawaiani per l'abbigliamento folcloristico delle camicie e dei bermuda dalle stampe impossibili quanto i colori accesi e le infradito, ci accompagna nelle danze rituali con un ukulele, anche fosse made in Taiwan.
Le pance dei signori di cui sopra, ballano la Hula, sinuosa danza delle hawaiane. Mio Dio che stress quest'afa. Sto letteralmente dando i numeri.
Di frutta tropicale tipo ananas, cocco nemmeno l'ombra, solo e per fortuna, larghe succose fette d'anguria talmente ghiacciate da far lasciare l'arcata dentaria superiore sconvolta già al primissimo morso.
La mia cucina etnica lascia il tempo che trova, se potesse lascerebbe anche la cucina ma cerco d'intrattenerla col mio sorriso più smagliante. Stasera barbecue in giardino, così cucina mio marito ed io mi occupo del servizio ristorante, porta i piatti, togli i piatti, lava i piatti, riponi i piatti. Per tre ore di allegria, ci lavoro da stamattina.
Cena nella sauna naturale all'aperto, del resto siamo in quindici, e dentro ho i tappeti persiani, sembra facciano anche più caldo. Il condizionatore può dire ciò che vuole, tanto non ce la fa.

La carne era ben cotta, il gusto del bruciato l'adoro, so che è cancerogena la carne alla griglia, ma in qualche modo  dovrò morire, e se devo scegliere tra morire di fame giacché sentendo le cronache, è tutto inquinato, specie il biologico, e il morire dopo una mangiata, mi rilasso e me la godo e mangio quello che mi piace, nel frattempo mi  toccano i piatti e tutto l'ambaradam che è servito per la serata. Fa sempre più caldo, il mio sogno adesso sarebbe un tuffo nel cielo, mi dà un senso di fresco, di nuvole e gocce, non di sudore. Anzi, vorrei bere un po' di cielo e rinfrescarmi anche internamente. Quando ero piccola e giocavo, parlavo ad alta voce con la mia bambola, e le dicevo: <<Hai sete di cielo? Anche io! Vuoi che ne beviamo un po' per ciascuna? Io so come si fa: basta prendere un imbuto sul quale versare il cielo e riempire la bottiglia.>>
Si, io so come si fa, e così faccio ancora.
 
 
 

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